sabato 5 aprile 2008

BUONANOTTE, NEW YORK

La letteratura su New York è infinita. Si pensi a Auster, De Lillo, Ballard e ad altri mille autori, americani e non, che hanno raccontato la metropoli. Il fascino di New York si rinnova di volta in volta: mi respinge e mi attira ogni volta che esce un libro sulla città. E ogni volta cedo alla tentazione, leggo pagine su pagine (New York non si può quasi mai riassumere in poche parole) e mi innamoro. Due le pubblicazioni recenti che, immancabilmente hanno prodotto questo effetto: La gang dei sogni di Di Fulvio e Gli inquilini di Malamud.
La prima storia, ambientata nel Lower East Side negli anni del proibizionismo, racconta di gangster e di immigrati, di bianchi e di neri, di miseria e di violenza, regalando personaggi, cattivi o buoni che siano, d'una poesia infinita. Un romanzo letto d'un fiato. Nonostante Di Fulvio con il precedente libro La scala di Dioniso (troppo duro, troppo violento) non rientrasse nei miei gusti, non ho resistito al fascino di questo nuovo romanzo. Per fortuna. Gli episodi violenti, che certo non mancano e che l'autore sa perfettamente creare e descrivere, vengono qui stemperati da immagini e personaggi dolci, sinceri, sani, moralmente integri al punto da superare le situazioni più abbiette. Un romanzo sull'amore e l'amicizia. Una storia ben costruita, con una giusta dose di suspense. Una scrittura che si adegua di volta in volta alla scena. Una serie di personaggi di cui innamorarsi.
Malamud descrive una New York più recente: Gli inquilini è del 1971 e racconta la storia di due scrittori, uno ebreo e l'altro afroamericano, che sono ormai gli ultimi abitanti di una palazzina destinata alla demolizione per far spazio ad un grattacielo di lusso. Non una scrittura consolatoria, non un'immagine dorata, ma un mondo caotico, senza armonia. Un mondo, quello degli anni Sessanta, di conflitti, tensioni sociali e politiche, che l'autore drammatizza ancor di più della realtà per renderli evidenti. L'incapacità dei due protagonisti di creare, la loro incapacità di scrivere che si trasforma in impossibilità di scrivere in un mondo in demolizione. Una grande metafora. Come dice a ragione Aleksandar Hemon nella prefazione: "Gli inquilini non è un libro da leggere sotto una larga coperta davanti al caminetto mentre fuori la neve ricopre il mondo in armonia. E' un libro da odiare o da amare, che fa litigare con se stessi o con il mondo intero. Una lettura da cui si esce arrabbiati, combattuti - e vivi".
(La gang dei sogni, di Luca Di Fulvio, Mondadori 2008 - Gli inquilini, di Bernard Malamud, Minimum fax 2008, tradotto da Floriana Bossi).

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