Il protagonista, voce narrante del romanzo, rievoca partendo dall’infanzia tutti i ricordi legati a questa realtà, dal ricorrente “peccato” della masturbazione sino al primo innamoramento per il più vecchio compagno Omi, prima di passare alla sua adolescenza, al freddo contatto con il sesso femminile, all’attrazione a tinte sadomasochiste per i ragazzi rudi e muscolosi, alla volontà di credere di essere uguale a tutti gli altri, sforzandosi di simulare emozioni e piaceri in realtà mai avuti, fino alla prova di forza, finita male, del rapporto con una prostituta in un bordello. L’ultima parte del romanzo, sullo sfondo particolare del Giappone della seconda guerra mondiale, è dedicata alla storia che il giovane protagonista, scartato dall’esercito, instaura con la dolce Sonoko che lo ama follemente, mentre egli non prova per lei nulla di diverso dal semplice, seppur forte, piacere di stare insieme, lontano da qualsiasi desiderio sensuale. Il rifiuto di sposare la giovane da parte del narratore è il punto fondamentale del romanzo, quello che nega di fatto ogni possibilità di recupero di un qualsiasi rapporto tra i due, poiché non ci può essere più l’amicizia piacevole che voleva il ragazzo, né l’amore ingenuo e spassionato che chiedeva l’ormai sposata ragazza. I due se ne accorgeranno presto, anche se continueranno a prorogare il tempo degli addii, fino a quando avverrà l’accettazione da parte del ragazzo della propria condizione. Così si conclude uno dei capolavori della narrativa orientale scritto da un autore tanto contestabile per la sua condotta di vita quanto affascinante per la sua abilità di romanziere.
Confessioni di una maschera di Yukio Mishima, Feltrinelli
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