mercoledì 27 gennaio 2010
MEMORIA
Dedicato al giorno della memoria, nel suo decimo anniversario: per non rimuovere, non dimenticare, perché dimenticare è sininimo di negare, e per costruire una speranza, perché le vittime e gli ultimi testimoni oculari non siano lasciati soli e perché noi non rimaniamo soli, privi di un pezzo del nostro passato
• SEI MILIONI DI ACCUSATORI, LA RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL PROCURATORE GENERALE AL PROCESSO EICHMANN
Gideon Hausner, traduzione dal francese di Laura Gonsalez, Einaudi 2010, 11,50 euro.
I processi ai criminali nazisti si tennero a Norimberga tra il novembre del 1945 e l’ottobre del 1946: 24 gli imputati coinvolti nella prima fase del processo (a cui seguì la seconda fase in cui il grado di coinvolgimento nei crimini fu ritenuto meno grave). Fra gli imputati Adolf Eichmann non figurava, di lui si erano perse le tracce. Pur essendo responsabile dei trasporti ferroviari dei prigionieri e pur avendo quindi parte attiva nella soluzione finale (responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone), non era un personaggio di spicco: nascostosi nelle campagne tedesche per 5 anni, con passaporto falso (rilasciato dalla Croce Rossa di Ginevra in base alla testimonianza di un padre francescano) e col nome falso di Riccardo Klement nel giugno del 1950 salpò dall’Italia alla volta dell’Argentina dove trovò rifugio a Buenos Aires, prevedendo di ritornare in Germania in tempi non sospetti. Nel 1957 venne scoperto il suo indirizzo e nel 1960 il Mossad lo rapì per portarlo in Israele a subire il processo per crimini di guerra.
Il processo contro Eichmann inizia nell’aprile del 1961 e si conclude quattro mesi più tardi con una sentenza di condanna a morte. Il testo del discorso è stato pubblicato per la prima volta in italiano da Einaudi il 15 dicembre del 1961. Eichmann viene impiccato il 31 maggio del 1962.
E’ il primo processo ad un criminale nazista che si svolge in Israele. Un processo che ha segnato la storia del XX secolo, coinvolgendo non solo carnefici e vittime, ma (svolgendosi a distanza di quindici anni dalla fine della guerra) le coscienze, connotando la soluzione finale e quindi dando fondamento alla prima vera presa di coscienza di quello che la soluzione finale aveva significato.
• IL VOLONTARIO
Marco Patricelli, Laterza 2010, 20,00 euro.
Patricelli, docente di Storia dell’Europa contemporanea e consulente storico per la Rai, è autore di diversi libri pubblicati per Laterza, Utet, Mondatori: la resistenza l’argomento privilegiato nelle sue ricerche.
Questo suo ultimo libro racconta una storia di resistenza e come il precedente Le lance di cartone (Utet 2004) si svolge in Polonia: la vicenda tragica di Witold Pilecki, polacco, tenente di cavalleria classe 1901. Membro attivo della resistenza polacca al nazismo, d’accordo con i suoi superiori, nel 1940 nel corso di una retata della Gestapo si fa arrestare allo scopo di organizzare la resistenza all’interno del campo dove l’avrebbero deportato. Il campo è Auschwitz dove Pilecki resta fino al 1943, quando riesce ad evadere. Partecipa all’insurrezione di Varsavia del 1944, viene nuovamente fatto prigioniero fino alla fine della guerra.
Per conto del governo polacco in esilio a Londra nell'autunno 1945, gli viene affidata un’ultima missione: tornare in Polonia occupata dalla truppe sovietiche per ottenere informazioni sull'occupazione. Ma il suo non è il destino di un eroe (o forse sì): il nuovo regime sovietico lo ritiene un testimone scomodo, un traditore. Viene scoperto, catturato, processato, condannato a morte: l’esecuzione nel maggio del 1948. Il suo nome non è nemmeno degno di memoria, non va pronunciato, i suoi familiari non sanno dove sia sepolta la salma, fino al 1989 tutto quello che riguarda la sua attività è sottoposto a censura.
Questa di Patricelli è la prima pubblicazione italiana su Pilecki.
• PERCHE’ L’OLOCAUSTO NON FU FERMATO. EUROPA E AMERICA DI FRONTE ALL’ORRORE NAZISTA
Thoedore S. Hamerow, Feltrinelli 2010, traduzione di Ulisse Mangialaio, 28,00 euro.
Hamerow, professore di storia all’Università del Wisconsin, dopo una lunga ricerca documentaria e un vastissimo lavoro d’archivio, formula una tesi sconcertante.
Essendo nota già nel 1942 sia in Europa che negli Stati Uniti la notizia dello sterminio sistematico degli ebrei per mano dei nazisti, Hamerow si domanda perché ci vollero tre anni di inerzia, tre anni in cui nessuna azione militare fu specificamente finalizzata a sabotare la macchina nazista, nessuna azione diplomatica. Tre anni in cui l’accoglienza dei rifugiati ebrei in fuga dalla Germania fu resa difficile. La risposta, espressa appunto dopo lunghe ed approfondite ricerche (la ricca bibliografia ne è testimone) è terribile. L’Olocausto non fu fermato 1) perché le democrazie occidentali erano pure percorse da un profondo antisemitismo, derivante dalla Grande Depressione economica per la quale la proverbiale avidità ebraica poteva fungere da capro espiatorio, e quindi non presero misure concrete in soccorso degli ebrei (negli Stati Uniti, ma anche in Europa si tentò di far passare lo sterminio come semplice propaganda e la questione ebraica come un problema locale. 2) perché, questo era il pensiero delle democrazie occidentali, se si fosse provveduto a favore degli ebrei, non si sarebbe stati in grado di affrontare il problema delle altre minoranze coinvolte nello sterminio (prostitute, mendicanti, malati di mente, zingari, omosessuali, disabili, prigionieri politici, immigrati..).
