giovedì 20 luglio 2017

DAL CONGO AL CONGO: la leggenda di Sally Jones


Cento pagine e poco più di avventura.
C'è l'aspetto esotico, l'Africa degli esploratori con il casco coloniale e del trafficanti arabi, ci sono gli avventurieri e le dame con lo sguardo incantatrice, c'è la natura selvaggia, i viaggi transoceanici, i palazzi storici e i corpi di polizia più raffinati...
La leggenda di Sally Jones di Jacob Wegelius è un romanzo d'avventura in piena regola.
Scorrendo le pagine sembra di ritrovare le atmosfere di Jules Verne e di Emilio Salgari o di scorrere le cronache dei giornali di viaggio di inizio '900.
Tutto ha inizio in Congo, quando il Congo era belga e Leopoldo II lo ascriveva fra i suoi territori. La storia è articolata intorno a Sally Jones, che altri non è che una piccola gorilla. Dal Congo a Istanbul, da Istanbul al Borneo attraverso Suez, poi a Singapore, poi ancora attraverso il Pacifico, Panama e l'Atlantico in Congo.
Sally è intelligente e intraprendente, resiste alla situazioni più difficili, animata da spirito di libertà, amore e amicizia. Ne passa di tutti i colori e il lettore è lì con lei, condivide le sue paure, i suoi entusiasmi e le sue mille attività: perché Sally sin da piccola impara a sopravvivere rubando gioielli, esibendosi in un circo, giocando a poker, spalando carbone in una nave mercantile, legge e sa far di conto...
Jacob Wegelius scrive un romanzo per immagini, ogni immagine è un capolavoro, ogni pagina racconta un pezzo della storia di Sally, ma anche della storia delle esplorazioni, del commerci internazionali e soprattutto parla di sentimenti.
Una lettura appassionante!
Chi l'ha detto che gli albi illustrati sono indirizzati ai ragazzi? La leggenda di Sally Jones di Jakob Wegelius è un albo illustrato che si apre a diverse letture. Ogni occhio ed ogni cuore trovano appagamento.
La leggenda di Sally Jones è un libro Orecchio acerbo editore, tradotto dallo svedese da Maria Valeria d'Avino.

venerdì 7 luglio 2017

IL "FORSE AMORE" DI RAYMOND CARVER


Per la recensione di oggi questa raccolta di racconti è stata una scelta quasi obbligatoria, dopo aver recentemente visto "Birdman" film del 2014 di Alejandro Gonzales Inarritu.
Nella pellicola, (vincitrice di quattro Oscar e due Golden Globe nel 2015), un attore di cinema ormai decaduto, dopo aver smesso di interpretare il supereroe che lo aveva portato al successo, decide di dimostrare le sue capacità attoriali mettendo in scena l'adattamento de "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" di Raymond Carver in un teatro di Broadway.
Consiglio quindi, oltre alla lettura del libro, la visione del film, davvero meritevole del successo che ha avuto.
Il libro, del 1981 (del 1987 è la prima edizione italiana per Garzanti, mentre l'ultima del 2009 per Einaudi) , è una raccolta di 17 brevi racconti, 17 piccoli quadri di vita quotidiana che, a prima vista, potrebbero risultare banali, simili tra loro, inconcludenti. Il tema centrale è, ovviamente, l'amore ma esso non è realmente affrontato, né apertamente, né indirettamente.

La scrittura (volutamente) imprecisa, il linguaggio vago, il girare attorno all'argomento principale sfiorandolo appena, sono elementi che fanno germogliare nel lettore una legittima confusione nei confronti di un sentimento indefinibile, che nessuno di noi può capire, soltanto riconoscere, attraverso gesti, sguardi, silenzi della quotidianità.
Carver è padrone e maestro della sua inconcludenza e della sua inesattezza, che portano la confusione dei lettori nei confronti di un sentimento, a maturare nell'inquietudine davanti all'incomprensibilità della vita intera.
Gran parte della vita è al di fuori della comprensione umana e se da un lato Carver, ricordandocelo, genera in noi timore, dall'altro dona anche speranza, insegnando che si può parlare (o scrivere) comunque delle cose che ci stanno a cuore, anche se siamo imprecisi, anche se non le capiamo fino in fondo.
(Autrice dell'articolo: Elisabetta, stagista 2)

martedì 4 luglio 2017

L'UOMO MONTAGNA: una poesia a figure


"L'uomo montagna" (Tunué editore) di Séverine Gauthier e Amélie Fléchais è un piccolo gioiello che affascinerà persone di tutte le età, nonostante sia una graphic novel pensata per i più piccoli lettori. 
Un nonno e il suo nipotino amano viaggiare, hanno girato il mondo insieme.
Il nonno però non può più intraprendere nuove avventure: le montagne cresciutegli sulle spalle sono ormai un peso insostenibile per lui.
Il bambino parte quindi da solo, alla ricerca del vento più forte e potente di tutti, in grado di sollevare le montagne, perché sostenga il nonno per un ultimo viaggio.
Lungo il cammino fa molte nuove conoscenze che lo arricchiscono e lo cambiano, insegnandogli un po' sul mondo e un po' su se stesso. 
A completare questa storia, piccola come un bambino e al contempo grande come le montagne, sono i disegni: deliziosi sia nel tratto tondeggiante e nei contorni sfumati, che nei colori caldi e avvolgenti.
Il grande merito di questo breve racconto è di saper catturare, con la sua tenera semplicità, ogni tipo di lettore.
(consiglio di lettura di Elisabetta, Stagista 2)