venerdì 28 gennaio 2011

GIORNO DELLA MEMORIA n.11

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Il testo dell'articolo 1 della legge:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati»

Mi sono domandata come dare un contributo, come strutturare un intervento breve ma significativo sul 27 gennaio. L’idea iniziale era di parlare di memoria come non-ricordo, cioè pensare a tante situazioni di conflitto che ancora oggi provocano morti e sofferenza, ma che restano lontane dalle nostre vite e dai nostri pensieri. Una mappa mondiale dei conflitti in atto fa paura, fanno paura il numero dei morti, dei feriti, dei profughi, degli interventi militari, degli interventi umanitari, fanno paura i capitali investiti, fanno paura i discorsi dei Grandi (fonte attendibile di dati è l'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, edito da 46° Parallelo - Terra nuova). E sono quotidianità, sono drammi di cui non si ha memoria, quasi possano divenire oggetto di memoria solo a distanza di tempo, solo una volta che si possono dichiarare (spesso mentendo e sapendo di mentire) conclusi. C’è uno scollamento fra realtà contemporanee. Non c’è una testimonianza costante di quello che accade, ovunque nel mondo, lontano, in universi diversi che con il nostro non hanno nulla a che fare.
Fatta questa riflessione, il 27 gennaio è per ricordare la shoah, per ricordare attraverso gli occhi e la memoria di chi è stato testimone. Quindi senza dimenticare nessuno dei conflitti in atto, è giusto dare spazio alle ultime generazioni di testimoni, è giusto farci raccontare il loro vissuto, è giusto raccogliere la loro memoria per farla diventare anche nostra.

• GRATITUDINE
Joseph Kertes, traduzione dall’inglese (l’edizione originare è canadese) di Cosetta Cavallante, Elliot 2011 editore, 19,50 euro
Tanto è stato scritto sulla seconda guerra mondiale e sulla persecuzione degli ebrei, che all’apparire di ogni nuova opera può sembrare di sapere già tutto, di conoscere ogni evento o personaggio passato alla storia, carnefice o vittima.
Kertes è ungherese, classe 1951, dal 1956 vive in Canada, scrive un romanzo storico perché si conosca la storia di un diplomatico svedese che, come Schindler e Perlasca, ma meno famoso di loro, fa parte dei Giusti tra le nazioni, per aver salvato più di centomila ebrei ungheresi fornendo passaporti falsi, rifugi e assistenza a chi ne avesse bisogno.
Un romanzo meraviglioso nei suoi tratti tragici e a volte leggeri, che fornisce un nuovo ritratto dell’epoca.

• UN EBREO COME ESEMPIO
Jacques Chessex, traduzione dal francese di Maurizio Ferrara, Fazi 2011, 14,00 euro
Un romanzo durissimo: Chessex racconta un episodio avvenuto nel 1942 nel suo paese natale, nella Svizzera francese.
L’immagine della Svizzera neutrale, attraverso la quale le aberrazioni della seconda guerra mondiale passano senza lasciare traccia, sparisce in 75 pagine di racconto crudo e vero. Uomini travolti dall’ideologia nazista, capaci di architettare un delitto esemplare, un crimine senza pentimento, una violenza che diventa ancora più brutale nell’assenza del rimpianto.

