sabato 30 gennaio 2010

PER IL GIOVANE HOLDEN, CHE RIMARRA' SEMPRE

Quelli che mi lasciano proprio senza fiato
sono i libri che quando li hai finiti di leggere
e tutto quel che segue vorresti che l'autore
fosse un tuo amico per la pelle e poterlo
chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

(da Il giovane Holden, di Jerome D. Salinger, traduzione di A. Motti, Einaudi)

mercoledì 27 gennaio 2010

MEMORIA


Dedicato al giorno della memoria, nel suo decimo anniversario: per non rimuovere, non dimenticare, perché dimenticare è sininimo di negare, e per costruire una speranza, perché le vittime e gli ultimi testimoni oculari non siano lasciati soli e perché noi non rimaniamo soli, privi di un pezzo del nostro passato

• SEI MILIONI DI ACCUSATORI, LA RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL PROCURATORE GENERALE AL PROCESSO EICHMANN
Gideon Hausner, traduzione dal francese di Laura Gonsalez, Einaudi 2010, 11,50 euro.
I processi ai criminali nazisti si tennero a Norimberga tra il novembre del 1945 e l’ottobre del 1946: 24 gli imputati coinvolti nella prima fase del processo (a cui seguì la seconda fase in cui il grado di coinvolgimento nei crimini fu ritenuto meno grave). Fra gli imputati Adolf Eichmann non figurava, di lui si erano perse le tracce. Pur essendo responsabile dei trasporti ferroviari dei prigionieri e pur avendo quindi parte attiva nella soluzione finale (responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone), non era un personaggio di spicco: nascostosi nelle campagne tedesche per 5 anni, con passaporto falso (rilasciato dalla Croce Rossa di Ginevra in base alla testimonianza di un padre francescano) e col nome falso di Riccardo Klement nel giugno del 1950 salpò dall’Italia alla volta dell’Argentina dove trovò rifugio a Buenos Aires, prevedendo di ritornare in Germania in tempi non sospetti. Nel 1957 venne scoperto il suo indirizzo e nel 1960 il Mossad lo rapì per portarlo in Israele a subire il processo per crimini di guerra.
Il processo contro Eichmann inizia nell’aprile del 1961 e si conclude quattro mesi più tardi con una sentenza di condanna a morte. Il testo del discorso è stato pubblicato per la prima volta in italiano da Einaudi il 15 dicembre del 1961. Eichmann viene impiccato il 31 maggio del 1962.
E’ il primo processo ad un criminale nazista che si svolge in Israele. Un processo che ha segnato la storia del XX secolo, coinvolgendo non solo carnefici e vittime, ma (svolgendosi a distanza di quindici anni dalla fine della guerra) le coscienze, connotando la soluzione finale e quindi dando fondamento alla prima vera presa di coscienza di quello che la soluzione finale aveva significato.

• IL VOLONTARIO
Marco Patricelli, Laterza 2010, 20,00 euro.
Patricelli, docente di Storia dell’Europa contemporanea e consulente storico per la Rai, è autore di diversi libri pubblicati per Laterza, Utet, Mondatori: la resistenza l’argomento privilegiato nelle sue ricerche.
Questo suo ultimo libro racconta una storia di resistenza e come il precedente Le lance di cartone (Utet 2004) si svolge in Polonia: la vicenda tragica di Witold Pilecki, polacco, tenente di cavalleria classe 1901. Membro attivo della resistenza polacca al nazismo, d’accordo con i suoi superiori, nel 1940 nel corso di una retata della Gestapo si fa arrestare allo scopo di organizzare la resistenza all’interno del campo dove l’avrebbero deportato. Il campo è Auschwitz dove Pilecki resta fino al 1943, quando riesce ad evadere. Partecipa all’insurrezione di Varsavia del 1944, viene nuovamente fatto prigioniero fino alla fine della guerra.
Per conto del governo polacco in esilio a Londra nell'autunno 1945, gli viene affidata un’ultima missione: tornare in Polonia occupata dalla truppe sovietiche per ottenere informazioni sull'occupazione. Ma il suo non è il destino di un eroe (o forse sì): il nuovo regime sovietico lo ritiene un testimone scomodo, un traditore. Viene scoperto, catturato, processato, condannato a morte: l’esecuzione nel maggio del 1948. Il suo nome non è nemmeno degno di memoria, non va pronunciato, i suoi familiari non sanno dove sia sepolta la salma, fino al 1989 tutto quello che riguarda la sua attività è sottoposto a censura.
Questa di Patricelli è la prima pubblicazione italiana su Pilecki.

• PERCHE’ L’OLOCAUSTO NON FU FERMATO. EUROPA E AMERICA DI FRONTE ALL’ORRORE NAZISTA
Thoedore S. Hamerow, Feltrinelli 2010, traduzione di Ulisse Mangialaio, 28,00 euro.
Hamerow, professore di storia all’Università del Wisconsin, dopo una lunga ricerca documentaria e un vastissimo lavoro d’archivio, formula una tesi sconcertante.
Essendo nota già nel 1942 sia in Europa che negli Stati Uniti la notizia dello sterminio sistematico degli ebrei per mano dei nazisti, Hamerow si domanda perché ci vollero tre anni di inerzia, tre anni in cui nessuna azione militare fu specificamente finalizzata a sabotare la macchina nazista, nessuna azione diplomatica. Tre anni in cui l’accoglienza dei rifugiati ebrei in fuga dalla Germania fu resa difficile. La risposta, espressa appunto dopo lunghe ed approfondite ricerche (la ricca bibliografia ne è testimone) è terribile. L’Olocausto non fu fermato 1) perché le democrazie occidentali erano pure percorse da un profondo antisemitismo, derivante dalla Grande Depressione economica per la quale la proverbiale avidità ebraica poteva fungere da capro espiatorio, e quindi non presero misure concrete in soccorso degli ebrei (negli Stati Uniti, ma anche in Europa si tentò di far passare lo sterminio come semplice propaganda e la questione ebraica come un problema locale. 2) perché, questo era il pensiero delle democrazie occidentali, se si fosse provveduto a favore degli ebrei, non si sarebbe stati in grado di affrontare il problema delle altre minoranze coinvolte nello sterminio (prostitute, mendicanti, malati di mente, zingari, omosessuali, disabili, prigionieri politici, immigrati..).
Storia docet: la tesi di Hamerow sembra calzare perfettamente anche alla nostra storia/e contemporanea/e. Crisi economica, capro espiatorio gli altri (i non-noi), non soluzione ma interventi palliativi di propaganda, attesa che il “problema locale” si risolva.
NOTA: Hamerow usa la parola olocausto. Il termine è stato impiegato, fino a qualche tempo fa, per indicare la tragedia del xx secolo. Definizione impropria: olocausto in termini biblici significa sacrificio (volontario) a Dio, cosa che sicuramente non è stata. Da qualche tempo si è sostituito olocausto con il più appropriato Shoah, che si traduce con desolazione, distruzione, catastrofe, tempesta che tutto distrugge.

• COSTRUIRE LA RAZZA NEMICA. LA FORMAZIONE DELL’IMMAGINARIO ANTISEMITA TRA LA FINE DELL’OTTOCENTO E GLI INIZI DEL NOVECENTO
Francesco Germinarlo, Utet 2010, 18,00 euro
Per Germinarlo ci si sposta nell’Ottocento per trovare una ideologia antisemita. Considerando che le vicende storiche sono state caratterizzate dagli stermini degli ebrei, dai pogrom alla Shoah, si è supposto che l’antisemitismo non avesse un proprio apparato ideologico, volto a dare una propria lettura della società e della storia. Ma è nella seconda metà dell’Ottocento (affare Dreyfus) che l’antisemitismo elabora un proprio apparato culturale teorico e politico, che avrebbe poi alimentato l’antisemitismo europeo del secolo successivo. Responsabili della cultura politica antisemita Edouard Drumont, direttore del quotidiano antisemita La Libre Parole ed una nutrita schiera di intellettuali, pubblicisti, scrittori: 1) l’antisemitismo si presenta come una teoria politica rivoluzionaria, ostile alla società borghese liberale, 2) ha per obiettivo dichiarato quello di far saltare questa borghesia, giudicata “affermazione di un progetto di tirannide ebraica che percorre tutte le epoche della storia”, 3) la sua azione si svolge contro la società borghese, nella sua componente ariana, in quanto gli ariani hanno ebreizzato comportamenti e cultura, 4) di qui la vocazione totalitaria e l’abilità nell’orientare i regimi totalitari del novecento.
La razza nemica è stata costruita.

