venerdì 7 luglio 2017

IL "FORSE AMORE" DI RAYMOND CARVER


Per la recensione di oggi questa raccolta di racconti è stata una scelta quasi obbligatoria, dopo aver recentemente visto "Birdman" film del 2014 di Alejandro Gonzales Inarritu.
Nella pellicola, (vincitrice di quattro Oscar e due Golden Globe nel 2015), un attore di cinema ormai decaduto, dopo aver smesso di interpretare il supereroe che lo aveva portato al successo, decide di dimostrare le sue capacità attoriali mettendo in scena l'adattamento de "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" di Raymond Carver in un teatro di Broadway.
Consiglio quindi, oltre alla lettura del libro, la visione del film, davvero meritevole del successo che ha avuto.
Il libro, del 1981 (del 1987 è la prima edizione italiana per Garzanti, mentre l'ultima del 2009 per Einaudi) , è una raccolta di 17 brevi racconti, 17 piccoli quadri di vita quotidiana che, a prima vista, potrebbero risultare banali, simili tra loro, inconcludenti. Il tema centrale è, ovviamente, l'amore ma esso non è realmente affrontato, né apertamente, né indirettamente.

La scrittura (volutamente) imprecisa, il linguaggio vago, il girare attorno all'argomento principale sfiorandolo appena, sono elementi che fanno germogliare nel lettore una legittima confusione nei confronti di un sentimento indefinibile, che nessuno di noi può capire, soltanto riconoscere, attraverso gesti, sguardi, silenzi della quotidianità.
Carver è padrone e maestro della sua inconcludenza e della sua inesattezza, che portano la confusione dei lettori nei confronti di un sentimento, a maturare nell'inquietudine davanti all'incomprensibilità della vita intera.
Gran parte della vita è al di fuori della comprensione umana e se da un lato Carver, ricordandocelo, genera in noi timore, dall'altro dona anche speranza, insegnando che si può parlare (o scrivere) comunque delle cose che ci stanno a cuore, anche se siamo imprecisi, anche se non le capiamo fino in fondo.
(Autrice dell'articolo: Elisabetta, stagista 2)

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