venerdì 19 ottobre 2007

INTRODUZIONE ALL'INDUISMO

Inizia Venerdì 19 ottobre 2007 alle ore 18.30 la serie di 7 appuntamenti, organizzati in libreria dal VAIS (Venetian Academy of Indian Studies), dedicatio all'induismo.
L'idea è di fornire un approccio complessivo a un mondo tradizionale che, inglobando e amalgamando le diverse correnti di pensiero che si sono affacciate nei millenni sul subcontinente indiano, ha creato un continuum multiforme e spesso inestricabile di speculazioni filosofiche, strutture mitologiche, approcci culturali ad arti e scienze, impianti rituali, credenze religiose che hanno permeato e permeano tutt’oggi la società indiana.
Il ciclo di conferenze è dunque dedicato a chi si accosta per la prima volta a tale universo culturale, ma anche a chi, avendolo già avvicinato, desidera meglio comprendere l’ambito cui le diverse forme di pensiero possano essere riferite.



19 ottobre 2007 ore 18.30
che cos’è l’induismo
prof. Gian Giuseppe Filippi
università ca’ Foscari di Venezia


26 ottobre 2007 ore 18.30
la tradizione vedica
dr. Gianni Pellegrini
indologo VAIS – università di Benares


8 novembre 2007 ore 18.30
i darshana: le sei correnti filosofiche dell’induismo
prof. Antonio Rigopoulo
università ca’ Foscari di Venezia


16 novembre 2007 ore 18.30
l’epica
prof. Giovanni Torcinovich
università ca’ Foscari di Venezia


23 novembre 2007 ore 21.00
tantrismo
dr.ssa Monia Marchetto
indologa VAIS


30 novembre 2007 ore 18.30
bhakti e induismo medioevale
dr. Maurizio Verardo
indologo VAIS


7 dicembre 2007 ore 18.30
movimenti del XIX e XX secolo, pseudo religioni e fondamentalismi indiani
prof. Gian Giuseppe Filippi
università ca’ Foscari di Venezia

mercoledì 10 ottobre 2007

VISIONI

Sabato 13 ottobre 2007 alle 18.00 inaugurazione della mostra d'arte "Visioni" di Andrea Allegretti (rimarrà fino a sabato 27 ottobre).
Attraverso una gestualità istintiva, cerco di abbandonareogni volontà di rappresentazione. Cerco di “superare”i miei pensieri, “anticiparli”, spingendoli oltre...dove non avrei saputo. Finché affiora da sé un’immagine, che da astrattadiventa reale. La confusione e il caos diventano forma earmonia. Un onda! Un istante nel fluire continuo. Energia in continua trasformazione, della quale non conosco, se esiste, l’origine.
Andrea Allegretti è nato a Cremona nel 1979. Diplomato in comunicazione visiva egrafica pubblicitaria all'Istituto Superiore di Design "A.Palladio" di Verona, vive e lavora come grafico e webdesigner a San Benedetto Po in provincia di Mantova.La sue vere passioni sono la musica, l'arte e le loro contaminazioni.

martedì 9 ottobre 2007

INCONTRANDO POESIA

Uscito da poco per Servitium, Carità della notte, scritto da Lorenzo Gobbi, è il racconto libero di un incontro personale con la poesia di Paul Celan e insieme un saggio rigoroso sull'interpretazione di questa poesia: con essa, infatti, si può davvero conversare nella notte del dolore, del lutto , dell'abbandono, e nel tempo che segue la separazione.
Segnato dal lutto, l'autore racconta di aver trovato nella poesia di Celan non solo una riflessione profondissima sul tempo e sulla separazione, proveniente dal cuore pulsante della cultura ebraica, ma anche il racconto esatto di ciò che egli stesso ha vissuto.
"Incontrai la poesia di Celan nella metà degli anni '80:parole frante, criptiche, quasi illeggibili - eppure, indiscutibilmente vere. Compresi più tardi che il mistero del loro pudore è un estremo desiderio di verità: una gratuità disarmante. Ne nacque un colloquio intenso, misurato, che durò molti anni - e poi, un nuovo colloquio, serrato e segreto, a cui mi dedicai febbrilmente per mesi e mesi, senza altra occupazione - e al quale tornai a più riprese, fino a oggi.
Vorrei raccontare qui una parte di ciò che ne ho avuto - a testimonianza del bene."
Il libro verrà presentato in libreria venberdì 12 ottobre alle ore 18.30. L'autore Lorenzo Gobbi dialogo con padre Espedito D'Agostini, direttore delle edizioni Servitium, sulla lettura, la scrittura, la poesia e l'editoria oggi.

