mercoledì 31 dicembre 2008

SE L'INIZIO E' BUONO...


Il dilemma della mangiatrice di libri si ripropone, ora più che mai con l'inizio di un anno nuovo.
La scelta non è mai facile, ma sbagliare proprio il primo gennaio potrebbe pregiudicare un intero anno di lettura con libri scadenti, poco gratificanti, dalle trame scontate e dallo stile banale.
Il mio 2008 è iniziato con una lettura bella, ricca: una rilettura a dire il vero, di un libro letto anni addietro e del quale avevo perso memoria, perché avuto in mano forse quando ancora non potevo comprenderne tutti i significati. Il Dottor Zivago ha così inaugurato grandiosamente un anno di belle letture. Rari i libri che non mi hanno convinto, nonostante l'anno bisestile si sia abbattuto indiscriminatamente sulla mia vita.
E ora vorrei ripetere l'esperienza, per lo meno per tutelarmi dalle sfortune con il rifugio in buone letture. Ho appena concluso Per nessun motivo di Marco Vichi, la cui ambientazione parigina, nonostante a volte sia appesantita da molti riferimenti topografici, è senza dubbio accattivante. Procedo con la Francia e procedo con le riletture: I mandarini di Simone de Beauvoir.
Spero nella neve, nel silenzio, nella compagnia di buona musica in sottofondo, di un caffè caldo per immergermi nell'atmosfera del Café de Flore o de Les deux Magots, per osservare Sartre, Vian, Camus, la Beauvoir seduti ai tavolini di marmo...
Cominciando così, non può che essere un buon anno!


lunedì 15 dicembre 2008

ALCI AUGURI E FANTASIA

Il primo biglietto d'auguri che mi è arrivato... da qualcuno che conosce la mia passione per gli alci. A dire il vero amo gli alci del Grande Nord (non so se siano gay o meno, ma questo poco importa), ma in loro assenza mi accontento dei miei libri, dei miei viaggi e dei miei grandi amici.
Cliccando sull'immagine, le dimensioni dell'alce diventano quasi reali.

martedì 9 dicembre 2008

A BERTO BARBARANI, E ANCHE UN PO' AL MIO PAPA'

I l'à fati su de note,
co le asse e col martel,
co le tole, mèse rote,
piturade da cortel,
co 'na tenda trata sora
co i lumeti trati là...
L' è così che salta fora
i bancheti de la Brà!
Là, gh'è paste, là, gh'è fiori,
gh’è i zugatoli da un franco,
(i zugatoli da siori)
ma ghi n’è che costa manco;
ghi n'è fin che costa un besso,
e ghi n’è che de val tri...
«Con parmesso, con parmesso,
che vòi vedarli anca mi.»
Le puote bele bianche,
le se buta fora in strada;
un caval da do palanche
l’è drio a trarme una peada...
Sto tranvai co i so vagoni
par che el fassa: fu, fu, fu!...
"Bei maroni, bei maroni,
de comandelo, anca lu?"
Giovanin, l’è meso mato
par sta bela carossina;
"Mandolato! Mandolato
tuto mandole e farina"
Quanta gente! Che boresso,
drio a ‘na tromba che fa piiiii...
«Con parmesso, con parmesso
,che vòi vedarla anca mi.»
Me morosa picinina
de girar no l'è mai straca;
se la cata una vetrina,
l'è nà pégola che taca;
la roversa fin i oci,
la me sburta e, signor sì,
se badasse a i so zenoci,
cossa mai saria de mi!
Me morosa piassè granda,
la rasona e la me scolta,
mai de mi no la se sbanda,
l'è un piasèr condurla in volta....
La me dise in te una recia:
«No sta spendar, l'è pecà!»
Me morosa piassè vecia,
l'è la prima dela Brà!

martedì 2 dicembre 2008

I POETI DEL VENTISETTE

Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che grandissima allegria:
vivere nei pronomi!
Ora togliti i vestiti,
i connotati, i ritratti;
io non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
Ti voglio pura, libera,
irriducibile: tu.
So che quando ti chiamerò
in mezzo a tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu.
E quando mi chiederai
chi è colui che ti chiama,
colui che ti vuole sua,
seppellirò i nomi,
le etichette, la storia.
Strapperò tutto ciò
che mi gettarono addosso
prima ancora che io nascessi.
Poi, tornato all'eterno
anonimo del nudo,
della pietra, del mondo,
ti dirò:
"Io ti voglio, sono io".
(Per vivere non voglio, di Pedro Salinas nell'antologia I poeti del Ventisette, curata e tradotta da Maria Rosso per Marsilio)

lunedì 1 dicembre 2008

IN TRE: NOI DUE E ELUARD

Noi due tenendoci per mano
Ci crediamo dovunque a casa nostra
Sotto l'albero dolce sotto il cielo nero
Sotto ogni tetto nell'intimità
Nella strada vuota in pieno sole
Negli occhi vaghi della folla
Accanto a saggi e a folli
Tra i fanciulli e gli adulti
L'amore non è fatto di misteri
Noi simo l'evidenza stessa
Credono d'essere a casa nostra
Tutti gli innamorati

(Noi due, da Ultime poesie d'amore di Paul Eluard, Passigli editore, tradotto da Vincenzo Accame)

venerdì 21 novembre 2008

PER ALESSANDRO, CHE HA UN PO' FREDDO

Alessandro comincia ad avvertire i rigori dell'inverno. Non ha ancora fatto il cambio stagione, ma il freddo si fa sentire e quindi una bella sciarpa ci vuole proprio!
Giorgia, come per magia, in un attimo d'incanto, grazie alla sua bacchetta magica, tesse una trama calda calda solo per lui.... un pitturino e un po' di fantasia e Alessandro ha la sua bella sciarpa nuova al collo. Comincia già a sentire un po' di tepore: l'inverno può pure arrivare!

venerdì 24 ottobre 2008

PESCIOLINO NERO NEL MARE DELLA VITA

Una favola senza tempo, scritta da un maestro iraniano nel 1968. Una favola fra le tante che Samad Behrangi scrisse per i suoi alunni e che ancora oggi, a quarant'anni dalla morte dell'autore, è molto conosciuta in Iran.
Il pesciolino nero, il protagonista della storia, decide di abbandonare la famiglia e gli spazi noti per spingersi verso l'ignoto, per raggiungere il grande mare spinto dalla curiosità e desideroso di dimostrare le sue capacità e... la sua saggezza.
Una lettura per bimbi e non solo.
Arriva ora anche in Italia, con le raffinate illustrazioni di Farshid Mesqali, l'edizione Donzelli curata da Mario Casari.

giovedì 23 ottobre 2008

GOLOSE LETTURE IN GIRO PER IL MONDO

Periodo ricco di proposte librarie questo: i diversi editori, grandi e piccoli, mettono a disposizione di noi lettori una mastodontica quantità di pubblicazioni nell'arco dell'anno. Spesso è più la quantità che la qualità, ma il discorso diventerebbe lungo e forse anche un po' polemico. Il fatto è che ora, da fine settembre a novembre, è consuetudine esca un numero impressionante di titoli: gli editori pensano al libro-strenna, al libro-oggetto, al bene-rifugio. E un po' rifugio il libro lo è sempre, non solo a Natale e non solo per il valore che gli possono dare gli addetti dell'editoria.
In ogni caso, beneficiando dell'offerta, è più ricca la scelta: fra tanti libri, una buona percentuale si trova in sintonia con i miei gusti e i miei desideri. Tentazione allettante!
Spesso mi oriento verso titoli cosiddetti di catalogo, cioè non uscite recenti, non le novità proposte dalle classifiche che appaiono sui giornali. Leggo anche quelle, un po' per curiosità, un po' per confrontare il mio giudizio con quello dei critici letterari. Poi mi rivolgo a pubblicazioni che hanno una storia, che riescono a colmare lacune, che costituiscono tasselli di letterature senza confini e senza tempo. Da un libro ricado (felice caduta) in un altro, e in un altro ancora: un filo capace di collegare epoche, contenuti, stili, autori in una grande matassa.
Solo in questa settimana, fra le decine di novità, mi trovo di fronte almeno a dieci titoli con altrettanti autori ai quali non potrò rinunciare. Come un goloso davanti ad una tavola imbandita, nell'imbarazzo della scelta della prima "pietanza" che desidera assaggiare.
Come posso rinunciare a Claudio Magris con i suoi Alfabeti, a Carlos Riuz Zafon con il Gioco dell'angelo, a Franz Grillparzer con la Vienna de Il povero musicante, a Natalia Sazonova e al jazz di Eddie Rosner, a Samad Behrangi con la saggezza del Pesciolino nero, a Héléne Bessette con la Provenza di Lili...?

