mercoledì 21 ottobre 2009

A PARIGI, PARLANDO ARABO A SAINT-GERMAIN

Un uomo, quarantenne, residente in Francia da trent’anni, esperto di alta finanza, direttore di banca, decidere di dare una svolta alla sua vita: abbandona la casa materna nella banlieue parigina per trasferirsi a Parigi, nel cuore pulsante della ville lumière per vivere finalmente libero. Non ha più voglia di dover render conto alla madre e al fratello, non ha più voglia di pranzi domenicali con tutta la famiglia, di dover tornare a casa la sera ad un’ora decente perché la madre non si preoccupi, non ha più voglia di discutere sul suo stato civile, scartando regolarmente tutte le fidanzate che gli vengono proposte… Desidera essere libero, vivere in un bell’appartamento in centro adeguato alla sua posizione sociale e alle sue ingenti disponibilità economiche, ma soprattutto desidera “frequentare” quante più donne possibile.
L’idea è quella di diventare a tutti gli effetti un quarantenne francese. Perché in realtà francese non è: la pelle sbiancata dalle creme, i capelli ricci fatti stirare sistematicamente dal parrucchiere di fiducia, il nome francese mascherano sapientemente un uomo algerino di nome algerino, di famiglia algerina, di religione musulmana.
L’idea è quella di dare inizio ad una vita da bohemien, accompagnandosi con giovani donne francesi. Ma la realtà è che, nonostante tutti i suoi sforzi, incontra solo donne di origine algerina, più o meno emancipate, più o meno osservanti, ma che immancabilmente lo piantano in asso.
A complicare gli intrecci amorosi, la fatale, costante, presenza delle opere letterarie di una scrittrice algerina di dubbia esistenza.
La situazione, raccontata all’autrice come durante una terapia psicoanalitica, è spesso comica, quasi grottesca, con la figura della madre che ossessivamente cerca di riportare il figlio all’interno di quella che per lei è normalità e tradizione.
Alla fine ci si domanda se il racconto di Mohamed Ben Mokhtar/Basile Tocquard sia realtà o finzione, se Hadda, Khadija, Djamila, Fatima abbiano davvero incontrato il nostro uomo, oppure siano frutto della sua immaginazione…
Divertente, irriverente nel descrivere la vita del maschio single, curioso nell’accompagnare il lettore dal Café de Flore al jazz bar in Saint-Germain, dalla librerie La Hume al Café des Amis di Ménilmontant: Leila Marouane descrive la difficoltà di vivere a cavallo di due culture, il desiderio di assimilarsi alle abitudini del luogo in cui si vive, senza dimenticare (per volontà o per incapacità) quelle del luogo in cui si è nati.
Leila Marouane è nata in Tunisia, a Djerba, nel 1960 da genitori algerini impegnati attivamente nella lotta politica. Cerca rifugio in Francia nel 1990 e vi si trasferisce stabilmente nel 1991, a Parigi, dove inizia la carriera giornalistica. Al suo attivo una decina di pubblicazioni, fra romanzi e saggi: Vita sessuale di un fervente musulmano a Parigi è il terzo libro tradotto in Italia (precedenti Doppio ripudio e Castigo degli ipocriti, pubblicati entrambi dalla piccola grande casa editrice Epoché nel 2004 e 2006). Nel 2006 è stata ospite della Fiera del libro di Torino insieme a Ghosh, Darwish, Mishra, Gutierrez e altri all'interno del progetto Lingua Madre, che riunisce scrittori di paesi extra europei accumunati dal lavoro innovativo sulla loro tradizione culturale.
(Vita sessuale di un fervente musulmano a Parigi, Leila Marouane, traduzione dal francese di Gaia Panfili, E/O 2009)

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