martedì 15 giugno 2010

SUD AFRICA

Il Sud Africa, con la sua letteratura contemporanea, con la sua storia e con le sue tradizioni. Il Sud africa non solo di Nadine Gordimer (Nobel per la letteratura nel 1991) e John Maxwell Coetzee (Nobel per la letteratura nel 2003). In sottofondo la voce di Miriam Makeba.

• UN ARCOBALENO NELLA NOTTE
Dominique Lapierre, Saggiatore 2009, traduzione di Klersy Imbercidori, euro 12,00
Una storia del Sud Africa, raccontata dal grande Lapierre, che dopo l’India de La città della gioia e Mezzanotte e cinque a Bhopal, dopo Israele di Gerusalemme Gerusalemme, si cimenta con un’altra realtà territoriale per descrivere come sia nato uno dei più grandi e più importanti stati d’Africa.
L’inizio della storia è il 1652, quando un piccolo gruppo di coloni olandesi sbarca sulla costa sud del continente africano per coltivare verdura (insalata) destinata a rifornire le cucine degli equipaggi delle navi della Compagnia delle Indie, flagellati dallo scorbuto. Da qui alla progressiva penetrazione nell’entroterra, lo scontro con le tribù locali, la durezza della natura, la promessa di grandi ricchezze, la diffusione del calvinismo. Olandesi inglesi zulu. Fino alle grandi tragedie del ‘900, al razzismo, all’apartheid, e finalmente a Mandela.
Una sorta di romanzo storico, appassionante come un’opera di fantasia, affascinante come una storia vera, per mostrare gli aspetti meno noti della nascita dello stato sudafricano.

• LUNGO CAMMINO VERSO LA LIBERTA’
Nelson Mandela, Feltrinelli 1996, 13,00 euro
Primo presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell’apartheid (1994-1999), Mandela racconta con la sobrietà che gli è propria la storia della sua vita divisa fra dimensione personale ed impegno politico, impegno che lo coinvolge da giovanissimo rivendicando i diritti dei neri, lo porta alla segregazione e al carcere per ventisette anni, al premio Nobel per la pace nel 1993 e ad essere una delle figure più importanti del XX secolo.
Un libro importante per capire, dal racconto in prima persona, chi sia stato Nelson Mandela e cosa abbia significato per il Sudafrica, per l’Africa e per il mondo

• IN PIENA LUCE
Zoe Wicomb, Tartaruga 2009, traduzione di Francesca Romana Paci e Angela Tiziana Tarantini, 18,00 euro
Una storia legata alla razza, la storia di una donna, giovane sudafricana bianca, benestante, che si è sempre tenuta fuori dai dibattiti e dalle lotte legate alla divisione fra bianchi e neri e che improvvisamente si trova catapultata in quel conflitto. La scoperta che i genitori in realtà si spacciavano per bianchi in virtù del colore della pelle, che li faceva apparire come tali, ma che era coloured mette in crisi la sua esistenza e le sue certezze.
E’ un aspetto della realtà sudafricana non trascurabile: proprio in conseguenza della storia del paese, come si è potuto capire dal libro di Lapierre, il colore della pelle non è discriminante, non pone da una parte o dall’altra della barricata. La convivenza in parità di diritti e doveri è precedente all’introduzione e all’abolizione dell’apartheid: troppe le sovrapposizioni razziali, troppe le realtà umane, troppe le ferite e troppe le lotte per sancire l’uguaglianza.