martedì 14 ottobre 2008

CON ZELDA FITZGERALD IN LAGUNA

Giornata radiosa, domenica. Meta: Venezia. Scopo: visitare il Museo Fortuny con l'esposizione dei bozzetti di George Barbier e gli abiti di Isabelle de Borchgrave. Dilemma: che libro mi può accompagnare in laguna?
Sembra cosa da poco, ma la mia lettura deve essere assolutamente in sintonia con il momento che sto vivendo.
Avevo pensato alla rilettura di Morte a Venezia, ma qualcosa mi fermava: non avevo voglia di Mann. Fra le varie sollecitazioni che può offrire la mia biblioteca, avevo preso in mano una serie di libri... Finché l'occhio, o meglio la mano, non è caduto su Alabama song, una novità libraria di un certo Gilles Leroy sulla vita di Zelda Fitzgerald. Perfetto. Il legame con Venezia è un po' una forzatura, ma il fatto che Scott e Zelda abbiano frequentato l'Italia e personaggi come Hemingway mi ha portato a pensare che in qualche loro conversazione la città lagunare avesse fatto capolino e fosse stata oggetto di descrizioni e sogni. Inoltre il decò di Barbier con i suoi bozzetti mi avrebbe fatto meglio immaginare gli abiti dei personaggi della storia.
Zelda racconta, attraverso le pagine di un diario inventato da Leroy, la sua vita accanto a Scott. Vita di donna controcorrente, vita di moglie spesso insoddisfatta e sempre all'ombra del famoso marito, vita di coppia ostentata e perennemente infranta.
Lettura scorrevole ed appassionante, che porta ad una verità diversa dall'icona dell'Età del jazz, così come si legge sui risguardi delle copertine dei libri del marito Scott.
Il giornalista francese che la racconta, da un'intervista ascoltata via internet, dichiara che gli è venuto facile calarsi nel ruolo di Zelda, spontaneo. E l'idea del diario è stata immediata: per narrare la storia non poteva che vestire i panni di Zelda e scrivere un diario. Come aggiunge nella nota in fondo al romanzo: molto si basa su documenti e ricerche, molto è opera di fantasia, fantasia plausibile, ma sempre fantasia. Non una biografia quindi, ma un opera di narrativa.
Così andando per campielli assolati, mi faceva compagnia la storia triste di Zelda. E nasceva timidamente la curiosità di saperne di più sulla sua vita, sul suo rapporto con Scott, sulla vita di Scott, sulla malattia di Zelda, sui suoi quadri...
Forse lo scopo della lettura è questo, o se non lo scopo è uno degli aspetti più affascinanti: da un libro nasce la spinta verso un altro e poi un altro ancora, in una catena infinita che mi dà la garanzia di non potermi annoiare mai.
Bravo Leroy a cimentarsi nel romanzo biografico, bravo nell'esperimento "al femminile".
(Alabama song, di Gilles Leroy, Baldini Castoldi Dalai, traduzione di Margherita Botto)
Alcune note bibliografiche sull'argomento:
- La morte della farfalla, di Piero Citati (Mondadori)
- Caro Scott, carissima Zelda, a cura di Bryer - Barks (La Tartaruga)
- Lasciami l'ultimo valzer, di Zelda Fitzgerald (in uscita per Bollati Boringhieri)
- Zelda, di Jacques Tournier (uscito in Francia per Grasset lo scorso maggio): biografia di Zelda, basata su lettere, documenti, testimonianze raccolte dal traduttore francese di Scott Fitzgerald

domenica 28 settembre 2008

PARLA PER ME, SILENZIO

Vorrei raccontarvi le mie ultime letture, le mie scoperte, i miei incanti chiusi fra le pagine dei libri. Vorrei riprendere il mio ultimo viaggio per ripercorrerlo ancora in vostra compagnia.
Lascio a Saramago l'incombenza di intrattenervi:

Oggi non era un giorno di parole,
con mire di poesie e di discorsi,
né c'è strada che fosse la nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch'io non posso.

(José Saramago, Le poesie, edizione Einaudi, a cura di Fernanda Toriello)

martedì 29 luglio 2008

MONGOLIA. IL FASCINO DEL SILENZIO

Rientrata alla base. Dopo un viaggio meraviglioso.
Una pausa di silenzio stampa, pur con il desiderio di condividere le mie emozioni, per trovare il modo per farlo. Sembra strano, ma non mi è facile proporrne la descrizione.
I ritorni sono sempre difficili: perchè si ritrova la normalità. In realtà ho la fortuna di fare un lavoro bellissimo e di avere pure molta fantasia...
Ma il punto è che ogni ritorno è diverso e l'ultimo soprattutto. Grande malinconia per gli spazi sconfinati, ma anche grande tranquillità, profonda serenità.
Nell'immaginario comune la Mongolia è una landa desolata, semidesertica.
Nella realtà è esattamente così: spazi senza fine, orizzonti lontani, vallate interminabili, colori e silenzi inaspettati. E' natura allo stato primordiale. Incontaminata.
Ma questa terra, chiusa fra la Russia e la Cina, non mi ha dato solo bei panorami, incontri, greggi e mandrie, albe e tramonti indescrivibili. Sono le sensazioni generate dalle immagini ad assumere una valenza che supera le immagini stesse.

Itaca è sempre lontana, per fortuna. Il viaggio continua verso l'isola che non c'è.

mercoledì 23 luglio 2008

ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente, e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(Itaca, in Settantacinque poesie, Costantinos Kavafis, Einaudi, traduzione di Nelo Risi)

martedì 22 luglio 2008

NELLE STEPPE DI GENGIS KHAN

Perché partire? Verso dove? Con chi e con che cosa?
Forse per curiosità, per alimentare la fantasia, forse per quell'irrequietezza di cui parlano tanti viaggiatori, primo fra tutti Chatwin. Non che mi senta un "viaggiatore", per lo meno non certo alla stregua di Chatwin! Ma indubbiamente, fonte del viaggio è il desiderio di conoscere. Un po' come la lettura è voglia di calarsi in storie, situazioni, sentimenti di qualcun altro, per trovare sensazioni nuove, sguardi diversi.
Ho l'anima vagabonda. Non mi basta una vacanza. Non reggo la vacanza stanziale. Associo "vacanza" non a "vacuum" ma a "vagus", quindi non a vuoto ma a errante.
Ogni viaggio è movimento, emozione, allontanamento da un qualcosa e avvicinamento a qualcosa d'altro. Il mio viaggiare è avventura, è destino.
La Mongolia: perché? Per la sua storia, per il suo temuto esercito, per il suo grande condottiero. Ma anche per la natura selvaggia e quieta. Forse non è proprio quieta, anzi: solo le escursioni termiche dovrebbero terrorizzare lo sprovveduto occidentale che si addentra in questa terra primordiale. Ma in questa stagione mi immagino il suono del silenzio e del vento fra l'erba incolta. Orizzonti senza fine e cieli blu, lo stesso blu intenso delle sciarpe votive legate agli altari sacri. Dune di sabbia e montagne scure. Nomadi a cavallo e occhi allungati.
Dieci giorni ancora...

lunedì 21 luglio 2008

L'INIZIO DEL VIAGGIO

Non so esattamente quando sia nata l'idea di volgere il mio sguardo a Oriente.
Prima l'Europa, poi l'Africa (qualche assaggio d'Africa, tanto per constatare che il mal d'Africa esiste davvero e che non ne sono affatto immmune), poi ancora brevi escursioni in centro e sud America (anche qui per avere la conferma che i luoghi studiati sui libri di scuola esistono e che molte tappe della storia che avrebbero dovuto raccontarmi, in realtà mi sono state nascoste). L'Oriente? Il primo viaggio è stato in Nepal: ancora oggi l'incanto di quelle montagne esercita un'attrattiva che mi fa dimenticare gli sforzi fatti per salirne i crinali (quelli più accessibili) e mi spinge a tornare. L'India, il Gange, l'Orissa, lo Sri Lanka.
Ed ora l'Asia centrale, il Caucaso, la Cina sono entrati a far parte delle mie fantasie.
E la Mongolia: terra dolce e aspra nello stesso tempo, di gente semplice ed ospitale, di cieli blu e di antichi riti sciamanici. Non ho resistito ai viaggi raccontati da altri viaggiatori: il mio è iniziato sulle orme di Terzani (poteva mancarmi "Un indovino mi disse"?) per seguire altri giornalisti, antropologi, esploratori appassionati. Grandi aspettative in questo viaggio: di silenzi, di sorrisi, di culture antiche, di deserti... Il mitico Gobi: la prima volta che mi fu nominato era per farmi capire che deserto non è sempre sinonimo di caldo, perchè "ne esiste uno, non in Africa -perché non tutti i deserti sono in Africa-, che è freddo: d'inverno la temperatura scende anche a 50-55° sotto zero". Ero piccola e credo di aver sbarrato gli occhi, pensando che mi stessero raccontando una favola, una delle tante che mi piaceva ascoltare.
Bagaglio leggero come sempre. Una guida, una carta geografica, un paio di libri e via...

giovedì 3 luglio 2008

APOCALISSE AMORE

Passa il tempo amore mio e io
sono più disponibile alle albe,

ai risvegli molto presto nelle città
deserte, alle discese nei metrò
prima degli altri.

