venerdì 24 agosto 2007

UZBEKISTAN: DA SAMARCANDA A KHIVA, PRIMI PASSI SULLA VIA DELLA SETA.

Samarcanda, Bukhara, Khiva, la via della seta, il lago d'Aral, i cammelli battriani, l'Oxus, l'Asia centrale e le repubbliche di fresca indipendenza dall'Unione Sovietica: questi i motivi che mi hanno condotto in Uzbekistan. Avevo letto le storie di Erodoto, i racconti fantasiosi delle Mille e una notte, le cronache esotiche di Marco Polo, i resoconti dei viaggiatori degli anni '30 - Byron e la Maillart -, i reportages di Tiziano Terzani, le cronache di Mario Biondi e di Colin Thubron, i saggi di Peter Hopkirk, le inchieste di Erik Orsenna e di Duilio Gianmaria: non restava che partire alla volta di questo paese, al cui nome gli sguardi dei più si fanno minacciosamente interrogativi ("dov'è?").
L'Uzbekistan è nell'Asia centrale, tra il Caspio e la Cina per dare due confini significativi, in quella regione geografica nota come Turkestan ("Terra dei Turchi" in persiano) che riunisce diverse popolazioni nomadi, semi nomadi, ed ora anche sedentarie. I suoi confini politici non sono naturali: nell'Ottocento, diversi interventi messi in atto dagli eserciti degli Zar (Nicola I e Alessandro II) portano alla conquista da parte dei Russi delle varie città stato della regione; ma è con l'avvento di Lenin che si configura l'attuale fisionomia del Turkestan: un puzzle di repubbliche i cui confini più che unire le diverse etnie sotto la stessa bandiera, le dividono fra più stati per sedarne i possibili moti di ribellione al potere centrale. Troppo impegnati a lottare l'uno contro l'altro, i popoli dell'Asia centrale da un lato hanno fatto da cuscinetto fra la grande Russia e la zolla afghano-pakistana controllata dagli Inglesi, secondariamente sono diventati terra di conquista economica (produttori di cotone e "discarica" di armi batteriologiche e scorie radioattive).
Venti di guerra sono passati sull'Uzbekistan, stravolgendone la cultura millenaria, il tessuto sociale e l'economia. Ma il fascino delle sue città, delle maioliche che ricoprono moschee, scuole coraniche e minareli, l'incanto delle montagne del Pamir e del deserto del Kyzylkum (Sabbie rosse), e soprattutto l'ospitalità delle sue genti (uzbeki, tagiki, kazaki, turkmeni, russi) sono rimasti immutati.
Concludo la prima puntata del mio vaggio con una bibliografia essenziale sulla regione:
- Erodoto, Le storie, Mondadori
- Aa.Vv., Le Mille e una notte, Mondadori
- Marco Polo, Il Milione, Mondadori
- Robert Byron, La via per l'Oxiana, Adelphi
- Ella Maillart, Vagabonda nel Turkestan, Edt
- Ella Maillart, Crociere e carovane, Edt
- Tiziano Terzani, Buonanotte signor Lenin, Tea
- Mario Biondi, Strada biance per i monti del cielo, Tea
- Colin Thubron, Ombre sulla via della seta, Ponte alle grazie
- Peter Hopkirk, Il Grande gioco, Adelphi
- Peter Hopkirk, Diavoli stranieri sulla via della seta, Adelphi
- Erik Orsenna, Viaggio nei paesi del cotone, Ponte alle grazie
- Duilio Gianmaria, Seta e veleni, Feltrinelli

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo il post - aspettiamo seratina con foto e racconto dal vivo in libreria!
maddalena e lorenzo