Storia docet: la tesi di Hamerow sembra calzare perfettamente anche alla nostra storia/e contemporanea/e. Crisi economica, capro espiatorio gli altri (i non-noi), non soluzione ma interventi palliativi di propaganda, attesa che il “problema locale” si risolva.
NOTA: Hamerow usa la parola olocausto. Il termine è stato impiegato, fino a qualche tempo fa, per indicare la tragedia del xx secolo. Definizione impropria: olocausto in termini biblici significa sacrificio (volontario) a Dio, cosa che sicuramente non è stata. Da qualche tempo si è sostituito olocausto con il più appropriato Shoah, che si traduce con desolazione, distruzione, catastrofe, tempesta che tutto distrugge.
• COSTRUIRE LA RAZZA NEMICA. LA FORMAZIONE DELL’IMMAGINARIO ANTISEMITA TRA LA FINE DELL’OTTOCENTO E GLI INIZI DEL NOVECENTO
Francesco Germinarlo, Utet 2010, 18,00 euro
Per Germinarlo ci si sposta nell’Ottocento per trovare una ideologia antisemita. Considerando che le vicende storiche sono state caratterizzate dagli stermini degli ebrei, dai pogrom alla Shoah, si è supposto che l’antisemitismo non avesse un proprio apparato ideologico, volto a dare una propria lettura della società e della storia. Ma è nella seconda metà dell’Ottocento (affare Dreyfus) che l’antisemitismo elabora un proprio apparato culturale teorico e politico, che avrebbe poi alimentato l’antisemitismo europeo del secolo successivo. Responsabili della cultura politica antisemita Edouard Drumont, direttore del quotidiano antisemita La Libre Parole ed una nutrita schiera di intellettuali, pubblicisti, scrittori: 1) l’antisemitismo si presenta come una teoria politica rivoluzionaria, ostile alla società borghese liberale, 2) ha per obiettivo dichiarato quello di far saltare questa borghesia, giudicata “affermazione di un progetto di tirannide ebraica che percorre tutte le epoche della storia”, 3) la sua azione si svolge contro la società borghese, nella sua componente ariana, in quanto gli ariani hanno ebreizzato comportamenti e cultura, 4) di qui la vocazione totalitaria e l’abilità nell’orientare i regimi totalitari del novecento.
La razza nemica è stata costruita.
• LA STRADA DI LEVI. DA AUSCHWITZ AL POSTCOMUNISMO, VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI UN’EUROPA SCONOSCIUTA
ChiareLettere 2010, euro 24,00 con dvd
Davide Ferrario e Marco Belpoliti firmano il film La strada di Levi, contenuto nel dvd, ripercorrendo il viaggio interminabile di Primo Levi, da quando lascia Auschwitz nel 1945 all’arrivo a Torino, attraversando per mesi le rovine dell’Europa post bellica.
Marco Belpoliti e Andrea Cortellessa, nel libro allegato dal titolo Da una tregua all’altra, raccolgono le testimonianze di Primo Levi e di Mario Rigoni Stern per mettere a fuoco i sentimenti, i problemi, la storia di quel viaggio sconvolgente per recuperare la vita.
• PER VIOLINO SOLO. LA MIA INFANZIA NELL’ALDIQUA (1938-1945)
Aldo Zargani, Il Mulino 2010, 12,00 euro
Dopo i saggi una testimonianza, quella di Zargani che racconta la sua infanzia, ebreo italiano nato nel 1933, dal varo delle leggi razziali nel 1938 alla fine della guerra. Un racconto tragico, perché sono gli anni bui del terrore, e allo stesso tempo grottesco ed ironico, perché sono anche gli anni magici dell’infanzia. Racconta la storia della sua famiglia, del padre violista che perde il lavoro con la promulgazione delle leggi razziali, la sua esclusione dalla scuola, il tentativo di espatrio, l’arresto dei genitori, la deportazione dei parenti. Ma attraverso i ricordi emergono anche personaggi e situazioni che nell’immaginario di bambino sembrano alleggerire la tragicità degli avvenimenti. Una specie di favola, magica e paurosa.
• L’ALBERO DI ANNE
Irene Cohen-Janca e Maurizio Quadrello, Orecchio acerbo 2010, traduzione dal francese di Paolo Cesari, 14.00 euro
E’ un ippocastano il protagonista dell’albo illustrato da Maurizio Quarello, un vecchio albero (dichiara di avere più di 150 anni), residente in un giardino di Amsterdam, ormai stanco e malato, che decide di raccontare quanto è accaduto proprio al numero 263 di Prinsengracht. Ricorda le leggi razziali del 1940, descrive la difficile vita quotidiana di chi viveva nella casa di fronte a lui e racconta della ragazzina che grazie ai suoi rami alti riesce a vedere e consolare dal lucernario della soffitta.
Illustrazioni e testo di grande impatto, originale l’idea di raccontare la storia di Anne Frank attraverso gli occhi di un testimone muto, bello il messaggio sull’importanza di ricordare e di passare il testimone, anche dei ricordi storici alle nuove generazioni (se l’albero vecchio e ammalato viene abbattuto, un altro giovane viene piantato al suo posto)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento