mercoledì 8 aprile 2009
LA NATURA DI CRISTINA GRANDE, INFEDELE SOLO UN PO'
E' da poco in libreria Natura infedele di Cristina Grande. Una storia fatta di frammenti, la vita di una famiglia di Saragozza nella seconda metà del secolo scorso. Immagini che mi ritornano in mente come già vissute o già viste in un altrove meno esotico della Spagna. Legami personali e ambienti già vissuti, non direttamente forse ma attraverso i racconti delle generazioni precedenti alla mia.
Renata racconta in prima persona: racconta di sè, della sorella gemella, tanto diversa da lei, della mamma e del padre. Riferisce le storie dei nonni, dei genitori, della sorella Maria e soprattutto le sue. La sensazione è strana: sembra che Renata apra una vecchia scatola in cui sono racchiuse le foto di famiglia (immagino in bianco e nero le più vecchie, a colori le più recenti, con quei colori un po' appannati quasi sbiaditi che ho incontrato tante volte negli album dei miei). Sembra che le prenda a caso, una ad una, senza seguire un ordine cronologico, e componga la sua vita per un estraneo osservatore taciturno. Non sparpaglia le foto su un tavolo, non c'è una scaletta per la narrazione.
E forse ancora più curioso è il fatto che non sia evidente un trasporto nel raccontare, un coinvolgimento che susciti un qualsiasi sentimento. Una lettura fredda, attraverso le tessere di un mosaico andato in frantumi. Forse non ci sono nemmeno tutti i pezzi. Forse è Cristina, l'autrice, che vuole ricomporre la sua vita. Per rivederla, lucidamente, dall'esterno, per trovare un qualcosa di sè che le è sfuggito.
Non so se il racconto sia autobiografico. Forse no, anche se gli spazi nei quali si muove Renata sono gli stessi in cui ha vissuto la Grande. Se lo fosse, metterebbe a nudo una ricerca personale, un'autoanalisi raccontata non solo all'analista (l'ipotetico ascoltatore muto) ma ad un pubblico invisibile, un pubblico fisicamente assente ma psicologicamente attento. Se non lo fosse... la mia ammirazione per la Grande sarebbe ancora maggiore: un modo di raccontare emozionante senza dimostrare emozione.
Cristina Grande ha pubblicato in Spagna due raccolte di racconti (La novia parapente, del 2002, e Direcciòn noche, del 2006). Altri suoi lavori appaiono in diverse antologie, accanto ai nomi di Peter Handke, Cees Nooteboom, Enrique Vila-Matas e molti altri.
Cristina Grande ha studiato cinematografia. Cristina Grande è una fotografa. L'angolatura per osservare lo scorrere della vita è particolare, sia nello scatto che nel racconto, che risulta quasi una dettagliata didascalia. Cristina Grande guarda alla donna, osserva, studia l'inquadratura.
Natura infedele è il primo libro pubblicato in Italia. L'editore è Marcos y Marcos, che ancora una volta, riesce a scoprire un talento nuovo.
Meravigliosa anche la copertina di Lorenzo Lanzi: delicata, una farfalla indossa un colore per apparire (un rosso morbido), per non passare inosservata, anche se per un tempo breve, brevissimo.
(Natura infedele, di Cristina Grande, traduzione di Barbara Bertoni, Marcos y Marcos 2009)
Renata racconta in prima persona: racconta di sè, della sorella gemella, tanto diversa da lei, della mamma e del padre. Riferisce le storie dei nonni, dei genitori, della sorella Maria e soprattutto le sue. La sensazione è strana: sembra che Renata apra una vecchia scatola in cui sono racchiuse le foto di famiglia (immagino in bianco e nero le più vecchie, a colori le più recenti, con quei colori un po' appannati quasi sbiaditi che ho incontrato tante volte negli album dei miei). Sembra che le prenda a caso, una ad una, senza seguire un ordine cronologico, e componga la sua vita per un estraneo osservatore taciturno. Non sparpaglia le foto su un tavolo, non c'è una scaletta per la narrazione.
E forse ancora più curioso è il fatto che non sia evidente un trasporto nel raccontare, un coinvolgimento che susciti un qualsiasi sentimento. Una lettura fredda, attraverso le tessere di un mosaico andato in frantumi. Forse non ci sono nemmeno tutti i pezzi. Forse è Cristina, l'autrice, che vuole ricomporre la sua vita. Per rivederla, lucidamente, dall'esterno, per trovare un qualcosa di sè che le è sfuggito.
Non so se il racconto sia autobiografico. Forse no, anche se gli spazi nei quali si muove Renata sono gli stessi in cui ha vissuto la Grande. Se lo fosse, metterebbe a nudo una ricerca personale, un'autoanalisi raccontata non solo all'analista (l'ipotetico ascoltatore muto) ma ad un pubblico invisibile, un pubblico fisicamente assente ma psicologicamente attento. Se non lo fosse... la mia ammirazione per la Grande sarebbe ancora maggiore: un modo di raccontare emozionante senza dimostrare emozione.
Cristina Grande ha pubblicato in Spagna due raccolte di racconti (La novia parapente, del 2002, e Direcciòn noche, del 2006). Altri suoi lavori appaiono in diverse antologie, accanto ai nomi di Peter Handke, Cees Nooteboom, Enrique Vila-Matas e molti altri.
Cristina Grande ha studiato cinematografia. Cristina Grande è una fotografa. L'angolatura per osservare lo scorrere della vita è particolare, sia nello scatto che nel racconto, che risulta quasi una dettagliata didascalia. Cristina Grande guarda alla donna, osserva, studia l'inquadratura.
Natura infedele è il primo libro pubblicato in Italia. L'editore è Marcos y Marcos, che ancora una volta, riesce a scoprire un talento nuovo.
Meravigliosa anche la copertina di Lorenzo Lanzi: delicata, una farfalla indossa un colore per apparire (un rosso morbido), per non passare inosservata, anche se per un tempo breve, brevissimo.
(Natura infedele, di Cristina Grande, traduzione di Barbara Bertoni, Marcos y Marcos 2009)
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1 commento:
sto leggendo "natura infedele"... gustoso.
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