Passa il tempo amore mio e io
sono più disponibile alle partenze,

ai caffè lasciati a metà
e sui primi treni così presto, quando si va
nei vagoni come nessuno

e vivere è come morire

(tratto da Apocalisse amore, di Davide Rondoni, Mondadori)

martedì 1 luglio 2008

PARTIRE VIAGGIARE

Viaggiare è per me una necessità. Il ricorso alle cose vive riesce quasi a sostituirmi la lettura dei libri.
Così si esprime Vladimir Majakovskij, quando nel 1925 parte da Mosca alla volta delle Americhe (La mia scoperta dell'America, Majakovskij, Passigli).

Io amo viaggiare. Mi piace partire per mete lontane. Mi piace sognare un altrove attraverso le pagine dei libri, attraverso le parole di chi proviene e/o vive altre realtà.
Prima di ogni viaggio reale, comincio a spostarmi con l'immaginazione nel luogo dove andrò... attraverso i libri. Leggo tutto quello che riesco a trovare. A volte la ricerca si riduce a poche cose, altre ovviamente i rimandi alla letteratura sono infiniti. Comincio così il mio viaggio, molto tempo prima di prendere un aereo. Magari vagabondo per mesi e anni, finché non scatta il desiderio di partire davvero.
Il viaggio non sostituisce la lettura, la completa. E la lettura non annulla il desiderio di viaggiare, lo alimenta, lentamente.
Anche quest'anno partirò verso est...

martedì 24 giugno 2008

QUESTO AMORE

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando è buio
Così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d'occhio
perché noi lo tenevamo d'occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutt'intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
E' il tuo amore
E' il mio amore
E' quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l'estate
Sia tu che io possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l'ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per me per te per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per me per te per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov'eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
Dimenticato
tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.

(tratto da Parole, Jacques Prévert, Guanda, traduzione di Cucchi e Raboni)

giovedì 19 giugno 2008

ANCORA UN GIORNO CON KAPUSCINSKI, CON L'AMORE UMANO DI MAKINE

L'Angola è il quinto stato africano per estensione: è più grande di Francia, Italia, Gran Bretagna e Portogallo messe insieme.
L'Angola è per più di due terzi arida ed inospitale.
L'Angola possiede ingenti risorse naturali: petrolio, diamanti, materiali ferrosi, a cui si aggiungono caffè, cotone, sisal...
L'Angola è tra i paesi meno popolati al mondo. Varie le ragioni: per tre secoli (dal 1573, quando il portoghese Paulo Dias de Novais fondò il primo insediamento dell'odierna capitale) il paese è stato il principale fornitore di schiavi per le piantagioni del Nuovo Mondo; la povertà, la malnutrizione e la mancanza di assistenza sanitaria hanno poi mantenuto basso il livello demografico; a questo si aggiunge lo stato di guerra in cui è stato costretto il paese da parte dei colonizzatori Portoghesi, interessati solo allo sfruttamento della colonia; e ancora il fatto che il Portogallo abbia mandato in Angola i criminali della peggior specie, considerandola come una propria colonia penale; infine la composizione della popolazione, prevalentemente del gruppo bantu, divisa in oltre cento tribù, non ha facilitato lo sviluppo del paese.
Queste sono le notizie che Kapuscinski sintetizza alla fine di Ancora un giorno, il suo reportage del 1975 sull'Angola. Questo è ciò che più o meno sapevo quando nel 2003 dalla riva sinistra del Cunene guardavo la sponda angolana. Sapevo che l'Angola non era più colonia portoghese e che una guerra intestina la stava dilaniando. Sapevo anche che ogni tanto qualche angolano tentava di raggiungere a nuoto la Namibia.
Guardavo a nord, dalla collinetta rocciosa sulla quale ero salita, guardavo oltre la vegetazione rigogliosa che ricopriva le rive del Cunene: solo terra e pietre rossastre. Non un villaggio, non c'era anima viva. Nemmeno animali. Almeno in Namibia, nell'area delle Epupa Falls, c'erano diversi insediamenti Himba. Al di là del fiume solo desolazione.
Non capivo. Erano passati quasi trent'anni dall'indipendenza e non c'era ancora nemmeno una parvenza di stabilità. Non capivo chi era contro chi.
E, a quanto dice il grande Kapuscinski, nemmeno allora era facile comprendere. Nel 1975 prima della dichiarazione d'indipendenza, quando i portoghesi lasciavano la colonia per rientrare in patria, quando l'MPLA di Agostinho Neto e l'FNLA di Holden Roberto si contendevano il potere, quando il contingente cubano sosteneva la rivoluzione e le truppe sudafricane attraversavano il Cunene... la confusione era grande.
Una guerra brutta, quella angolana, come tutte le guerre sono brutte. Una guerra che ha lasciato il paese allo sbando. Una guerra dalla quale lo stesso Kapuscinski è rimasto impressionato al punto da chiedere alla PAP, l'agenzia polacca per la quale lavorava, di essere rimpatriato. Una guerra che si è trasformata nel corso del tempo: da guerra per l'indipendenza a guerra per il potere. Potere politico e potere economico. E gli interessi politici ed economici in Angola sono tanti, sia interni che internazionali, sia privati che pubblici.
Anche il russo Andrei Makine ha scritto sull'Angola: sarà una coincidenza, ma nell'arco di pochi mesi mi sono venuti in mano ben due libri sull'angola. Due racconti diversi dello stesso mondo. Anche Makine descrive la guerra, attraverso un romanzo, con un meccanismo narrativo particolare: parte da un prigioniero per ripercorrerne l'infanzia, la storia di un'intera generazione decimata da una guerra che non comprendevano: con gli uomini che lasciavano le famiglie per andare a combattere per la libertà, i bambini che diventavano guerriglieri e le donne pure, per servire la causa. Una causa che non capivano e che li avrebbe annientati, se non fisicamente durante la lotta, sicuramente nel corso degli anni a venire quando le grandi potenze avessero deciso di trasformare l'Africa in un paese di conquista: non colonie, ma terre dove importare la democrazia e gli interessi economici occidentali. L'amore umano, del quale parla Makine. L'amore di chi in Angola ci è solo passato, forse. L'amore di chi, in ogni caso, è ripartito, lasciandosela alle spalle.
Un grazie di cuore ai giornalisti, agli scrittori e a quanti hanno cercato e cercano di farmi aprire gli occhi... e il cuore.
(Ancora un giorno, di Ryszard Kapuscinski, Feltrinelli, traduzione di Vera Verdiani - L'amore umano, di Andrei Makine, Einaudi, traduzione dal francese di Yasmina Melaouah)

mercoledì 18 giugno 2008

UN'OMBRA FUGGITIVA DI PIACERE... MEZZ'ORA

Mio non sei stato né mai sarai,
Credo. Fu l'altro ieri:
Uno sfiorarsi al bar, dirsi qualcosa,
Niente di più; e già la pena provo
Del rimpianto, confesso. Ma c'è talvolta
In noi dell'Arte, di mente tale eccesso
Che un'ombra fuggitiva di piacere
Trasformiamo in sostanza, ne facciamo
Realtà palpabile. Così fu al bar,
L'altro ieri: complice in me una
Ubriacatura misericordiosa,
In rapimento erotico ho vissuto
Per mezz'ora, assoluto...

(Devi averlo capito: sei rimasto
Apposta un po' di più). Ma quanto,
Oh quanto necessario fu il guardarti
Nelle labbra, e il corpo tuo accanto
Avere il mio... Concesso
Non m'avrebbero un tale incanto
Vertigine d'alcool, sogno,
Pur tanto forti, mai...

(tratto da Un'ombra fuggitiva di piacere, Costantinos Kavafis, Adelphi nella traduzione di Guido Ceronetti)

mercoledì 4 giugno 2008

A LEVANTE


A Levante, dal picco del monte

Bianca, chiara, sorge la luna

Volto di madre non nata

Prende ad aggirarsi nella mente.


(tratta dalle liriche di Rigdzin Tsangyang Gyatso, VI Dalai Lama 1683-1706)

lunedì 26 maggio 2008

A SARAJEVO, FRA LE MACERIE, CON UN VIOLONCELLO

Ho trascorso una domenica particolare. Ho fatto un viaggio, nel tempo e nello spazio. Sono tornata negli anni '90, nella primavera del 1992. Sono andata a Sarajevo, in compagnia di un giovane scrittore canadese: forse non è la guida migliore per un simile viaggio, ma promette bene.
Comincia a raccontare la sua storia, la storia di tutti noi, e la storia di quella città, di tutte le città in guerra, da quanto gli hanno riferito coloro che se ne sono andati via.
Ricostruisce dai loro ricordi, dalle loro immagini, dalle loro fotografie la fine di maggio di sedici anni fa. Lo fa con parole semplici, attraverso tre persone che vivono nella Sarajevo assediata. Poco importa se Freccia, Dragan e Kenan siano davvero esistiti: per certo ci sono state centinaia, migliaia di persone come loro. Poco importa se chi racconta è stato o meno nella ex Iugoslavia: dalle sue parole si percepisce la paura, la rabbia, l'amore, la desolazione. Si sente l'odore della polvere da sparo sulle dita, l'odore del terrore, l'odore del sangue, la polvere, il silenzio e lo scoppio delle granate.
Non si va alla caccia dei colpevoli. Sono le persone comuni, che si incontrano: persone, persone che cercano una normalità in una città stravolta. Uomini la cui occupazione è quella di procurare l'acqua per la sopravvivenza della famiglia, o il pane, o le medicine.
Non ci sono Serbi, Bosniaci, Croati, musulmani, cristiani, ebrei. Sono persone. Persone che ogni giorno devono sfuggire alla morte e che ogni giorno, per questo, rinunciano alla vita.
Il 27 maggio 1992 in via Vaso Miskin un gruppo di persone attende il pane. Il 27 maggio 1992 "gli uomini delle montagne" a colpi di mortaio uccidono 22 persone. Per 22 giorni, apartire dal 27 maggio, Vedran Smajlovic, unico sopravvissuto di un quartetto d'archi di Sarajevo, indossa lo smoking, prende il suo violoncello, si accomoda fra le macerie di Vaso Miskin e suona l'Adagio di Albinoni. 22 volte, una per ogni vittima, incurante dei cecchini, incurante di chi, come lui, sfida la brutalità della guerra per riprendersi il valore della vita. Perché "c'è un istante prima dell'impatto, l'ultimo in cui le cose sono come sono state. Poi il mondo visibile esplode".
Il racconto di una guerra, l'episodio realmente accaduto del violoncellista di Sarajevo, per ricordare quanto sia preziosa la normalità della vita, sempre.
Il mio accompagnatore è stato Steven Galloway con il suo Il violoncellista di Sarajevo, edito da Mondadori con la traduzione di Paola Bertante.

CON GLI OCCHI DELLA GIOVINEZZA

Saluto appena d'un cenno
una sconosciuta col tuo passo saltellante

ma non è vero, nessuna cammina
come te, tu sbuchi da un angolo
come saltassi fuori da una vasca,
una spalla o un braccio in avanti,

marci tranquilla e non mi scorgi ancora,
oscilli non elegante ma felice,
inarrestabile e vicina ormai tanto
che mi porti, con un saluto, dentro il tuo magico saltello.

(tratto da Respiro, Ermanno Krumm, Mondadori)

giovedì 22 maggio 2008

LA LIBERTA' E' UN PASSERO BLU

Già il titolo fa sognare, porta lontano, verso il sole e il caldo del sud, verso una storia dove la libertà è una conquista faticosa, dove sono doni per pochi la perseveranza e la rabbia per superare i confini del quotidiano.
O Pardal é um Pàssaro Azul, con licenza di traduzione La libertà è un passero blu.
Un racconto lungo o un romanzo breve della brasiliana Heloneida Studart, scritto nel 1975 e solo ora tradotto in Italia grazie alla sempre grande intuizione della Marcos y Marcos, che scopre e offre ai lettori appassionati grandi talenti della letteratura mondiale, senza mai deludere le aspettative (si pensi a Vian, a Fante, a Chraibi, a Durrenmatt ai più recenti Fforde, Futurami, Aitmatov).
La libertà è un passero blu è la prima opera della Studart ad essere tradotta: nel 2009 è già prevista la pubblicazione di altri due romanzi, attingendo alla dozzina di opere narrative (a cui se ne aggiungono altre di saggistica) già pubblicate in Brasile.
La storia è quella di una famiglia matriarcale, in un paese dove la donna deve lottare strenuamente per uscire dal suo ruolo tradizionale. E'una storia d'amore, anzi di più amori. Un amore platonico di Marina per un uomo, rinchiuso in carcere per aver scritto sui muri "La libertà è un passero blu" e per aver gridato al mondo che sono i poveri a pagare per tutti. Un amore di Joao per un altro uomo, che porta la sventura ovunque vada. Un amore, un sentimento di grande stima, della nonna-matriarca per la nipote prescelta per portare avanti le sorti della famiglia.
Il caldo e l'umidità della costa brasiliana; il legame di stima e di collaborazione fra i ricchi possidenti e i poveri, lavoranti, pescatori, contadini; la residenza familiare, con tante stanze, con i muri spessi macchiati dal tempo, il fruscio delle vesti della servitù; la nutrice fidata, depositaria di antichi saperi della magia; e la protagonista Marina, a cui la natura non ha regalato né bellezza né salute, ma un grande cuore e un'intelligenza superiore.
Una bella lettura davvero, dove l'autrice lascia trapelare, con forza e discrezione, la sua grande sensibilità per le tematiche politiche e sociali, che dividevano il Brasile negli anni '70.
Unico mio rammarico, non poter leggere il racconto in lingua originale: la musicalità del portoghese l'avrebbe reso ancor più elegante.
(La libertà è un passero blu, di Heloneida Studart, Marcos y Marcos, traduzione di Amina Di Munno)

venerdì 2 maggio 2008

L'AMERICA DI ROBERT CRUMB A RITMO DI BLUES

Sono gli anni '60 in America, gli anni della contestazione, gli anni della controcultura.
Si ascoltano i Doors, Janis Joplin, Lou Reed, Jimi Hendrix e i Rolling Stones. Al cinema si proiettano i film di Paul Morrissey e di Russ Meyer. Con Andy Warhol si afferma la Pop Art.
Sono gli anni della guerra del Vietnam.
In questo contesto accanto alla pubblicità, diventa espressione della nuova faccia dell'America, il fumetto. E fra gli altri quello irriverente e dissacratore di Robert Crumb. Fritz the cat, la sua opera più famosa (nel 1972 il regista Ralph Bakshi ne trae una sceneggiatura per il cinema: il primo cartone animato vietato a minori di 18 anni), racconta di un gatto-studente contestatore e libertino, sboccato e fricchettone, che riproduce il sentire dei giovani di quegli anni.
Nonostante gli interventi della polizia e la censura per bloccarne la circolazione, questo e altri "comics undergroun" continuano a circolare.
Dopo di allora, Crumb continua a lavorare, disegnando, inventando storie e personaggi (Mr. Natural), proponendo copertine per i dischi di vinile: sempre "contro", sempre indipendente. Il suo successo perdura: nel 1990 le sue tavole fanno ingresso al MoMa, nel 1994 il regista Terry Zwigoff gli dedica il film "Crumb".
Il volume Mister Nostalgia, ora pubblicato da Comma 22-Kappa, raccoglie alcuni dei lavori successivi a Fritz, quelli degli anni '70-'80 soprattutto, dove si scopre l'amore per le cose del passato, in primo luogo il blues.
(Mister Nostalgia, di Robert Crumb, Comma 22, 2008)

martedì 29 aprile 2008

ASPETTAMI

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c'è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.
Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell'anima mia...
Aspettami. E non t'affrettare
a bere insieme con loro.
Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

(Aspettami, di Konstantin Simonov, 1941)

L'AMORE E' SOPRAVVALUTATO DAVVERO?

Due libri a confronto: due donne che scrivono, due donne che parlano d'amore.
- Lidia Ravera ritorna alla narrativa con la casa editrice Nottetempo e Le seduzioni dell'inverno: romanzo breve o racconto lungo dove l'incapacità di amare si scontra con l'ineluttabilità dell'amore stesso, dove l'inverno del titolo corrisponde al gelo del cuore, al sentimento riposto nel congelatore umano e contrasta con il caldo afoso dell'estate che stravolge la vita dei protagonisti. Il racconto è in terza persona, il personaggio un uomo non troppo giovane, con un matrimonio fallito alle spalle, editor per mestiere, che, inizialmente refrattario ai rapporti duraturi, viene suo malgrado coinvolto in un gioco di seduzione che gli cambia la vita.
- Brigitte Giraud, algerina di nascita e francese di adozione, arriva in libreria con L'amore è sopravvalutato: undici racconti, undici riflessioni femminili sull'amore. Diversi aspetti, diversi i legami, ma sempre e comunque una profonda incomunicabilità tra uomo e donna. Due universi, almeno a quanto risulta dal breve testo pubblicato da Guanda, incompatibili. Due mondi che vengono a contatto, ma dopo un tempo più o meno lungo, con o senza la presenza di figli, cominciano a stridere e hanno l'unico destino della separazione.
Denominatore comune ai due libri: la figura maschile in crisi. Non è una novità e non a caso le autrici sono donne (e pure chi legge). Se non si può asserire sia una realtà, almeno un'opinione condivisa. Altro aspetto: l'amore, la cui presenza o assenza, cambia la visione delle cose.
(Le seduzioni dell'inverno, di Lidia Ravera, Nottetempo e L'amore è sopravvalutato, di Brigitte Giraud, Guanda, nella traduzione di Marcella Uberti-Bona).

