domenica 24 gennaio 2010

LIBRI PER "NAVIGARE A VISTA"

Gennaio: voglia di partire anche solo con letture che portano al caldo, in paesi lontani ma non troppo, dove siamo già stati o dove forse un giorno andremo (anche incuriositi da chi li ha raccontati). Algeria, Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Turchia

• LA ROSA DI BLIDA
Yasmina Khadra, Nottetempo 2009, traduzione di Laura Barile, 6,00 euro
Di Yasmina Khadra sono state tradotte in italiano diverse opere a partire dagli anni ’90: suoi sono Doppio bianco (1997 in Francia, 1999 in Italia per E/O) , Morituri (1997 in Francia, 1998 in Italia per E/O). Nella nota biografica delle prime edizioni si legge che Yasmina Khadra è uno pseudonimo, ma si legge anche che dietro questo pseudonimo si cela una donna. In tempi recenti, precisamente nel 2001 quando ha potuto lasciare il suo paese, si è saputo che Yasmina Khadra in realtà è un uomo, algerino, nato nel 1955 nel Sahara algerino, il cui vero nome è Mohammed Moulessehoul (la scelta di un nome femminile è una sorta di omaggio alle donne ed in particolare alla moglie).
La scelta dello pseudonimo deriva dalla necessità di mantenere la clandestinità per scrivere la realtà algerina, avendo un passato di ex-ufficiale dell’esercito, essendo stato testimone della violenza della guerra d’indipendenza. La stessa clandestinità è mantenuta scrivendo innanzitutto libri gialli, dove ci si aggira per le via di Algeri come in un labirinto di storie, dove la sfida con la morte è una ragione di vita.
Quella che Khadra descrive è una realtà che non si desidera vivere, ma che è bene conoscere, è una realtà fatta di ribellione, ribellione di carta, ribellione attraverso le parole e i racconti per evadere dalla realtà quotidiana, quella che opprime, che censura, che zittisce, che mette in pericolo di morte.
In Gli agnelli del signore (1998 in Francia, in Italia nel 2009 per Mondatori) Khadra descrive la vita in un villaggio sperduto, diviso fra antiche tradizioni e nuovi rancori generati dalla dominazione francese prima, dalla guerra d’indipendenza poi ed infine dai conflitti interni.
Con Che cosa sognano i lupi (1999 in Francia, in Italia nel 2001 per Feltrinelli, ora in Mondatori) ci si cala negli anni ‘80 in Algeria, con la sempre maggior differenza fra nuovi ricchi e ancora e sempre poveri e la nascita del fondamentalismo.
Con Le rondini di Kabul (2001 in Francia, in Italia 2003 per Mondadori) e L’attentatrice (2005 in Francia, 2006 in Italia sempre per Mondatori) lo scrittore si allontana dall’Algeria, ma non rinuncia ai suoi temi, al descrivere gli effetti dell’integralismo e le risposte che l’integralismo suscita.
La rosa di Blida (2006 in Francia, 2009 in Italia per Nottetempo) non è un noir, ne un romanzo come gli altri finora proposti: è un racconto d’amore, che allontana il protagonista, dalla scuola militare dove è confinato a vivere, verso fantasie d’evasione.

• L’HAREM
Gerard de Nerval, Passigli 2004, traduzione di Maurizio Ferrara, 7,50 euro
Dopo un viaggio in Egitto nel 1843-1844 Nerval scrive Viaggio in Oriente, che raggiunge la sua forma definitiva nel 1851 con il titolo Scene della vita orientale. Questa lettura non è solo un viaggio nella caotica e favolosa città del Cairo, ma anche nel tempo, considerando che si fa un passo indietro di più di un secolo e mezzo.
La descrizione della città è meravigliosa, le impressione del viaggiatore sono le stesse che si possono vivere oggi, se solo si ha la voglia e il tempo di “uscire” dai percorsi turistici. I commenti sulla società islamica sono altrettanto curiosi: si parla non solo dell’harem (che dà il titolo all’estratto), ma di donne, di schiave, di copti, di governatori inglesi… Davvero affascinante, viene voglia di partire.