• QUI NON CI SONO BAMBINI. UN’INFANZIA AD AUSCHWITZ
Thomas Geve, traduzione dal francese di Margherita Botto, Einaudi 2011, 24,00euro.
Testimonianza unica nella storia documentaria dell’Olocausto. Testimonianza fatta attraverso 79 disegni di un ragazzino tedesco, sopravvissuto ai campi e liberato a Buchenwald dagli alleati l’11 aprile del 1945. Disegni semplici e crudeli, che Geve, troppo debole per essere trasferito altrove, comincia a fare ancora nella baracca 29 del campo, usando il retro dei formulari delle SS come carta da disegno, formato 15 x 10 cm. 79 immagini per raccontare al padre, che si era unito alle Forze Alleate in Inghilterra, la sua vita nei campi di concentramento.
Documento prezioso, donato dall’autore al museo d’arte dello Yad Vashem di Gerusalemme. Documento che l’autore accompagna con conferenze in giro per il mondo con la preghiere di sostenere “i nostri sforzi intesi a preservare la verità della storia contemporanea”.
I disegni sono accompagnati da una breve introduzione, in cui Geve racconta la sua storia: poche pagine, poche parole, scarne didascalie (utili per lo più a chi non conoscendo il tedesco avrebbe difficoltà a comprendere le scritte riportate nelle immagini), perché tutta la sua vita è racchiusa in quei 79 disegni, come se il prima e il dopo quasi non esistesse.
Sono nato nel 1933 a Stettino, sulle rive del Baltico. Avevo poco più di tre anni quando Hitler salì al potere, nel gennaio del 1933.L’unico universo di cui avessi memoria fu quello della repressione e della persecuzione.

• VISITARE AUSCHWITZ. Guida all’ex campo di concentramento e al sito memoriale.
Carlo Saletti e Frediano Sessi, Marsilio 2011, 18.00 euro
Una guida per capire, una guida per essere preparati a quello che si può vedere e si può vivere ad Auschwitz, il campo nel quale dal 1940 al 1945 sono morti milioni di ebrei e che è simbolo del martirio cui l’Europa è stata sotto posta durante il nazismo.

• GLI EBREI SOTTO LA PERSECUZIONE IN ITALIA. Diari e lettere 1938-1945.
Mario Avagliano e Marco Palmieri, con prefazione di Michele Sarfatti, Einaudi 2011, 15,00 euro
Una scelta di testimonianze coeve, curata da due storici, suddivise tematicamente e cronologicamente per ripercorrere l’intera storia della persecuzione antiebraica in Italia dal 1938 al 1945, dalla campagna di propaganda antisemita all’emanazione delle leggi razziali, dall’internamento sotto il fascismo alle razzie e agli arresti sotto la repubblica di Salò, dalla fuga in clandestinità al concentramento nei campi italiani, dalla deportazione nei campi di sterminio al ritorno dei sopravvissuti.
Una cronaca della persecuzione, così come fu registrata giorno per giorno dagli stessi ebrei, cioè coloro che subirono le leggi razziali, gli arresti, le deportazioni.

venerdì 7 gennaio 2011

UN NUOVO ANNO



A volte mi capita di avere un'idea, banale o complessa che sia, avere in mente come realizzarla... ma non riuscirci per mancanza di tempo. Rimane lì, abbozzata in un angolino della testa e del cuore, ogni tanto si fa sentire, generando non poca frustrazione nella sottoscritta. Poi finalmente arriva il momento. L'idea non è più la stessa, si è modificata come avviene nella preparazione dei cibi: forse mi manca un ingrediente, oppure non ho più voglia di quel sapore, ma gli amici vengono a cena e quel piatto che avevo pensato diventa un altro, altrettanto appetitoso.
Avrei voluto proporre libri per l'arrivo dell'inverno, scrivere delle mie letture di fine/inizio anno (la convinzione che il libro con cui inizio l'anno è quello che determina la qualità delle letture dei 12 mesi che seguono, è ahimé ancora viva), suggerire qualche ricetta...
Arrivo adesso proponendo una confortante zuppa di cipolle con crostoni di pane rustico. Non ho cambiato rotta, la mia nave solca sempre il grande mare della letteratura, ma oltre ad ancorare la lettura ad un luogo, ad un momento, in qualche occasione ad una musica... perchè non associarla ad un sapore? Quindi se il collegamento è con la zuppa di cipolle, le mie divagazioni letterarie mi hanno certamente portato in Francia: in un mondo senza tempo, ad incontrare Patrick Modiano ed Emmanuel Bove. Il vento delle loro parole mi ha cullato in questi giorni.