venerdì 18 aprile 2008

MAJAKOVSKIJ ERA UN POETA

Imbrattai di colpo la carta dei giorni triti,
spruzzandovi colore da un bicchiere;
su un piatto di gelatina mostrai
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli inviti di nuove labbra.
Ma voi
potreste
suonare un notturno
su un flauto di grondaie?
(Ma voi potreste?, tratta da Il flauto di vertebre, di Vladimir Majakovskij, Passigli, traduzione di Bruno Carnevali)

mercoledì 16 aprile 2008

IL DISEGNO DEGLI ANNI DI PIOMBO

Elfo, pseudonimo di Giancarlo Ascari, disegnatore noto ai più per aver pubblicato disegni e/o testi su grandi testate giornalistiche italiane e straniere (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Giorno, Il Manifesto, Diario, Pilote, Babel, Epix) firma un'insolita fotografia del '68.
Un fumetto, una serie di storie disegnate che raccontano gli anni di piombo a partire dal vissuto dell'autore (Elfo è nato a Milano nel 1951).
Il protagonista è Rinaldo, studente, in un primo tempo quasi estraneo spettatore delle lotte, delle occupazioni, poi partecipe delle rivendicazioni, dei cortei; impegnato nel vivere quotidiano libero da vincoli, nel mito dell'India, nella liberazione sessuale, nei grandi ideali; spettatore della guerriglia urbana e della strage di piazza Fontana.
Tutta colpa del '68. Cronache degli anni ribelli si compone di 140 tavole in bicromia, che attraverso diversi episodi propongono una visione unitaria della Milano degli anni Settanta.
Come comincia la storia? Il nostro viaggio insolito nel passato ha inizio con la libreria "La calusca", fondata da Primo Moroni nel 1971 in via Conchetta a Milano:
Allora a Milano c'erano la nebbia, il freddo, gli operai e il porto alla darsena. Nel 1970, navigando lungo i canali progettati da Leonardo Da Vinci, ci arrivavano ancora 850.000 tonnellate di materiale all'anno, quasi tutta sabbia per l'edilizia.
Attorno alla darsena era cresciuto un quartiere popolato da commercianti, artigiani e malavitosi, il Ticinese.
I borghesi consideravano il Ticinese un quartiere malfamato, perciò gli affitti erano bassi. Dopo il '68 era diventato il luogo prediletto dai gruppi di sinistra extraparlamentare, che avevano in zona una trentina di sedi, tutte concentrate in un paio di chilometri. Arrivano anche molte librerie di movimento e fra queste la più vivace e frequentata era quella di Primo, La calusca.
Primo era alto e snello, con un viso da orientale e un'eleganza stropicciata...
(Tutta colpa del '68, scritto e disegnato da Elfo, Garzanti 2008)

giovedì 10 aprile 2008

IN CERCA DI PESSOA INCONTRO ALL'ALTROVE

Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.
La luna che splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell'immortalità.
Là si incominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate;
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.
Il tempo lì è un momento d'allegria,
la vita una sete soddisfatta,
l'amore come quello di un bacio
quando quel bacio è il primo.
Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.
Oh, andiamo a cercar l'Altrove!
(Il violinista pazzo, di Fernando Pessoa, Passigli, traduzione di Amina Di Munno)

sabato 5 aprile 2008

BUONANOTTE, NEW YORK

La letteratura su New York è infinita. Si pensi a Auster, De Lillo, Ballard e ad altri mille autori, americani e non, che hanno raccontato la metropoli. Il fascino di New York si rinnova di volta in volta: mi respinge e mi attira ogni volta che esce un libro sulla città. E ogni volta cedo alla tentazione, leggo pagine su pagine (New York non si può quasi mai riassumere in poche parole) e mi innamoro. Due le pubblicazioni recenti che, immancabilmente hanno prodotto questo effetto: La gang dei sogni di Di Fulvio e Gli inquilini di Malamud.
La prima storia, ambientata nel Lower East Side negli anni del proibizionismo, racconta di gangster e di immigrati, di bianchi e di neri, di miseria e di violenza, regalando personaggi, cattivi o buoni che siano, d'una poesia infinita. Un romanzo letto d'un fiato. Nonostante Di Fulvio con il precedente libro La scala di Dioniso (troppo duro, troppo violento) non rientrasse nei miei gusti, non ho resistito al fascino di questo nuovo romanzo. Per fortuna. Gli episodi violenti, che certo non mancano e che l'autore sa perfettamente creare e descrivere, vengono qui stemperati da immagini e personaggi dolci, sinceri, sani, moralmente integri al punto da superare le situazioni più abbiette. Un romanzo sull'amore e l'amicizia. Una storia ben costruita, con una giusta dose di suspense. Una scrittura che si adegua di volta in volta alla scena. Una serie di personaggi di cui innamorarsi.
Malamud descrive una New York più recente: Gli inquilini è del 1971 e racconta la storia di due scrittori, uno ebreo e l'altro afroamericano, che sono ormai gli ultimi abitanti di una palazzina destinata alla demolizione per far spazio ad un grattacielo di lusso. Non una scrittura consolatoria, non un'immagine dorata, ma un mondo caotico, senza armonia. Un mondo, quello degli anni Sessanta, di conflitti, tensioni sociali e politiche, che l'autore drammatizza ancor di più della realtà per renderli evidenti. L'incapacità dei due protagonisti di creare, la loro incapacità di scrivere che si trasforma in impossibilità di scrivere in un mondo in demolizione. Una grande metafora. Come dice a ragione Aleksandar Hemon nella prefazione: "Gli inquilini non è un libro da leggere sotto una larga coperta davanti al caminetto mentre fuori la neve ricopre il mondo in armonia. E' un libro da odiare o da amare, che fa litigare con se stessi o con il mondo intero. Una lettura da cui si esce arrabbiati, combattuti - e vivi".
(La gang dei sogni, di Luca Di Fulvio, Mondadori 2008 - Gli inquilini, di Bernard Malamud, Minimum fax 2008, tradotto da Floriana Bossi).

mercoledì 2 aprile 2008

IL SOGNO DI MARTIN LUTHER KING

"Sono convinto che se soccomberemo alla tentazione di usare la violenza nella nostra lotta per la libertà, le future generazioni dovranno accogliere una lunga e desolata notte di rancore, e il nostro lascito principale per loro sarà un regno del caos senza fine".
Il 4 aprile 1968 veniva assassinato a Memphis Martin Luther King, uno dei più grandi leader di tutti i tempi, figura politica di spicco del Novecento, simbolo della lotta afro-americana per i diritti civili, il più giovane Nobel per la pace della storia.
Si ricordano tanti avvenimenti del 1968: questa data non è da dimenticare. Il pensiero di Martin Luther King, come quello di altri sostenitori della non violenza, non è da dimenticare, eppure a quarant'anni di distanza...
(La citazione è tratta da Il sogno della non violenza. Pensieri, nell'edizione Feltrinelli curata dalla moglie Coretta Scott King, traduzione di Stefano Valenti)

martedì 18 marzo 2008

NELLA RUSSIA DI STALIN, L'ARCHIVISTA DI ISAAK BABEL'

Nel maggio del 1939 lo scrittore russo Isaak Babel' viene arrestato con l'accusa di spionaggio e portato alla Lubjanka per l'interrogatorio: il grande palazzo moscovita era ed è tuttora sede dei servizi segreti ed tristemente famoso per la durezza degli interrogatori e delle torture, che dovevano subire i sospettati.
Babel' proveniva da una famiglia ebrea ed aveva conquistato faticosamente una cultura superiore: faticosamente e caparbiamente in quanto a quel tempo era stabilita una percentuale massima di ebrei che potessero accedere agli studi, nella quale Babel' non era mai riuscito a rientrare. Procede tuttavia brillantemente con gli studi privati, innamorandosi grazie ai suoi insegnanti della cultura francese (anche per Pasternak, la Berberova, la Nemirovski per citare altri intellettuali russi benestanti, il legame con la Francia è molto forte). Laureatosi a Kiev, partecipa alla guerra civile lavorando prima come interprete e traduttore per i servizi segreti della Ceka, poi come giornalista assegnato alla Prima Armata a cavallo. Testimone delle brutalità della collettivizzazione dell'URSS, oppresso come tutti gli intellettuali non allineati con il regime stalinista (nel 1934, al primo congresso degli scrittori sovietici, Babel' fece notare che stava diventando "il maestro di un nuovo genere letterario, il genere del silenzio"), Babel' viene arrestato, viene obbligato a riconoscersi colpevole di spionaggio e viene fucilato il 27 gennaio 1940.
Questi gli avvenimenti storici, che Travis Holland rielabora nel romanzo Storia di un archivista. Il racconto ha inizio a Mosca nel 1939, negli archivi sotterranei della Lubjanka dove Pavel Dubrov, ex professore di letteratura russa allontanato dalla cattedra per diffamazione, ha il compito di distruggere le opere dei detenuti considerati nemici del regime. Fra gli scritti da gettare nell'inceneritore L'Armata a cavallo di Isaak Babel'...
Un romanzo appassionante, che affonda le radici in un periodo storico niente affatto remoto.
(Storia di un archivista, di Travis Holland, nella traduzione di Elisa Banfi, Guanda 2008)

giovedì 13 marzo 2008

UN PONTE BELLO COME L'ARCOBALENO

Sulle sponde di un fiume vivevano un tempo due contadini. Uno abitava sulla riva sinistra e l'altro sulla riva destra. Il sole sorgeva al mattino su una riva e tramontava alla sera sulla riva opposta. Le anatre e i cigni nuotavano felici nel fiume inseguendo il sole da una sponda all'altra. I due contadini' invece, erano invidiosi uno dell'altro...
Il testo della favola è di Max Bollinger, le illustrazioni del grande Stepan Zavrel (Praga 1932 - Sàrmede Treviso 1999), la casa editrice è la prestigiosa Bohem Press, fondata dallo stesso Zavrel a Zurigo nel 1983.
La storia di Zavrel parte da Praga, ma diventa ben presto la storia di un cittadino del mondo, che in virtù della sua arte si sposta e riceve consensi in Europa e in America: scenografo, pittore, illustratore, ma soprattutto Zavrel è stato promotore di una nuova cultura dell'illustrazione per l'infanzia.