• LA CINTURA
Ahmed Abodehman, Epoche 2009, traduzione dal francese degli allievi della Scuola di specializzazione in traduzione di Torino, 14.00 euro
Abodehman è uno scrittore arabo, nato nel 1949 in un paesino di montagna nel sud dell’Arabia Saudita. Studia prima a Riad, poi a Parigi dove si trasferisce nel 1981 e dove lavora per il quotidiano saudita Al Riyadh.
La cintura è la prima opera di uno scrittore della penisola arabica scritta in francese (2000 per Gallimar): curiosamente la traduzione in arabo è dello stesso Abodehman. In Italia dobbiamo alla Epoche la pubblicazione di questo memoire che lo scrittore dedica alla figlia per raccontargli il suo villaggio. Il linguaggio è semplice, le immagini sanno di una terra lontana, con una cultura lontana, con cui lo stesso scrittore sembra voler fare i conti combattuto fra l’attaccamento alle proprie radici e il desiderio di nuove culture.

• A CHI PORTI LA ROSA?
Islam Samhan, Interlinea 2009, traduzione di Valentina Colombo, 10,00 euro
Samhan vive in Giordania, fa il giornalista ed è appassionato di poesia: è dalla poesia, da questa passione che derivano le sventure di Samhan. Nel settembre del 2008 sul sito di Amman News viene giudicata “un insulto a Dio” la sua raccolta di poesie Leggiadra come un’ombra e viene chiesto alle autorità giordane di sospendere la pubblicazione del libro e alle autorità religiose di giudicarlo. Comincia per lui il travaglio: riesce a lavorare con fatica per un quotidiano giordano indipendente, ma i suoi articoli vengono pubblicati senza la sua firma. Nel giugno del 2009 Samhan viene processato ed incarcerato perché nelle sue poesie sono citati versi del Corano: 1 anno di prigione e un’ammenda pecuniaria corrispondente a circa 10.000 euro.
La Giordania è uno stato recente, la densità della popolazione è bassa, gli scrittori sono pochi, pochissimi quelli che vengono tradotti all’estero. L’editore Interlinea merita un encomio per aver pubblicato questa breve raccolta di uno dei più promettenti poeti contemporanei del mondo arabo (testo arabo a fronte). Merito anche alla curatrice e traduttrice Valentina Colombo, che spiega la storia del libro e di Samhan, per il quale non c’era nessuna intenzione di insultare l’Islam, ma l’idea di usare i versi del Corano in senso metaforico. Nel testo originale (riportato a fronte) e nella sua traduzione, l’editore riportai versi incriminati con carattere differente.


• QUARANTAQUATTRO FIABE TURCHE
Raccolte da Ignacz Kùnos e illustrate da Willy Pogàny, Donzelli 2009, traduzione di Fulvia De Luca e Giorgio Salvi, 42,00 euro
Si tratta di un volume prezioso, e il riferimento non solo al prezzo, ma piuttosto al contenuto e agli autori: questi ultimi sono entrambi ungheresi, vissuti a cavallo fra l’800 e il ‘900, ed entrambi firme di prestigio. Kunos, di origini ebraiche ungheresi, è stato uno dei massimi esperti di narrativa turca e balcanica; Pogany è un artista, famoso per le illustrazioni di fiabe e libri per adulti e per le prestigiose illustrazioni in stile art nouveau che impreziosiscono le edizioni di Coleridge e di Wagner dei primi decenni del secolo scorso.
Per questa antologia di 44 fiabe, Kunos si avvale non di testi già scritti, ma della tradizione orale: sono infatti le storie e storielle che si possono udire ogni giorno nei cortile e nelle strade di Costantinopoli, sono il verbo dei cantastorie e delle donne intorno al focolare. Sono alcune delle fiabe che Kunos ha sentito raccontare nei suoi numerosi viaggi in Anatolia e che ha deciso di mettere per iscritto, per consegnare questo ricco patrimonio ai posteri.
Le illustrazioni di Pogany, il formato del testo, la bicromia delle immagini, i dettagli dei fregi riportano fedelmente all’edizione originale, pubblicata a Londra nel 1913. Una curiosità: il titolo di ogni fiaba è proposto in lingua turca, ma scritto ancora con i caratteri arabi, essendo l’edizione antecedente al 1928, anno in cui la riforma impone l’adozione dei caratteri latini. Un’altra curiosità: l’edizione del 1913 pare si trovi ancora e nel mercato del libro di antiquariato ha una valutazione di circa 900-1000 dollari.

Nessun commento: