giovedì 11 marzo 2010

DONNA, DONNE

Senza addentrarmi nel terreno della letteratura femminista, accenno a qualche saggio recente, o meno recente ma di grande interesse, sull’argomento donna e a qualche testo di narrativa in cui si dia testimonianza di figure femminili contemporanee che hanno alzato la testa in un contesto ostile: donne di Iran e Afghanistan.

• MEMORIE DI UNA CHE C’ERA. UNA STORIA DELL’UDI
Marisa Rodano, Saggiatore 2010, 19.00 euro
L’Unione Donne Italiane nasce nel 1944 e celebra il suo primo congresso a Firenze nel 1945, coinvolgendo 400.000 donne distribuite in 78 province. Nasce da esperienze di resistenza civile e militare nel nord e dai partiti democratici del centro-sud. Inizialmente, attraverso commissioni apposite, si occupa dei problemi civili urgenti nell’Italia dell’immediato dopoguerra (mense popolari, alloggi, igiene, lotta al mercato nero), poi sposta l’interesse sull’emancipazione della donna, promuovendo vere e proprie battaglie civili (parità di salario, divieto di licenziamento per la donna che si sposa, divieto di doppio lavoro, pensione per le casalinghe). Dalla fine degli anni ’60 l’UDI si fa promotrice del cambiamento del diritto di famiglia che porta alla legge sull’aborto e sul divorzio per arrivare al progetto di legge di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne. Oggi gli ambiti di lavoro dell’UDI sono cittadinanza, precarietà, assistenza, famiglia e maternità, adeguando gli internnventi al mutato tessuto sociale, che vede la presenza di un numero sempre più consistente di donne straniere/immigrate.
Marisa Rodano, autrice di questo saggio che racconta la storia dell’UDI, è stata una delle fondatrici e quindi a pieno titolo può raccontare la storia del movimento e può raccontarci le conquiste ottenute dalle donne in Italia, avendo ricoperto ruoli istituzionali in Italia e in Europa, e avendo sempre combattuto per il riconoscimento dei diritti delle donne.

• MA LE DONNE NO
Caterina Soffici, Feltrinelli 2010, 14,00 euro
Il sottotitolo: Come si vive nel paese più maschilista d’Europa.
Caterina Soffici è una giornalista e propone un bilancio delle lotte civili per l’emancipazione della donna: se l’idea iniziale era quella di essere libere, indipendenti e padrone del proprio destino, ora non ri può che constatare una sconfitta. O se non una sconfitta, almeno una mancanza di crescita, una situazione di stallo, una mancanza di progressi. E questa è una situazione prettamente italiana: all’estero ci si imbatte in donne vincenti, che reagiscono e si realizzano; in Italia per vari motivi le donne non riescono a conquistare terreno nei confronti dell’altro sesso, rimanendo il più delle volte relegate a ruoli meno prestigiosi, meno qualificati, meno pagati, in continua lotta con la vita familiare che sono quasi sempre da sole a gestire. Un mondo meno sessista sarebbe possibile e, conclude la Soffici, ne trarrebbero beneficio anche gli uomini.

• CINEMA: FEMMINILE, PLURALE
Paola Casella, Le mani 2010, 14,00 euro
La Casella, pure giornalista e critico cinematografico, guarda al primo decennio del nuovo secolo e guarda all’evoluzione della figura femminile, nelle immagini cinematografiche: sempre più donne nei film stanno diventando motori della storia e gli uomini che le accompagnano sono personaggi comprimari. Alla fine del ‘900 il femminile e il materno rappresentati esprimevano sofferenza e frustrazioni derivanti da competizioni impari con il panorama maschile. Poi la figura femminile sembra gradualmente emergere e si fa paladina di nuovi ideali, proiettandosi in un futuro in cui sia non solo compartecipe, ma addirittura fondamentale figura per rassicurare gli elementi maschili, che appaiono invece sempre più confusi e insicuri.


• DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA
Olympe de Gouges, Il Nuovo Melangolo , 9.00 euro
Risale al 1791 questo testo. La Rivoluzione francese è da poco alle spalle, la situazione politica è instabile e Olympe dopo aver dato alle stampe un paio di opuscoli politici, destando attenzione e discussione, propone la Dichiarazione dei diritti della donna, rivolgendosi a Maria Antonietta: sostiene che le donne sono capaci di assumere responsabilità tradizionalmente riservate agli uomini e chiede che le donne vengano ammesse ai dibattiti politici e sociali; afferma l'uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perché si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. La prima cosa che ottiene è che le donne siano ammesse a una cerimonia a carattere nazionale, « la festa della legge » del 3 giugno 1792 poi alla commemorazione della presa della Bastiglia il 14 luglio 1792.
Olympre chiede la possibilità di sciogliere un matrimonio e l'instaurazione del divorzio (ammesso all'indomani della Rivoluzione). Avanza l'idea di un contratto firmato tra concubini e milita per la libera ricerca della paternità e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. È anche tra i primi promotori di un sistema di welfare, formulando - a grandi linee - un sistema di protezione materna e infantile e raccomanda la creazione di seminari nazionali per combattere la disoccupazione. Analogamente propone la creazione di alloggi per i non abbienti e quella di ricoveri dignitosi per i mendicanti.
Viene ghigliottinata il 3 novembre 1793, lei che a sostegno della sua battaglia politica e civile aveva detto «La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovrà anche avere il diritto di salire sulla tribuna.»


• FINCHE’ AVRO’ VOCE
Malalai Joya, Piemme 2010, traduzione di Franca Genta Bonelli, 17.50 euro
Lo scenario è quello dell’afghanistan contemporaneo, dove l’autrice nasce nel 1977.
Lo scenario è quello di un paese arretrato a livello di conquiste civili, in cui la donna ha un ruolo limitato all’ambito familiare.
Malalai ha conosciuto subito la durezza della vita in Afghanistan: l’invasione dei Russi, la fuga della sua famiglia in Pakistan, il governo dei Talebani. E ha deciso di lottare per la libertà sua e di tutte le donne afghane, riuscendo a conquistare un incarico nel gran consiglio afghano, dopo il crollo del regime talebano. Ma quella Loya Jirga, quel gran consiglio che avrebbe dovuto dare vita al nuovo corso della politica e della vita civile, è ancora una volta una sfida difficile: il suo posto è in mezzo ad uomini, uomini che non hanno cambiato modo di pensare solo perché il regime talebano è crollato. Malalai non si rassegna, non rispetta la legge del silenzio che la convenzione vuole sia rispettata dalle donne, ed interviene in assemblea, generando nell’immediato insulti nei sui confronti e nei confronti di tutte le donne, poi minacce ed attentati. La sua battaglia non si ferma: nonostante tutto la sua voce continua a farsi sentire, denunciando le verità più scomode, le connivenze internazionali, il fondamentalismo di Karzai, i traffici illeciti e la violazione dei diritti umani. La sua voce, raccolta in questo libro in via di pubblicazione in 18 paesi.

• E’ SOLO LA VOCE CHE RESTA
Forugh Farrokhzad, Aliberti 2009, traduzione e cura di Faezeh MArdani, 15,00 euro
Ritorna la voce, questa volta nei Canti di una donna ribelle del Novecento iraniano.
La Farrokhzad è una donna iraniana, nata a Teheran nel 1935, che sin da giovanissima dimostra una grande passione per l’arte e la poesia, tanto da scegliere quest’ultima rispetto alla famiglia. Si sposa, ha un figlio ma non scende a compromessi: il ruolo di moglie e madre le sta troppo stretto, non riesce a rinunciare all’espressione poetica, a quei versi che raccontano esperienze intime di giovane donna, a quella voce ritenuta spregiudicata in un paese che, nonostante l’apparente occidentalizzazione, non è ancora pronto ad accogliere questo tipo di libertà.
In questa antologia curata dalla Mardani, docente di Lingua persiana e Storia contemporanea dell’Iran all’Università di Bologna, viene presentata Un’altra nascita, la più importante opera poetica della Farrokhzad, pubblicata nel 1963.

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