mercoledì 12 marzo 2008

LA PARTITA A SCACCHI DI CAPABLANCA

Ancora oggi per le strade di L'Avana non è raro vedere gruppetti di persone, per lo più uomini, seduti attorno ad un tavolo oppure su un muretto, intenti a fare qualcosa di molto interessante, tali sono i gesti, i discorsi concitati che si levano. La curiosità prende il sopravvento: ci si avvicina e si scopre che, nelle calde e lente giornate cubane, per passare il tempo si gioca: domino, dama e scacchi sono l'intrattenimento nazionale.
Anche negli anni '20, e prima ancora, era così. Erano diffusi i circoli scacchistici ed era consuetudine trovarsi per strada per fare una partita.
José Raul Capablanca era nato nel 1888 e sin da bambino aveva dimostrato una gran passione per gli scacchi, guardando giocare il padre e facendosi affascinare dal campione russo Cigorin e dal ceco Steinitz di passaggio nella capitale cubana nel 1892.
Nel 1902, a soli quattordici anni, sfida il campione nazionale cubano Juan Corzo, vincendo il match.
Negli Stati Uniti, dove lo mandano i genitori per imparare la lingua e procedere agli studi universitari, continua a coltivare la sua passione, trionfando anche su Marshall, grande campione americano. Poi è la volta dei tornei europei e quindi la pausa dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale.
Il 1921 è un anno molto importante nella sua carriera: dopo lunghe trattative riesce a combinare il torneo contro Lasker, campione del mondo indiscusso da 27 anni. La sede è L'Avana, l'ingaggio è di 11.000 dollari, in palio c'è il titolo mondiale. Dopo 14 partite, Lasker abbandona il torneo e Capablanca diventa campione del mondo di scacchi.
Seguono anni di incontri con tutti i migliori giocatori del mondo. Non sempre Capablanca vince: il suo gioco, semplice e cauto, ha perso un po' di vivacità, manca la concentrazione, trascura la preparazione fisica e tecnica. Aveva vinto il più grande giocatore di tutti i tempi: chiunque altro ha perduto importanza ai suoi occhi.
Ma un nuovo grande avversario irrompe nella sua vita e nella sua carriera, il russo Alekhine, al quale una sconfitta subita nel '21 non dà pace: nel 1927 viene organizzato dallo stesso Alekhine un torneo a Buenos Aires. Due giganti a confronto. Capablanca crolla, estenuato alla 35° partita!
Il campione cubano riprende ad allenarsi seriamente, a studiare nuove aperture, per lanciare un'altra sfida al russo, ma questi non la coglie.
Seguono altri tornei in giro per il mondo: Capablanca non è più quello di un tempo. Sembra che nemmeno gli interessino gli "altri" avversari: vuole solo Alekhine, vuole sfidarlo e vincerlo. Capablanca vuole la rivincita!
Fabio Stassi rielabora questa storia in La rivincita di Capablanca, descrivendo il personaggio leggendario e la storia della sua rivalità con Alekhine come una metafora di passioni, rancori e sogni infranti, aspettative e delusioni di una vita intera.
(La rivincita di Capablanca, di Fabio Stassi, edizioni Minimum fax 2008)
aggiungo alcuni riferimenti bibliografici recenti per gli appassionati di scacchi:
- Re in fuga. La leggenda di Bobby Fischer, di Vittorio Giacopini, Mondadori (biografia)
- Gli scacchi, la vita, di Garry Kasparov, Mondadori (autobiografia)
- Zugzwang mossa obbligata, di Ronan Bennett, Ponte alle grazie (romanzo, candidato al premio Bancarella 2008)
- La psicologia del giocatore di scacchi, di Ruben Fine, Adelphi (saggio)

lunedì 10 marzo 2008

LA MUSICA IN TESTA di GIOVANNI ALLEVI

Ho conosciuto la musica di Giovanni Allevi, quasi per caso, leggendo un articolo di giornale che ne tesseva le lodi. Per me era ancora uno sconosciuto. Poi un concerto a Mantova ed uno a Verona: forse ancor più della sua arte, mi è piaciuta la sua persona, la semplicità, l'ingenuità di un uomo che dialoga con il suo pubblico attraverso le note, di un pianista che accarezza il suo pianoforte a concerto finito, come per ringraziarlo di aver risposto bene alle sue sollecitazioni. Lontano da pose accademiche, come un bambino che si stupisce continuamente, che si spaventa e supera la paura in forza di un fuoco che si impossessa di lui, un fuoco che tutto può vincere. In La musica in testa, Allevi racconta di sè, quasi in forma di diario: il suo debutto a Napoli, con una platea di cinque spettatori, l'audizione a Milano, l'incontro con Riccardo Muti, l'ingaggio al Blue Notes di New York, l'esperienza di insegnate di musica, la tournée in Cina. Senza pretese di grande letteratura, ma con il candore di chi in preda del sacro fuoco della musica riesce ha superare ostacoli apparentemente insormontabili e con costanza e dedizione raggiunge il suo scopo: comunicare con gli altri. E Giovanni riesce a farlo attraverso il pianoforte. Compone, suona e trasmette... emozioni.
(La musina in testa, di Giovanni Allevi, Rizzoli 2008)

venerdì 7 marzo 2008

IN GRECIA FRA LE PAGINE DI UN LIBRO

Dopo il rigore dell’invero, il cielo grigio di queste giornate il pensiero non può che andare alla tanto attesa primavera, al sole caldo, ai fiori, alle lunghe giornate, alla leggerezza dei vestiti, dopo tanti maglioni e cappotti…
Ma per ora sembra proprio che il tempo non sia dalla nostra parte…non ci resta che fare buon uso della nostra immaginazione, magari aiutati da un buon libro, che ci porti in luoghi lontani, caldi…magari in Grecia…

Le catene del mare di Ioanna Karistiani (traduzione di Maurizio De Rosa), già autrice di L’isola dei gelsomini edizioni Crocetti, una delle massime autrici elleniche contemporanee. E’ la storia del comandante Mitsos Avgustìs, statuario come un Poseidone, burbero e tenero nello stesso tempo, eroico nella sua infallibile capacità di guidare la sua nave e i suoi uomini benché sia cieco, che dopo dodici anni di navigazione ininterrotta negli oceani è arrivato alla resa dei conti. Le burrasche della terraferma (la moglie Flora, due figlie, un figlio, una nipotina e Litsa, amante di molti anni prima) reclamano il suo coraggio e la sua forza d'animo molto più delle tempeste oceaniche. Ma è difficile per il comandante liberarsi dalle catene del mare e abbandonare la sua unica, vera casa, il cargo Athos III, il luogo in cui Mitsos si confronta con i suoi ricordi, il rifugio in cui egli conserva gelosamente i suoi segreti.
(Le catene del mare, Ioanna Karistiani, edizioni e/o, 2008)

Nell’altro romanzo Il secolo dei labirinti di Rea Galanaki (traduzione di Luigina Giammatteo), una delle maggiori scrittrici greche contemporanee, vera protagonista è Creta, l'isola del labirinto mitologico e dei labirinti familiari, storici e politici, le cui luci e le cui ombre si contrappongono a quelle del "secolo dei Lumi", riecheggiato nel titolo. Cento anni di storia greca ed europea: dal 1878, quando Creta si trova ancora sotto il giogo ottomano, al 1978, dopo la fine della dittatura militare, all'alba di una nuova era. Tappe del labirinto: la scoperta di Cnosso da parte dell'archeologo dilettante Minos Kalokerinós, precursore di Sir Evans; una donna scomparsa durante una terribile strage; un omicidio che sotto le spoglie del conflitto politico cela un'antica faida familiare; una città, Iraklio, già Megalo Kastro, che cambia pelle. Filo conduttore nel labirinto dei fatti: una famiglia immaginaria, a sua volta un labirinto in miniatura, le cui vicissitudini si intrecciano a quelle degli altri labirinti. L'affresco dipinto dalla scrittrice si apre a comprendere ogni vicenda umana: come essa è stata vissuta, registrata, ascoltata da protagonisti e comparse, e come essa si sarebbe potuta svolgere.
(Il secolo dei labirinti, Rea Galanaki, edizioni e/o, 2008)

Ulteriori suggerimenti di lettura per sognare l’Egeo:
La lunga estate calda del commissario Charitos un giallo di Petros Markaris, traduzione di Andrea Di Gregorio, Bompiani
i casi di Aristotele detective di Margaret Doody editi da Sellerio
Timandra di Thòdoros Kallifatidis (traduzione di Nicola Crocetti, edizioni Crocetti
Il colore della luna di Alcioni Papadaki tradotto da Valentina Gilardi, edizioni Crocetti
L’isola di Victoria Hislop, traduzione di Luisa Saraval, Bompiani

altre proposte le troverete in libreria…

Infine per solleticare anche il palato una ricetta dal breve e divertente romanzo Le relazioni culinarie di Andreas Staikos, (traduzione Maurizio De Rosa), Ponte alle Grazie