• LA STRADA DI LEVI. DA AUSCHWITZ AL POSTCOMUNISMO, VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI UN’EUROPA SCONOSCIUTA
ChiareLettere 2010, euro 24,00 con dvd
Davide Ferrario e Marco Belpoliti firmano il film La strada di Levi, contenuto nel dvd, ripercorrendo il viaggio interminabile di Primo Levi, da quando lascia Auschwitz nel 1945 all’arrivo a Torino, attraversando per mesi le rovine dell’Europa post bellica.
Marco Belpoliti e Andrea Cortellessa, nel libro allegato dal titolo Da una tregua all’altra, raccolgono le testimonianze di Primo Levi e di Mario Rigoni Stern per mettere a fuoco i sentimenti, i problemi, la storia di quel viaggio sconvolgente per recuperare la vita.

• PER VIOLINO SOLO. LA MIA INFANZIA NELL’ALDIQUA (1938-1945)
Aldo Zargani, Il Mulino 2010, 12,00 euro
Dopo i saggi una testimonianza, quella di Zargani che racconta la sua infanzia, ebreo italiano nato nel 1933, dal varo delle leggi razziali nel 1938 alla fine della guerra. Un racconto tragico, perché sono gli anni bui del terrore, e allo stesso tempo grottesco ed ironico, perché sono anche gli anni magici dell’infanzia. Racconta la storia della sua famiglia, del padre violista che perde il lavoro con la promulgazione delle leggi razziali, la sua esclusione dalla scuola, il tentativo di espatrio, l’arresto dei genitori, la deportazione dei parenti. Ma attraverso i ricordi emergono anche personaggi e situazioni che nell’immaginario di bambino sembrano alleggerire la tragicità degli avvenimenti. Una specie di favola, magica e paurosa.

• L’ALBERO DI ANNE
Irene Cohen-Janca e Maurizio Quadrello, Orecchio acerbo 2010, traduzione dal francese di Paolo Cesari, 14.00 euro
E’ un ippocastano il protagonista dell’albo illustrato da Maurizio Quarello, un vecchio albero (dichiara di avere più di 150 anni), residente in un giardino di Amsterdam, ormai stanco e malato, che decide di raccontare quanto è accaduto proprio al numero 263 di Prinsengracht. Ricorda le leggi razziali del 1940, descrive la difficile vita quotidiana di chi viveva nella casa di fronte a lui e racconta della ragazzina che grazie ai suoi rami alti riesce a vedere e consolare dal lucernario della soffitta.
Illustrazioni e testo di grande impatto, originale l’idea di raccontare la storia di Anne Frank attraverso gli occhi di un testimone muto, bello il messaggio sull’importanza di ricordare e di passare il testimone, anche dei ricordi storici alle nuove generazioni (se l’albero vecchio e ammalato viene abbattuto, un altro giovane viene piantato al suo posto)

domenica 24 gennaio 2010

LIBRI PER "NAVIGARE A VISTA"

Gennaio: voglia di partire anche solo con letture che portano al caldo, in paesi lontani ma non troppo, dove siamo già stati o dove forse un giorno andremo (anche incuriositi da chi li ha raccontati). Algeria, Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Turchia

