martedì 12 giugno 2007

CUBA: L'ISOLA DEGLI AMORI INFINITI

Sulle note di un bolero di Beny Moré, in un locale di Miami, ha inizio la storia. Storia di un'esule, che come l'autrice del romanzo, vive la lontananza dall'Isola. Un racconto di rabbia e nostalgia di chi quell'isola se la tiene nel cuore: tutti gli autori cubani che ho letto, raccontano Cuba come un "paradiso", ben diverso da quello che nel nostro immaginario è stato custruito da anni di turismo organizzato. Per quanto lontani dalla patria e felicemente adottati all'estero, Stati Uniti o Europa non fa la differenza, resta in loro un legame unico con il passato, un qualcosa che li porta anche all'estero a ricreare comunità di cubani esuli. Resta l'isola, restano i suoi colori, restano le amicizie, resta la musica, resta un mondo intero, che anche uno straniero solo per un breve periodo sull'isola, non può dimenticare: se esiste un mal d'Africa, esiste anche un mal di Cuba. Daìna Chaviano racconta un aspetto trascurato da altri scrittori contemporanei: la comunità cinese residente a Cuba. Ma per farlo parte da lontano, dalla fine dell'Ottocento, dalla fine della schiavitù, da diversi nuclei familiari, che come nella migliore tradizione romanzesca alla fine si intrecciano indissolubilmente. Una storia che vive anche la rivoluzione, attraversa i culti animisti, e ricostruisce la lunga tradizione musicale cubana.
Un romanzo, una lettura per ritrovare sapori che ho vissuto per un periodo troppo breve e che mi auguro di rivivere presto.
(L'isola degli amori infiniti, Daìna Chaviano, Mondadori)

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