Youvarlakia con salsa di uova e limone

Mescolate insieme 500 g di carne bovina macinata, 70 g di riso, tre-quattro cucchiai d’olio d’oliva, una grossa cipolla grattugiata, tre o quattro rametti di prezzemolo e un bel ciuffetto di aneto tritati finemente, sale e pepe. Dall’impasto ricavate palline dal diametro di 4 cm. infarinarle leggermente e immergerle in acqua bollente. Cuocerle a ebollizione dolce per 20 minuti, scolarle. Con uovo, succo di limone e un po’ del liquido di cottura preparate una salsa avgolemono con cui accompagnare le polpette.

giovedì 6 marzo 2008

UN GIARDINO, MILLE GIARDINI

Per chi ha un giardino e per chi, come me, lo sogna "Storie di insospettabili giardinieri" di Delfina Rattazzi (Cairo editore) racconta gli insoliti angoli di pace sparsi nel mondo di una trentina di personaggi celebri: da Chateaubriand alla Blixen, da Saint Laurent a Sting, da Mandela al sultano dell'Oman.
Cedri coltivati per le feste rituali, primule himalayane, aiuole con fiori rari o semplici orticelli coltivati con cura perchè, come dice Hermann Hesse, il giardinaggio serve "alla meditazione, alla tessitura dei fili della fantasia e alla concentrazione degli stati d'animo".
Orti e giardini nati in tempi di guerra, per sfamare ma anche per regalare uno spazio di transitoria bellezza, creando un mondo nuovo perdendone un altro.
Grandi paesaggisti al lavoro per progettare opere grandiose o semplici appassionati di piante rare e fiori profumati.
Il capitolo "Incenso e petali di rosa" racconta il disegno del sultano dell'Oman. Illuminato, colto, appassionato di musica e lungimirante il sultano, accolto da una pioggia di petali di rosa dai suoi sudditi, ha introdotto lo studio dell'inglese fin dal primo anno di scuola, costituito università frequentate in egual misura da uomini e donne, fondato un'orchestra sinfonica, costruito parchi e giardini lungo le aride zone costiere, ma soprattutto ha dato il via ad un'imponente opera: un enorme giardino botanico, esteso su 425 ettari, per raccogliere innumerevoli qualità di piante che verranno esposte in biosfere o habitat predisposti al'aria aperta. I lavori iniziati lo scorso ottobre, dovrebbero concludersi nell'arco di cinque anni per regalare all'Oman e ai turisti, che in numero sempre crescente (ma pur sempre modesto) si indirizzano alla sua scoperta, un'attrattiva naturalistica unica.
Un libro per trarre ispirazione, per scoprire segreti, per fantasticare.
(Storie di insospettabili giardinieri, di Delfina rattazzi, Cairo editore 2008)

martedì 26 febbraio 2008

IN LIBRERIA...UN SABATO DA FAVOLA




Sabato 1 marzo 2008 dalle ore 17.00 la libreria si trasformerà nel mondo delle favole

Insieme a Francesca Segato e accompagnati dalla musica di Emanuele Cirani andremo alla scoperta dei boschi selvaggi del Nuovo Continente, conosceremo gatti vichinghi e il saggio re Erik il Rosso impegnato a lottare contro il tempo per riuscire a evitare la guerra, un vecchio pino e una profezia, cinque amici e due terrorizzati pipistrelli…

Erik il Rosso e lo spirito dell’albero, di Francesca Segato, illustrazioni di Manuela Paletti, edizioni Zampanera

Una favola avventurosa per chi sa ascoltare le voci segrete della natura.

Una favola dedicata a bambini di tutte le età, che affronta con delicatezza i temi della pace e dell’armonia con gli altri esseri. Solo se i gatti vichinghi sapranno ascoltare il monito dello spirito-albero, infatti, il loro popolo conoscerà la vera felicità. Le emozionanti illustrazioni di Manuela Paoletti accompagnano i piccoli lettori in questa natura magica, vibrante di vita.

martedì 19 febbraio 2008

IL GIAPPONE E LA NUOVA GEISHA



L’immagine della donna giapponese ha certamente subito una trasformazione negli anni. Non è più la docile, sottomessa Madame Butterfly dei primi del Novecento, o la docile, sottomessa geisha del secondo dopoguerra, o ancora, la docile, sottomessa impiegata o moglie di un uomo d’affari degli anni Ottanta e Novanta: l’archetipo della donna nel Giappone di oggi sta mutando direzione verso qualcosa di completamente nuovo. Negli ultimi anni, l’immaginario popolare ha iniziato a ritrarre la donna attribuendole nuove capacità e autonomia, non solo ridefinendo le sue abilità sessuali, ma attribuendole poteri “soprannaturali”: la schiva scolaretta si sta trasformando in una supereroina, o antieroina, pronta a salvare o distruggere il mondo.
Ma questi modelli ( spesso ancora derivanti da un immaginario maschile e disegnati dalla mano di un uomo)corrispondono alla realtà della donna giapponese oggi?In che modo le donne si stanno adattando ai mutamenti del loro paese?E’ mutata anche l’immagine che hanno di se stesse, e come?
Questi otto racconti, in diversi casi di autrice affermate, insignite in patria di premi e tradotte ora in italiano per la prima volta, ci danno un quadro fresco e nuovo della vita delle donne giapponesi di oggi e che forse sorprenderà i lettori occidentali.
Le storie sono, a tratti, delicate ed esplicite, incalzanti ed aggressive, dolci e accattivanti, intense ed ironiche. Affrontano ogni tema, dalla scoperta della sessualità all’amore, dai maltrattamenti al divorzio, fino alla morte.
(dall’introduzione di Ruth Ozeki, No Geisha. Otto modi di essere donna nel Giappone di oggi, Mondadori 2008).

venerdì 15 febbraio 2008

SILLABARIO DELLA LUCE

L'opera del vento

Dovevo uscire dal gesto usuale
cambiare la foglia con l'acqua
piovana, non cercare presagi
sull'asfalto arroventato. Poco
molto poco, il calice non riempie
la brocca, il miele non addolcisce
l'ape, semmai ne fortifica il pungilione.
Questo è il mio scrivere, ti confesso
mescolare polline e parole, il resto
è opera del vento.

( tratta da Sillabaio della Luce di Elena Petrassi, Moretti&Vitali 2007)

Appuntamento con l'autrice in libreria sabato 16 febbraio alle ore 18.30.

venerdì 8 febbraio 2008

ADOLESCENTI: CAPIRLI E AIUTARLI

Molte le voce ad intervenire sul tema dell'adolescenza. Molte le pubblicazioni: una di queste, recentissima, pubblicata dal Centro studi Evolution, "Adolescenza: l'età della crisalide. Per capire gli adolescentie aiutarli a crescere".
"Una lettura che si rivolge principalmente a genitori, insegnanti, educatori e che permette di entrare nel mondo degli adolescenti e affiancarsi ad esso con serenità ed autorevolezza.
Gli autori, tutti collaboratori del Centro Studi Evolution, sono da anni a contatto con i giovani, cogliendo i punti nevralgici dello sviluppo adolescenziale con uno sguardo colmo di fiducia e speranza.
Questo testo intende essere uno strumento prezioso per approfondire le caratteristiche principali del periodo adolescenziale così da poterlo affrontare con atteggiamento positivo, equilibrato, sereno, come opportunità di crescita anche per i genitori e per la famiglia. Una adeguata conoscenza dell’adolescenza e dei processi che muovono e che caratterizzano lo sviluppo della personalità, di come gestire gli inevitabili conflitti, di comprendere con quale atteggiamento sostenerli nei loro momenti di crisi e con quali stili educativi guidarli verso la maturità, sono gli obiettivi che gli autori, psicologi e pedagogisti, affrontano con stile chiaro e scientifico al tempo stesso."
Queste le parole di Gian Carlo Gobbi, psicologo-psicoterapeuta fra i sette autori, che contribuiscono alla pubblicazione, curata da Pietro Lombardo

