martedì 30 marzo 2010

INDIA E DINTORNI

Viaggio nel subcontinente indiano: nuovi autori si affacciano sulla scena internazionale, raccontando una civiltà antica in rapida evoluzione. Autori e autrici che spesso hanno avuto modo di confrontare la realtà del loro paese con quelle occidentali, avendo avuto la possibilità di studiare e/o lavorare in Europa o negli Stati Uniti. Si mostrano per la prima volta nel panorama editoriale italiano autori che hanno alle loro spalle successi di pubblico e critica sia in India che nei paesi anglofoni, nuovi autori che arricchiscono il folto gruppo di autori indiani che ormai da anni ci racconta la terra delle mille divinità. Una letteratura che mantiene viva la tradizione di Ghosh, di Narayan, della Divakaruni e della Desai, di Mehta, della Jhumpa Lahiri, di Seth…

• FRA DUE OMICIDI
Aravind Adiga, Einaudi 2010, traduzione dall’inglese di Norman Gobetti, 20,00 euro
Seconda prova narrativa per il giovane scrittore indiano Adiga, nato a Madras/Chennai da famiglia benestante, ha vissuto in Australia, studiato negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna per poi tornare a vivere in India a Bombay/Mumbai.
Si affaccia al mondo della scrittura come giornalista finanziario, pubblica qualche racconto sul Guardian, il Times, il New Yorker e arriva al primo romanzo, La tigre bianca, nel 2008 ottenendo subito gran successo di pubblico e di critica tanto da aggiudicarsi il Booker prize (per la quarta volta il premio è assegnato ad un cittadino indiano: Salman Rushdie, Arundhati Roy, Kiran Desai i primi tre: Naipaul, che pure ha vinto il premio, è di origini indiane ma non ha passaporto indiano).
La storia della Tigre bianca è una storia di riscatto: la Tigre bianca è un uomo, un imprenditore che si è fatto da sé, partendo da un villaggio povero dell’interno e arriva a New Delhi e trova lavoro presso un ricco imprenditore senza scrupoli, assumendone via via la mentalità, tanto da riuscire a fare carriera autonomamente. Dalla povertà alla ricchezza, dall’integrità morale alla corruzione, per poi pensare di investire il capitale in una scuola.
Il secondo romanzo Fra due omicidi, appena pubblicato in Italia da Einaudi, è sempre ambientato in India: Adiga inventa una città, la posiziona in Kerala, e compone il suo variegato patrimonio umano. Fra due omicidi è un affresco in 12 quadri, di diversa umanità: chi è stato in India, nell’India urbanizzata, e a guardato oltre gli occhi della gente incontrata per strada, ha ben presente quali siano le storie che Adiga racconta. Storie di uomini sfiniti, di malavita, di povertà, di bambini sfruttati, di destini sfortunati: India, oltre la spiritualità, oltre la cultura millenaria.

• LA PORTA DELLE LACRIME
Abraham Verghese, Mondadori 2010, traduzione dall’inglese di silvia Pareschi, 22,00 euro
Sempre in Kerala parte la storia della seconda proposta di lettura: l’autore è nato in Etiopia da genitori provenienti dall’India, dal Kerala appunto, ha studiato medicina e si è trasferito negli Stati Uniti. Oltre ad esercitare la professione medica, Verghese ha una grande passione, la scrittura: alle spalle diversi saggi e due opere autobiografiche in cui racconta le sue esperienze di medico negli anni in cui l’AIDS si diffonde poi arriva al romanzo, La porta delle lacrime. Al centro della narrazione, molteplici i riferimenti biografici, ma questa volta non solo legati all’esperienza medica: sono le vicende familiari, gli spazi geografici ad entrare nel racconto che si snoda da Addis Abeba agli Stati Uniti. Sono i personaggi ad interpretare di volta in volta pezzi dell’infanzia dell’autore, le sue esperienze professionali, i suoi incontri.
Nasce una scrittura limpida, a tratti romantica, a tratti esotica, dalla quale emergono i personaggi dalla psicologia complessa. Storia di gemelli, di adozione, di realtà sospese fra mondi e tempi diversi.