• MHUDI
Solomon Tshekisho Plaatje, Baldini&Castoldi 2010, traduzione di Michela Canepari, 20,00 euro
La storia del libro risale agli inizi del secolo scorso.
Solomon è nato nel 1876 da una famiglia Barolong, tribù originaria localizzabile tra il Botwana e la regione nord-occidentale dell’attuale Sudafrica, ha studiato da missionari anglicani e si è presto impegnato contro il razzismo e la discriminazione promuovendo la solidarietà dei popoli oppressi e sostenendo i leader neri che ai tempi lottavano negli Stati Uniti. E’ stato giornalista, linguista, politico, traduttore (Shakespeare in lingua tswana) e uno dei più influenti scrittori sudafricani, scrivendo nel 1913 una protesta contro gli inglesi che avevano decretato che ai nativi spettasse solo l’8% delle terre, e raccontando anche l’assedio di Mafeking (città barolong in territorio sudafricano) durante la guerra anglo-boera.
Mhudi è stato scritto fra il 1917 e il 1920, ma ha visto le stampe solo nel 1930 a causa dei pregiudizi sugli scrittori di colore. E’ il primo libro scritto in inglese (e in qualsiasi lingua europea) scritto da un sudafricano di colore.
E’ un romanzo storico, ambientato all’inizio dell’800 e racconta di guerra, d’amore, di scontri fra tribù, di alleanze effimere fra tribù e boeri, di lotte fra inglesi e boeri, e di amicizie possibili nonostante le diversità.
Solomon sembra fotografare la realtà, lasciando uno spiraglio per un futuro migliore in cui sia possibile la conciliazione e la convivenza pacifica.

• BAFANA BAFANA
Troy Blacklaws, Donzelli 2010, traduzione di Nello Giuliano, illustrazioni di Andrew Stooke 13,00 euro
Un libretto, una favola per bambini e non solo, che racconta la storia del piccolo calciatore che al villaggio chiamavano Pelé e che ha come massimo desiderio quello di essere allo stadio la notte dei mondiali. Bafana Bafana è anche la storia della nazionale di calcio sudafricana ( Bafana bafana in lingua zulu significa “i nostri ragazzi”) dalla prima apparizione sulla scena internazionale nel 1924 contro la nazionale olandese, ai tempi recenti attraverso tutta una serie di vicissitudini che ripropongono in campo sportivo/calcistico gli eventi che hanno martoriato la storia del Sudafrica: squadra solo di bianchi, squadra solo di neri, sospensione dai campionati, esclusione dalla coppa d’Africa (1957), gli anni dell’apartheid, la sospensione da parte della FIFA nel 1976 dopo i fatti tragici di Soweto (la popolazione del ghetto nero si era sollevata contro la decisione del governo di sostituire l’afrikaans all’inglese nelle scuole dei neri: la manifestazione pacifica di studenti e docenti era stata soffocata nel sangue) la nuova squadra rinata dopo la fine dell’apartheid formata da bianchi e neri, la prima partita con la nuova formazione nel 1992 e l’arrivo ai mondiali del 2010.

• I DIAVOLI DI ZONDERWATER
Carlo Annese, Sperling & Kupfer 2010, 18,50 euro
Racconto di emigrazione, di internamento, di guerra e di sport quello che Annese, giornalista sportivo, riporta una storia poco nota, quella degli italiani in Sudafrica nel corso della seconda guerra mondiale.
A parte alcuni missionari cattolici, nel Sudafrica l'emigrazione italiana fu molto limitata fino alla fine dell'Ottocento. ma solo ai primi del ‘900 gli Italiani costituirono una piccola comunità di alcune migliaia di persone, concentrate nelle maggiori città dell'Unione Sudafricana. Nel 1900 vi erano 200 Italiani nella colonia del Capo e prima del 1910 circa 1.200 nel Transvaal. Molti erano minatori (cercatori di oro), commercianti e costruttori. Ma già nel 1915 vi erano quasi 4.000 Italiani in tutto il Sudafrica, e tra di loro molti erano professionisti (specialmente ingegneri, medici ed avvocati). Durante il Fascismo quasi non vi fu emigrazione italiana verso il Sudafrica ed allo scoppio della seconda guerra mondiale circa ottocento Italo-sudafricani furono internati per ragioni di sicurezza.
Annese, dopo attenta analisi di fonti documentarie, racconta del campo di Zonderwater, dove un capo illuminato, il colonnello H. Frederik Prinsloo pensa di restituire dignità ai prigionieri attraverso lo sport, creando un gruppo coeso e pronto al lavoro , che in 6 anni trasforma la landa desolata in cui era costruita la prigione a cielo aperto in una vera e propria città in muratura con scuole e ospedali, strade e teatri.

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