venerdì 5 ottobre 2007

DA SAMARCANDA A BUKHARA

Da Samarcanda parto al mattino presto: direzione Bukhara con tappa intermedia, dopo due ore e mezza di strada, a Shakhrisabz. E' venerdì, giorno festivo per i musulmani, ma soprattutto giorno di matrimoni! Il cittadina non è particolarmente bella, le case lungo la via principale non hanno nulla di artistico: di primo acchito non si coglie il fascino di quella che è stata la città natale di Tamerlano. Poi la moschea di Kok-Gumbaz ed ancora più bello il complesso di Khazrati-Imam dove gli uomini, per lo più anziani, pregano all'ombra del porticato. Le donne sono indaffarate ad esporre le loro mercanzie nelle stradine e i nei cortili alberati dei dintorni: ricami floreali, eseguiti su tessuti di cotone per splendide borse di varie dimensioni e suzanne (i teli uzbeki da usare come tovaglia o copriletto). Sono delicate nel porgere i manufatti, molti dei quali ottenuti rielaborando tessuti della tradizione familiare, forse del corredo tramandato da qualche generazione, tanto sono consumati: da un lato mi rattristo nel pensare che la necessità impone di cedere parte della propria cultura, dall'altro mi accorgo che vado proprio a cercare quegli oggetti che sanno di vecchio, sanno di casa, di famiglia, di un'altra famiglia che non è la mia, ma che nelle mie mani vengono "coccolati" come lo sono stati in quelle della nonna uzbeka che li ha ricamati.
La visita continua con la residenza estiva di Tamerlano: il palazzo bianco, di cui resta solamente l'enorme portale d'ingresso rivestito di maioliche bianche e blu. A circa cento metri, la statua di Tamerlano con una grande folla di novelli sposi. La tradizione vuole la foto ricordo ai piedi del grande condottiero. Nonostante la temperatura elevata e il sole impietoso, deliziose "meringhe" al braccio di compiti sposi sono precedute dal suono di una lunga tromba fino alla statua. Colpisce lo sguardo delle spose: viso triste e occhi bassi. Domando se è perché di norma i matrimoni sono combinati e quindi le spose raramente sono felici il giorno del matrimonio: no, non è per questo, ma perché con il matrimonio si abbandona la vita spensierata dell'infanzia, dei giochi e dei sorrisi per affrontare seriamente il futuro e la donna deve dare dimostrazione di aver compreso e di aver accettato il destino del diventare adulta. Mi resta ancora qualche dubbio: non sono abituata a vedere le spose tristi.
Nel tardo pomeriggio arrivo a Bukhara e trovo sistemazione in un grazioso alberghetto poco distante dalla piazza Lyabi-Huaz e a nord del quartiere ebraico della città. Quest'ultimo, nonostante quanto immaginassi, non è particolarmente animato, non ci sono botteghe, si vedono per i vicoli ebrei ortodossi: non a caso la comunità di Bukhara è una delle poche al mondo che non parla yiddish, ma usa l'uzbeko, forse conseguenza della forte repressione subita nel corso dei secoli.
Bukhara è una bella città e doveva esserlo molto di più prima della dominazione russa, che ha smantellato le scuole coraniche, lasciando in stato di abbandono splendide madrase, e i ricchi bazar, dei quali resta ormai ben poco. Gli edifici, per quanto fatiscenti mostrano quello che doveva essere lo splendore di un tempo, ma dello spirito che doveva animare gli scambi e che portava in città genti dell'est e dell'ovest non c'è più. Le botteghe propongono belli oggetti dell'artigianato locale, soprattutto stuoie e tappeti di cotone o lana, oggetti d'argenti di provenienza pakistana, afghana e indiana. La gente s'ingegna a proporre i manufatti più diversi.
Dalla madrasa di Abdul Aziz Khan si sente una musica: il cortile interno è coperto di tappeti stesi al sole, le piccole absidi di accesso alle celle sono occupate dalle bancarelle dei mercanti di cappelli, di scatole di legno decorato, di strumenti musicali. Un uomo suona una specie di piccolo violino.
Giro senza meta fra le vie della città, osservando i volti delle persone, annusando l'aria e fermandomi a bere tè. Verso sera mi concedo uno spettacolo di marionette: non amo questo genere di intrattenimenti, ma la ragazza che lo propone ha lo sguardo troppo dolce per rifiutare. E mi diverto pure: tre ragazze inscenano una cerimonia di matrimonio, parlano inglese, muovono le marionette e interagiscono con loro, non risparmiando critiche alla tradizione. Immagino che con il ricavato si paghino gli studi: è una cosa buona, vale la pena di sostenere queste iniziative.
Al mattino presto, dopo opportuna scorta di acqua e frutta, si parte alla volta di Khiva: il deserto del Kizilkum.

martedì 2 ottobre 2007

GHIACCIOFUOCO: MONDI DI DONNE

Due scrittori, due paesi, due continenti. Lei Laura Pariani, lui Nicola Lecca. Lei nella luminosissima Buenos Aires, lui nella silenziosa Reykijavik.
Laura Parini, autrice di Dio non ama i bambini recentemente edito da Einaudi, ha deciso di vivere in Argentina, ama i colori accesi dei mercati sudamericani, il caos felice delle capitali andine, la passionalità del tango e quella delle menti.
Nicola Lecca, autore di Concerti senza autore, invece, vive in Scandinavia: ama il silenzio asettico di quei paesaggi, la calma polare del buio perenne, la timidezza infinita delle persone.
I due scrittori, molto lontani fra loro, rimangono in contatto, si mandano mail, e si accorgono di vivere esperienze opposte e di giorno in giorno continuano a raccontarsele.
Nasce così Ghiacciofuoco e il desiderio di ritrarre la figura della donna in contesti geografici fra loro opposti. Laura Pariani e Nicola Lecca, due scrittori diversissimi per generazione, stile di scrittura, esperienze, decidono di confrontarsi e di raccontare i mondi lontani che hanno potuto conoscere.
Nascono sette figure di donne (la moglie, la vecchia, la prostituta...), sette storie che saranno raccontate due volte.
Ghiacciofuoco di Laura Pariani e Nicola Lecca. Marsilio 2007