• FIUME DI FUOCO
Qurratulain Hyden, Neri Pozza 2009, traduzione di Vincenzo Mingiardi, 23,00 euro
Considerato uno dei romanzi più importanti della letteratura indiana del Novecento, Fiume di fuoco è un romanzo storico, che abbraccia la storia dell’India dal IV secolo a.C. all’Indipendenza e alla diaspora degli indiani verso Occidente.
La Hyder è una personalità in India: figlia d’arte (entrambi i genitori sono scrittori), giornalista, scrittrice fra i più importanti nomi della letteratura Urdu, vive per un periodo in Pakistan poi in Gran Bretagna, infine ritorna in India. Inizia a scrivere giovanissima e la sua produzione è di indubbio riguardo, racconti, romanzi e traduzioni.
La sua opera più nota è Fiume di fuoco, paragonabile a Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez. Personaggi della mitologia indiana, principi e affascinanti fanciulle, gli antichi regni e i sultani musulmani medievali, i nababbi e i Raja dell’impero britannico. Un’opera di stupefacente bellezza, in cui la passione dell’autrice per le arti figurative e la musica trova ampio spazio. Romanzo mitologico, romanzo storico, romanzo di costume.
Nel 1989 la Hyder ha vinto la più importante onorificenza letteraria indiana, il Jnanpith Award: scorrendo i nomi degli autori indiani (per la maggior parte sconosciuti in Italia) che si sono aggiudicati il premio si ha un’idea di quello che è il continente indiano dal punto di vista culturale e linguistico. Dal 1965, anno in cui fu assegnato per la prima volta, la varietà delle lingue con cui sono scritte le opere letterarie è tale che l’Urdu (la lingua della Hyder) figura solo due volte, pur essendo l’Urdu la lingua nazionale pakistana, ma anche una delle lingue ufficiali dell’amministrazione indiana, insieme all’inglese e all’hindi ed essendo il numero di cittadini indiani di lingua urdu molto più consistente del numero dei pakistani.

• ALTRE STANZE, ALTRE MERAVIGLIE
Daniyal Mueenuddin, Mondadori 2010, traduzione di Manuela Faimali, 19,00 euro
Si è appena fatto un accenno alla lingua del Pakistan, e al Pakistan ritorniamo con questo nuova opera, scritta in inglese da un autore figlio di un pakistano e di un’americana, vissuto tra Lahore e gli Stati Uniti ed ora residente nel Punjab.
La famiglia di Mueenuddin è benestante, nel Punjab possiede una grande tenuta che gli viene affidata, suo malgrado: la sua vera passione è infatti la scrittura. Scrive racconti, storie brevi, ritagliandosi spazi preziosi nella giornata lavorativa e familiare. L’opera con la quale arriva al successo è proprio Altre stanze, altre meraviglie: 8 racconti (4 inediti e 4 pubblicati in precedenza sul New Yorker) in cui il Pakistan contemporaneo emerge con tutte le sue contraddizioni. Storie semplici, che arricchiscono la visione violenta proposta negli articoli di cronaca: una terra senza tempo, dove convivono regole ataviche e rare modernità. Continuo scontro fra ricchezza e povertà, opulenza e miseria. I colori dell’Oriente, l’arrivo del monsone, le figure femminili divise fra tradizione ed emancipazione.

• SUGGESTIONI INDIANE
Giuliano Boccali, Laterza 2009, 15,00 euro
Chiudo con un italiano, il professor Boccali, che racconta l’India: non un racconto di viaggio (il prof. Boccali è docente di Indologia all’Università di Milano, presidente dell’Associazione Italiana di studi sanscriti e collaboratore del Sole 24 ore per la cultura dell’India), ma un testo per accompagnare un viaggio nella storia e nella cultura indiana, nella tradizione mitologica e nella varietà religiosa. Un viaggio per immagini, in cui arte e filosofia hanno un ruolo dominante.
Un nota integrativa rispetto alle opere narrative degli autori indiani che oggi abbiamo raccontato.

giovedì 18 marzo 2010

LIBROS DE AMOR

Nuda, castamente sfumata in quell'ora
con la fronte inerte contro l'opaca finestra;
metà del tuo corpo ha il malva del crepuscolo,
l'altra metà ha il rosa della stanza illuminata...

E cadi sopra di me; e sorridi e piangi,
in una vaghezza di forme e di ansie;
e nel piacere indolente s'intrecciano i misteri
delle cose vicine e delle cose lontane.