• LA ROSA DI BLIDA
Yasmina Khadra, Nottetempo 2009, traduzione di Laura Barile, 6,00 euro
Di Yasmina Khadra sono state tradotte in italiano diverse opere a partire dagli anni ’90: suoi sono Doppio bianco (1997 in Francia, 1999 in Italia per E/O) , Morituri (1997 in Francia, 1998 in Italia per E/O). Nella nota biografica delle prime edizioni si legge che Yasmina Khadra è uno pseudonimo, ma si legge anche che dietro questo pseudonimo si cela una donna. In tempi recenti, precisamente nel 2001 quando ha potuto lasciare il suo paese, si è saputo che Yasmina Khadra in realtà è un uomo, algerino, nato nel 1955 nel Sahara algerino, il cui vero nome è Mohammed Moulessehoul (la scelta di un nome femminile è una sorta di omaggio alle donne ed in particolare alla moglie).
La scelta dello pseudonimo deriva dalla necessità di mantenere la clandestinità per scrivere la realtà algerina, avendo un passato di ex-ufficiale dell’esercito, essendo stato testimone della violenza della guerra d’indipendenza. La stessa clandestinità è mantenuta scrivendo innanzitutto libri gialli, dove ci si aggira per le via di Algeri come in un labirinto di storie, dove la sfida con la morte è una ragione di vita.
Quella che Khadra descrive è una realtà che non si desidera vivere, ma che è bene conoscere, è una realtà fatta di ribellione, ribellione di carta, ribellione attraverso le parole e i racconti per evadere dalla realtà quotidiana, quella che opprime, che censura, che zittisce, che mette in pericolo di morte.
In Gli agnelli del signore (1998 in Francia, in Italia nel 2009 per Mondatori) Khadra descrive la vita in un villaggio sperduto, diviso fra antiche tradizioni e nuovi rancori generati dalla dominazione francese prima, dalla guerra d’indipendenza poi ed infine dai conflitti interni.
Con Che cosa sognano i lupi (1999 in Francia, in Italia nel 2001 per Feltrinelli, ora in Mondatori) ci si cala negli anni ‘80 in Algeria, con la sempre maggior differenza fra nuovi ricchi e ancora e sempre poveri e la nascita del fondamentalismo.
Con Le rondini di Kabul (2001 in Francia, in Italia 2003 per Mondadori) e L’attentatrice (2005 in Francia, 2006 in Italia sempre per Mondatori) lo scrittore si allontana dall’Algeria, ma non rinuncia ai suoi temi, al descrivere gli effetti dell’integralismo e le risposte che l’integralismo suscita.
La rosa di Blida (2006 in Francia, 2009 in Italia per Nottetempo) non è un noir, ne un romanzo come gli altri finora proposti: è un racconto d’amore, che allontana il protagonista, dalla scuola militare dove è confinato a vivere, verso fantasie d’evasione.

• L’HAREM
Gerard de Nerval, Passigli 2004, traduzione di Maurizio Ferrara, 7,50 euro
Dopo un viaggio in Egitto nel 1843-1844 Nerval scrive Viaggio in Oriente, che raggiunge la sua forma definitiva nel 1851 con il titolo Scene della vita orientale. Questa lettura non è solo un viaggio nella caotica e favolosa città del Cairo, ma anche nel tempo, considerando che si fa un passo indietro di più di un secolo e mezzo.
La descrizione della città è meravigliosa, le impressione del viaggiatore sono le stesse che si possono vivere oggi, se solo si ha la voglia e il tempo di “uscire” dai percorsi turistici. I commenti sulla società islamica sono altrettanto curiosi: si parla non solo dell’harem (che dà il titolo all’estratto), ma di donne, di schiave, di copti, di governatori inglesi… Davvero affascinante, viene voglia di partire.

• LA CINTURA
Ahmed Abodehman, Epoche 2009, traduzione dal francese degli allievi della Scuola di specializzazione in traduzione di Torino, 14.00 euro
Abodehman è uno scrittore arabo, nato nel 1949 in un paesino di montagna nel sud dell’Arabia Saudita. Studia prima a Riad, poi a Parigi dove si trasferisce nel 1981 e dove lavora per il quotidiano saudita Al Riyadh.
La cintura è la prima opera di uno scrittore della penisola arabica scritta in francese (2000 per Gallimar): curiosamente la traduzione in arabo è dello stesso Abodehman. In Italia dobbiamo alla Epoche la pubblicazione di questo memoire che lo scrittore dedica alla figlia per raccontargli il suo villaggio. Il linguaggio è semplice, le immagini sanno di una terra lontana, con una cultura lontana, con cui lo stesso scrittore sembra voler fare i conti combattuto fra l’attaccamento alle proprie radici e il desiderio di nuove culture.

• A CHI PORTI LA ROSA?
Islam Samhan, Interlinea 2009, traduzione di Valentina Colombo, 10,00 euro
Samhan vive in Giordania, fa il giornalista ed è appassionato di poesia: è dalla poesia, da questa passione che derivano le sventure di Samhan. Nel settembre del 2008 sul sito di Amman News viene giudicata “un insulto a Dio” la sua raccolta di poesie Leggiadra come un’ombra e viene chiesto alle autorità giordane di sospendere la pubblicazione del libro e alle autorità religiose di giudicarlo. Comincia per lui il travaglio: riesce a lavorare con fatica per un quotidiano giordano indipendente, ma i suoi articoli vengono pubblicati senza la sua firma. Nel giugno del 2009 Samhan viene processato ed incarcerato perché nelle sue poesie sono citati versi del Corano: 1 anno di prigione e un’ammenda pecuniaria corrispondente a circa 10.000 euro.
La Giordania è uno stato recente, la densità della popolazione è bassa, gli scrittori sono pochi, pochissimi quelli che vengono tradotti all’estero. L’editore Interlinea merita un encomio per aver pubblicato questa breve raccolta di uno dei più promettenti poeti contemporanei del mondo arabo (testo arabo a fronte). Merito anche alla curatrice e traduttrice Valentina Colombo, che spiega la storia del libro e di Samhan, per il quale non c’era nessuna intenzione di insultare l’Islam, ma l’idea di usare i versi del Corano in senso metaforico. Nel testo originale (riportato a fronte) e nella sua traduzione, l’editore riportai versi incriminati con carattere differente.


• QUARANTAQUATTRO FIABE TURCHE
Raccolte da Ignacz Kùnos e illustrate da Willy Pogàny, Donzelli 2009, traduzione di Fulvia De Luca e Giorgio Salvi, 42,00 euro
Si tratta di un volume prezioso, e il riferimento non solo al prezzo, ma piuttosto al contenuto e agli autori: questi ultimi sono entrambi ungheresi, vissuti a cavallo fra l’800 e il ‘900, ed entrambi firme di prestigio. Kunos, di origini ebraiche ungheresi, è stato uno dei massimi esperti di narrativa turca e balcanica; Pogany è un artista, famoso per le illustrazioni di fiabe e libri per adulti e per le prestigiose illustrazioni in stile art nouveau che impreziosiscono le edizioni di Coleridge e di Wagner dei primi decenni del secolo scorso.
Per questa antologia di 44 fiabe, Kunos si avvale non di testi già scritti, ma della tradizione orale: sono infatti le storie e storielle che si possono udire ogni giorno nei cortile e nelle strade di Costantinopoli, sono il verbo dei cantastorie e delle donne intorno al focolare. Sono alcune delle fiabe che Kunos ha sentito raccontare nei suoi numerosi viaggi in Anatolia e che ha deciso di mettere per iscritto, per consegnare questo ricco patrimonio ai posteri.
Le illustrazioni di Pogany, il formato del testo, la bicromia delle immagini, i dettagli dei fregi riportano fedelmente all’edizione originale, pubblicata a Londra nel 1913. Una curiosità: il titolo di ogni fiaba è proposto in lingua turca, ma scritto ancora con i caratteri arabi, essendo l’edizione antecedente al 1928, anno in cui la riforma impone l’adozione dei caratteri latini. Un’altra curiosità: l’edizione del 1913 pare si trovi ancora e nel mercato del libro di antiquariato ha una valutazione di circa 900-1000 dollari.