Recentemente ho letto un librino ricco di suggestioni.
Sette lettere scritte da uno dei più grandi coreografi di tutti i tempi a un giovane danzatore, lettere in cui trasmette la costanza, la fatica, la passione, la bellezza non solo circoscritte al mondo del ballo ma estese alle arti e all'arte di vivere.
“Una libertà che non si è conquistata non è una libertà. La permissività è l’ostacolo peggiore per un artista. Qualunque costrizione ci obbliga ad astuzie inaudite. Qualunque censura fa lavorare l’immaginazione, e la ribellione che comporta è fonte d’ispirazione” (Lettera IV, pag.24-25)
Nella lettera I riporta le parole che Léopold Sèdar Senghor, poeta, politico, presidente del Senegal fra le due guerre, gli diceva: "Ogni grande civiltà nasce nel profondo da un incrocio di razze. La purezza (come l'acqua distillata) non genera che la morte" (pag.11)
L'autore di queste lettere è Maurice Béjart.
Lettere a un giovane danzatore, di Maurice Béjart, Lindau
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