mercoledì 29 giugno 2016
PASOLINI NEGLI OCCHI DI UNA DICIASSETTENNE
La breve riflessione che segue sull'inimitabile Pier Paolo Pasolini è stata ispirata da alcuni articoli nel numero 0 della rivista "Il fascino degli intellettuali" incentrato sulla figura dell'intellettuale del secondo 900'.
Pasolini criticò e denunciò molti fatti e situazioni durante tutta la sua vita e uno degli argomenti principali di tali attacchi fu il consumismo, esploso in Italia tra gli anni 50' e 60', e le sue conseguenze.
L'industrializzazione si era diffusa rapidamente e prepotentemente in un paese quasi interamente contadino, impreparato ad accoglierla. Gli antichi valori e le realtà culturali regionali erano stati quindi abbandonati per poter prendere al volo quel treno di sviluppo e gli italiani, ritrovatisi privi di valori, non si preoccupavano di crearne di nuovi.
La popolazione stava subendo una mutazione antropologica perpetrata dal consumismo che l'aveva portata a essere una massa omologata preoccupata solo di seguire la nuova "cultura dell'immagine".
Una cultura di fumo e specchi che rendeva (e rende) tutto desiderabile e facile da raggiungere ma che porta l'uomo a essere un semplice consumatore.
Pasolini credeva fermamente che l'unico mezzo di resistenza rispetto a questa nuova vorticante realtà fosse la cultura, un lume di ragione che si stagliava nel buio di quei tempi.
La cultura rende consapevoli, rende liberi, rende felici.
Pasolini creò quindi, attraverso la letteratura e il cinema, opere che mettevano (e mettono) in luce terribili situazioni. I testi "Scritti corsari" e "Lettere luterane", le poesie de "La meglio gioventù", i romanzi "Ragazzi di vita e "Una vita violenta" e i film "Accattone" e "Mamma Roma" sono tutti lumi che Pasolini ha acceso nella speranza di accendere anche la consapevolezza di molti altri.
Elisabetta Sorio
Pasolini criticò e denunciò molti fatti e situazioni durante tutta la sua vita e uno degli argomenti principali di tali attacchi fu il consumismo, esploso in Italia tra gli anni 50' e 60', e le sue conseguenze.
L'industrializzazione si era diffusa rapidamente e prepotentemente in un paese quasi interamente contadino, impreparato ad accoglierla. Gli antichi valori e le realtà culturali regionali erano stati quindi abbandonati per poter prendere al volo quel treno di sviluppo e gli italiani, ritrovatisi privi di valori, non si preoccupavano di crearne di nuovi.
La popolazione stava subendo una mutazione antropologica perpetrata dal consumismo che l'aveva portata a essere una massa omologata preoccupata solo di seguire la nuova "cultura dell'immagine".
Una cultura di fumo e specchi che rendeva (e rende) tutto desiderabile e facile da raggiungere ma che porta l'uomo a essere un semplice consumatore.
Pasolini credeva fermamente che l'unico mezzo di resistenza rispetto a questa nuova vorticante realtà fosse la cultura, un lume di ragione che si stagliava nel buio di quei tempi.
La cultura rende consapevoli, rende liberi, rende felici.
Pasolini creò quindi, attraverso la letteratura e il cinema, opere che mettevano (e mettono) in luce terribili situazioni. I testi "Scritti corsari" e "Lettere luterane", le poesie de "La meglio gioventù", i romanzi "Ragazzi di vita e "Una vita violenta" e i film "Accattone" e "Mamma Roma" sono tutti lumi che Pasolini ha acceso nella speranza di accendere anche la consapevolezza di molti altri.
Elisabetta Sorio
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1 commento:
Un'ottima sintesi degli intenti di questo autore: poche parole ma incisive. Complimenti e grazie. Cristina
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