(da Libros de amor di Juan Ramòn Jiménez, traduzione di Piero Menarini, Fausto Lupetti editore)

giovedì 11 marzo 2010

DONNA, DONNE

Senza addentrarmi nel terreno della letteratura femminista, accenno a qualche saggio recente, o meno recente ma di grande interesse, sull’argomento donna e a qualche testo di narrativa in cui si dia testimonianza di figure femminili contemporanee che hanno alzato la testa in un contesto ostile: donne di Iran e Afghanistan.

• MEMORIE DI UNA CHE C’ERA. UNA STORIA DELL’UDI
Marisa Rodano, Saggiatore 2010, 19.00 euro
L’Unione Donne Italiane nasce nel 1944 e celebra il suo primo congresso a Firenze nel 1945, coinvolgendo 400.000 donne distribuite in 78 province. Nasce da esperienze di resistenza civile e militare nel nord e dai partiti democratici del centro-sud. Inizialmente, attraverso commissioni apposite, si occupa dei problemi civili urgenti nell’Italia dell’immediato dopoguerra (mense popolari, alloggi, igiene, lotta al mercato nero), poi sposta l’interesse sull’emancipazione della donna, promuovendo vere e proprie battaglie civili (parità di salario, divieto di licenziamento per la donna che si sposa, divieto di doppio lavoro, pensione per le casalinghe). Dalla fine degli anni ’60 l’UDI si fa promotrice del cambiamento del diritto di famiglia che porta alla legge sull’aborto e sul divorzio per arrivare al progetto di legge di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne. Oggi gli ambiti di lavoro dell’UDI sono cittadinanza, precarietà, assistenza, famiglia e maternità, adeguando gli internnventi al mutato tessuto sociale, che vede la presenza di un numero sempre più consistente di donne straniere/immigrate.
Marisa Rodano, autrice di questo saggio che racconta la storia dell’UDI, è stata una delle fondatrici e quindi a pieno titolo può raccontare la storia del movimento e può raccontarci le conquiste ottenute dalle donne in Italia, avendo ricoperto ruoli istituzionali in Italia e in Europa, e avendo sempre combattuto per il riconoscimento dei diritti delle donne.

• MA LE DONNE NO
Caterina Soffici, Feltrinelli 2010, 14,00 euro
Il sottotitolo: Come si vive nel paese più maschilista d’Europa.
Caterina Soffici è una giornalista e propone un bilancio delle lotte civili per l’emancipazione della donna: se l’idea iniziale era quella di essere libere, indipendenti e padrone del proprio destino, ora non ri può che constatare una sconfitta. O se non una sconfitta, almeno una mancanza di crescita, una situazione di stallo, una mancanza di progressi. E questa è una situazione prettamente italiana: all’estero ci si imbatte in donne vincenti, che reagiscono e si realizzano; in Italia per vari motivi le donne non riescono a conquistare terreno nei confronti dell’altro sesso, rimanendo il più delle volte relegate a ruoli meno prestigiosi, meno qualificati, meno pagati, in continua lotta con la vita familiare che sono quasi sempre da sole a gestire. Un mondo meno sessista sarebbe possibile e, conclude la Soffici, ne trarrebbero beneficio anche gli uomini.

• CINEMA: FEMMINILE, PLURALE
Paola Casella, Le mani 2010, 14,00 euro
La Casella, pure giornalista e critico cinematografico, guarda al primo decennio del nuovo secolo e guarda all’evoluzione della figura femminile, nelle immagini cinematografiche: sempre più donne nei film stanno diventando motori della storia e gli uomini che le accompagnano sono personaggi comprimari. Alla fine del ‘900 il femminile e il materno rappresentati esprimevano sofferenza e frustrazioni derivanti da competizioni impari con il panorama maschile. Poi la figura femminile sembra gradualmente emergere e si fa paladina di nuovi ideali, proiettandosi in un futuro in cui sia non solo compartecipe, ma addirittura fondamentale figura per rassicurare gli elementi maschili, che appaiono invece sempre più confusi e insicuri.


• DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA
Olympe de Gouges, Il Nuovo Melangolo , 9.00 euro
Risale al 1791 questo testo. La Rivoluzione francese è da poco alle spalle, la situazione politica è instabile e Olympe dopo aver dato alle stampe un paio di opuscoli politici, destando attenzione e discussione, propone la Dichiarazione dei diritti della donna, rivolgendosi a Maria Antonietta: sostiene che le donne sono capaci di assumere responsabilità tradizionalmente riservate agli uomini e chiede che le donne vengano ammesse ai dibattiti politici e sociali; afferma l'uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perché si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. La prima cosa che ottiene è che le donne siano ammesse a una cerimonia a carattere nazionale, « la festa della legge » del 3 giugno 1792 poi alla commemorazione della presa della Bastiglia il 14 luglio 1792.
Olympre chiede la possibilità di sciogliere un matrimonio e l'instaurazione del divorzio (ammesso all'indomani della Rivoluzione). Avanza l'idea di un contratto firmato tra concubini e milita per la libera ricerca della paternità e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. È anche tra i primi promotori di un sistema di welfare, formulando - a grandi linee - un sistema di protezione materna e infantile e raccomanda la creazione di seminari nazionali per combattere la disoccupazione. Analogamente propone la creazione di alloggi per i non abbienti e quella di ricoveri dignitosi per i mendicanti.
Viene ghigliottinata il 3 novembre 1793, lei che a sostegno della sua battaglia politica e civile aveva detto «La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovrà anche avere il diritto di salire sulla tribuna.»


• FINCHE’ AVRO’ VOCE
Malalai Joya, Piemme 2010, traduzione di Franca Genta Bonelli, 17.50 euro
Lo scenario è quello dell’afghanistan contemporaneo, dove l’autrice nasce nel 1977.
Lo scenario è quello di un paese arretrato a livello di conquiste civili, in cui la donna ha un ruolo limitato all’ambito familiare.
Malalai ha conosciuto subito la durezza della vita in Afghanistan: l’invasione dei Russi, la fuga della sua famiglia in Pakistan, il governo dei Talebani. E ha deciso di lottare per la libertà sua e di tutte le donne afghane, riuscendo a conquistare un incarico nel gran consiglio afghano, dopo il crollo del regime talebano. Ma quella Loya Jirga, quel gran consiglio che avrebbe dovuto dare vita al nuovo corso della politica e della vita civile, è ancora una volta una sfida difficile: il suo posto è in mezzo ad uomini, uomini che non hanno cambiato modo di pensare solo perché il regime talebano è crollato. Malalai non si rassegna, non rispetta la legge del silenzio che la convenzione vuole sia rispettata dalle donne, ed interviene in assemblea, generando nell’immediato insulti nei sui confronti e nei confronti di tutte le donne, poi minacce ed attentati. La sua battaglia non si ferma: nonostante tutto la sua voce continua a farsi sentire, denunciando le verità più scomode, le connivenze internazionali, il fondamentalismo di Karzai, i traffici illeciti e la violazione dei diritti umani. La sua voce, raccolta in questo libro in via di pubblicazione in 18 paesi.

• E’ SOLO LA VOCE CHE RESTA
Forugh Farrokhzad, Aliberti 2009, traduzione e cura di Faezeh MArdani, 15,00 euro
Ritorna la voce, questa volta nei Canti di una donna ribelle del Novecento iraniano.
La Farrokhzad è una donna iraniana, nata a Teheran nel 1935, che sin da giovanissima dimostra una grande passione per l’arte e la poesia, tanto da scegliere quest’ultima rispetto alla famiglia. Si sposa, ha un figlio ma non scende a compromessi: il ruolo di moglie e madre le sta troppo stretto, non riesce a rinunciare all’espressione poetica, a quei versi che raccontano esperienze intime di giovane donna, a quella voce ritenuta spregiudicata in un paese che, nonostante l’apparente occidentalizzazione, non è ancora pronto ad accogliere questo tipo di libertà.
In questa antologia curata dalla Mardani, docente di Lingua persiana e Storia contemporanea dell’Iran all’Università di Bologna, viene presentata Un’altra nascita, la più importante opera poetica della Farrokhzad, pubblicata nel 1963.

venerdì 5 marzo 2010

POESIA DALL'IRAN: FORUGH FARROKHZAD

Io parlo dall'estremità della notte

Dall'estremità della tenebra
dall'estremità della notte
io parlo

Se verrai a casa mia, oh mio caro
portami una luce
e una piccola finestra
per guardare
la stradine affollata e felice.

(Dono, tratto da E' solo la voce che resta, traduzione di Faezeh Mardani, Aliberti 2009)