giovedì 7 febbraio 2008

LA SPECIALITA' DELLA CASA

Stanley Ellin, classe 1916, inizia a scrivere al rientro dalla guerra, a Brooklyn: pubblica i suoi primi racconti del mistero sull'Ellery Queen Mystery Magazine nel 1948; conquista ben tre volte l'Edgar Allan Poe Award; nel 1981 gli viene conferito l'importante Grand Master Award. Nonostante tutto ciò, in Italia il suo nome non è molto conosciuto: pochi gli editori che hanno pensato di acquistarne i diritti, lasciando poi i titoli tradotti senza ristampe recenti. Fortunatamente esce ora per Feltrinelli, facendo seguito alle raccolte curate dallo stesso editore negli anni '50 e '60, La specialità della casa e altri racconti: la prima raccolta di racconti pubblicata da Stanley Ellin. Dieci storie del mistero, tutte basate sull'imprevisto, in uno stile essenziale ma efficace, che lascia spazio all'intuizione del lettore.
Assolutamente da leggere.
"E questo", disse Laffler, "è Sbirro". Costain vide una facciata rettangolare di pietra scura identica alle altre che si stendevano su ciascun lato, nell'umida oscurità della strada deserta. Dalle finestre inferriate dello scantinato ai suoi piedi, un barlume di luce filtrava attraverso pesanti cortine.
"Mio Dio", osservò, "che orribile buco!"
"Mettetevi in testa", disse Laffler seccamente, "che Sbirro è un ristorante senza pretese. Costretto a vivere in quest'epoca tetra e nevrastenica, ha rifiutato ogni compromesso. E' forse l'ultimo importante locale di questa città illuminato a gas: Qui troverete lo stesso onesto mobilio, lo stesso magnifico servizio Sheffield e forse, nell'angolo più nascosto, le stesse ragnatele osservate dai clienti di mezzo secolo fa".
"Strana raccomandazione", disse Costain, "e non molto igienica".
"Entrando", proseguì Laffler, "vi lasciate dietro le spalle la follia dell'anno, del giorno e dell'ora, e vi sentite per un breve lasso di tempo sollevare lo spirito, non dall'opulenza, ma dalla dignità, che è la qualità che il nostro tempo ha perduto".
Come si può resistere ad un simile incipit? Come si può non desiderare di entrare in questo ristorante? Come si può rinunciare alla compagnia di Laffler? Impossibile per me!
(La specialità della casa e altri racconti, di Stanley Ellin, traduzione di Aldo Camerino, Feltrinelli).

mercoledì 30 gennaio 2008

DESTINAZIONE OMAN

La presentazione del libro di Danilo Trombin "Come ad Ash-Shuwaymiyyah. Lettere dall'Oman" (dell'editore veneto Apogeo) è un'occasione per conoscere uno dei paesi meno noti e meno ricchi della penisola arabica. Un sultanato antico, strategicamente importante, sia dal punto di vista politico che commerciale.
L'autore accompagna, come interprete, un commerciante di pesce italiano nell'Oman, al fine di intavolare trattative con gli imprenditori locali interessanti per il nostro mercato. Durante il viaggio di lavoro, l'interesse si sposta dalla contrattazione dei prezzi e delle caratteristiche del pesce, ai personaggi con i quali i due vengono a contatto, alla loro vita semplice, alla natura splendida...
Scrive Sandro Marchioro su "Il Corriere del veneto":
Sapido e colorato, denso ed emotivo, nitido e preciso: è con un linguaggio così che Danilo Trombin questa volta ci porta in Oman raccontandoci un po' di quei luoghi, un po' di se stesso, un po' di noi... Dopo un paio di libri di poesia, Danilo ha messo insieme un manipolo di pagine nate da un'occasione vera... Il materiale diventa poi una serie di lettere-capitoli in cui trovano spazio ambienti, persone, emozioni... Ciò che ne risulta è qualcosa di molto più pregnante di un libro di viaggio: oltre a descrizioni perfette ci sono infatti anche spaccati laceranti della realtà mediorientale (...) che fanno assomigliare questo testo ai reportage in presa diretta di alcuni grandi giornalisti contemporanei... Uno sguardo che, tra l'altro, sa guardare quel mondo fino in fondo, restituendocelo per quello che è e soprattutto per quello che non conosciamo...
Danilo Trombin e l'editore Paolo Spinello sono in libreria giovedì 31 gennaio alle ore 21,00 per raccontarci con immagini e parole il sultanato dell'Oman

martedì 22 gennaio 2008

LA LIRICA DELLE DONNE ARABE

NESSUNO MI ATTENDE

Il mondo è in pericolo
e nessuno mi attende.

Per questo non uscirò né alle nove
né alle dodici
ho carte da sistemare
e decisioni da prendere.

Ciononostante mi vesto
e dico tra me e me
che l'errore assoluto e la distrazione
si prendono gioco del male impensabile
e ne respirano la fragranza.

Inaya Jaber, Libano, poetessa, giornalista e critica cinematografica.

NERO

Hanno rubato la notte.
Mi rimane solo il tuo cuore
nero
per iniziare un nuovo giorno.

Golala Nuri, Iraq, è laureata in Ingegneria elettronica.

TOMBA

Crampi tormentano il mio corpo...
Se dovessi respirare profondamente
la pelle si lacererebbe.

Fawziyya Abu Khalid, Arabia Saudita, laureata in sociologia all'Università Americana di Beirut

Piccoli assaggi di poesie tratte da "Non ho peccato abbastanza " antologia di poetesse arabe contemporanee, pubblicato da Mondadori, a cura di Valentina Colombo.

giovedì 10 gennaio 2008

LA SAGGEZZA DELLA BAMBINA FILOSOFICA


Rieccola in libreria...! Appena uscito per Kappa edizioni il nuovo piccolo librino di Vanna Vinci e la sua bambina filosofica, con una raccolta di pillole di saggezza (altrui).
Il lato ribelle e sulfureo del pensiero occidentale moderno, visto e raccontato attraverso citazioni e aforismi di molte grandi personalità della letteratura, del cinema, della politica e della musica, tra cui Beckett, Cioran, Kraus, Valéry, Churchill e tanti altri. Una raccolta di pensierini non proprio innocenti, ingurgitati, mal digeriti, risputati dal personaggio a fumetti più insolente e dispettoso in cui potete rischiare di imbattervi oggi.
Se volete saperne di più, in attesa di un nuovo incontro in libreria con l'autrice, vi segnaliamo il sito di Vanna Vinci www.vannavinci.it e il sito della bambina filosofica www.labambinafilosofica.it .

ALEXANDER POPE E LO SCANDALO DELLA COLLANA

Alexander Pope, o meglio il suo "Ricciolo rapito", è protagonista di "Lo scandalo della stagione" dell'australiana Sophie Gee (grande esperta di letteratura inglese, autrice di numerosi saggi, ora alla sua prima esperienza narrativa).
Il romanzo, corposo ma molto scorrevole, porta il lettore nella Londra del primo '700, ritraendone la società aristocratica ed elegante, dedita ai balli ed agli svaghi.
E' il 1711 e Pope, già conosciuto nel mondo letterario, arriva a Londra dalla campagna al fine di trarre nuovi spunti per le sue composizioni. Di fatto egli è estraneo al mondo alto borghese ed aristocratico che si trova a frequentare: non è ricco, non è bello, non è di nobile lignaggio, non è avvezzo ai ricevimenti mondani. Pope osserva i movimenti, ascolta i discorsi, memorizza le situazioni che tre anni più tardi daranno vita al suo poema più famoso.
Siamo lontani dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione francese, per antonomasia sinonimi di Settecento: i primi decenni del secolo, infatti, sono animati dalla mondanità e dalla raffinatezza del rococò. E il "Ricciolo rapito" è perfettamente rappresentativo di quest'epoca elegante ed anche un po' superficiale.
Sophie Gee è brava nel descrivere l'ambiente, nel raccontare la vita londinese, nel riproporre i dialoghi ed i rituali manierati, non rinunciando, come nemmeno Pope fece, ad una sottile ironia critica.
(Lo scandalo della stagione, di Sophie Gee, traduzione di Serena Prina, Neri Pozza editore 2007)

domenica 6 gennaio 2008

LUNARIO DELLA MUSICA

Una passeggiata musicale lunga un anno: la nostra guida è Carlo Boccadoro, già autore per Einaudi di Musica coelestis. Conversazioni con undici grandi della musica d'oggi e Jazz! Come comporre una discoteca di base. Un consiglio per ogni giorno dell'anno, 365 dischi e tante storie, curiosità, episodi storici legati alle registrazioni, alle esecuzioni dal vivo. Artisti di tutto il mondo, conosciuti dal grande pubblico o da pochi intenditori.
"Malgrado nel libro siano presenti in contemporanea moltissimi stili musicali differenti, non sono affatto convinto che la musica sia una sola... Le musiche sono tante e diverse, ognuna possiede un codice che va studiato, approfondito e compreso senza pregiudizi, ma anche senza voler mettere tutto sullo stesso livello qualitativo... L'interesse sta proprio nel saper apprezzare le differenze di valore tra i vari generi". Così l'autore nella premessa del volume.
Il criterio seguito per associare una data ad un giorno non è univoco, ma il risultato non cambia: un'ottima raccolta di schede dalle quali trarre ispirazione.
Il primo disco che ho scoperto è legato alla mia data di compleanno, ma la ricerca continua seguendo la stagione, i colori del cielo o molto più semplicemante il libro che sto leggendo. A me piace la musica, o le musiche, per rimanere in sintonia con il pensiero di Boccadoro. E mi piace leggere in compagnia della musica. Cambio libro e cambio accompagnamento: il Lunario della musica è un ottimo compagno di avventure letterario-musicali.
(Lunario della musica. Un disco per ogni giorno dell'anno, di Carlo Boccadoro, Einaudi 2007)