mercoledì 31 dicembre 2008

SE L'INIZIO E' BUONO...


Il dilemma della mangiatrice di libri si ripropone, ora più che mai con l'inizio di un anno nuovo.
La scelta non è mai facile, ma sbagliare proprio il primo gennaio potrebbe pregiudicare un intero anno di lettura con libri scadenti, poco gratificanti, dalle trame scontate e dallo stile banale.
Il mio 2008 è iniziato con una lettura bella, ricca: una rilettura a dire il vero, di un libro letto anni addietro e del quale avevo perso memoria, perché avuto in mano forse quando ancora non potevo comprenderne tutti i significati. Il Dottor Zivago ha così inaugurato grandiosamente un anno di belle letture. Rari i libri che non mi hanno convinto, nonostante l'anno bisestile si sia abbattuto indiscriminatamente sulla mia vita.
E ora vorrei ripetere l'esperienza, per lo meno per tutelarmi dalle sfortune con il rifugio in buone letture. Ho appena concluso Per nessun motivo di Marco Vichi, la cui ambientazione parigina, nonostante a volte sia appesantita da molti riferimenti topografici, è senza dubbio accattivante. Procedo con la Francia e procedo con le riletture: I mandarini di Simone de Beauvoir.
Spero nella neve, nel silenzio, nella compagnia di buona musica in sottofondo, di un caffè caldo per immergermi nell'atmosfera del Café de Flore o de Les deux Magots, per osservare Sartre, Vian, Camus, la Beauvoir seduti ai tavolini di marmo...
Cominciando così, non può che essere un buon anno!


lunedì 15 dicembre 2008

ALCI AUGURI E FANTASIA

Il primo biglietto d'auguri che mi è arrivato... da qualcuno che conosce la mia passione per gli alci. A dire il vero amo gli alci del Grande Nord (non so se siano gay o meno, ma questo poco importa), ma in loro assenza mi accontento dei miei libri, dei miei viaggi e dei miei grandi amici.
Cliccando sull'immagine, le dimensioni dell'alce diventano quasi reali.

martedì 9 dicembre 2008

A BERTO BARBARANI, E ANCHE UN PO' AL MIO PAPA'

I l'à fati su de note,
co le asse e col martel,
co le tole, mèse rote,
piturade da cortel,
co 'na tenda trata sora
co i lumeti trati là...
L' è così che salta fora
i bancheti de la Brà!
Là, gh'è paste, là, gh'è fiori,
gh’è i zugatoli da un franco,
(i zugatoli da siori)
ma ghi n’è che costa manco;
ghi n'è fin che costa un besso,
e ghi n’è che de val tri...
«Con parmesso, con parmesso,
che vòi vedarli anca mi.»
Le puote bele bianche,
le se buta fora in strada;
un caval da do palanche
l’è drio a trarme una peada...
Sto tranvai co i so vagoni
par che el fassa: fu, fu, fu!...
"Bei maroni, bei maroni,
de comandelo, anca lu?"
Giovanin, l’è meso mato
par sta bela carossina;
"Mandolato! Mandolato
tuto mandole e farina"
Quanta gente! Che boresso,
drio a ‘na tromba che fa piiiii...
«Con parmesso, con parmesso
,che vòi vedarla anca mi.»
Me morosa picinina
de girar no l'è mai straca;
se la cata una vetrina,
l'è nà pégola che taca;
la roversa fin i oci,
la me sburta e, signor sì,
se badasse a i so zenoci,
cossa mai saria de mi!
Me morosa piassè granda,
la rasona e la me scolta,
mai de mi no la se sbanda,
l'è un piasèr condurla in volta....
La me dise in te una recia:
«No sta spendar, l'è pecà!»
Me morosa piassè vecia,
l'è la prima dela Brà!

martedì 2 dicembre 2008

I POETI DEL VENTISETTE

Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che grandissima allegria:
vivere nei pronomi!
Ora togliti i vestiti,
i connotati, i ritratti;
io non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
Ti voglio pura, libera,
irriducibile: tu.
So che quando ti chiamerò
in mezzo a tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu.
E quando mi chiederai
chi è colui che ti chiama,
colui che ti vuole sua,
seppellirò i nomi,
le etichette, la storia.
Strapperò tutto ciò
che mi gettarono addosso
prima ancora che io nascessi.
Poi, tornato all'eterno
anonimo del nudo,
della pietra, del mondo,
ti dirò:
"Io ti voglio, sono io".
(Per vivere non voglio, di Pedro Salinas nell'antologia I poeti del Ventisette, curata e tradotta da Maria Rosso per Marsilio)

lunedì 1 dicembre 2008

IN TRE: NOI DUE E ELUARD

Noi due tenendoci per mano
Ci crediamo dovunque a casa nostra
Sotto l'albero dolce sotto il cielo nero
Sotto ogni tetto nell'intimità
Nella strada vuota in pieno sole
Negli occhi vaghi della folla
Accanto a saggi e a folli
Tra i fanciulli e gli adulti
L'amore non è fatto di misteri
Noi simo l'evidenza stessa
Credono d'essere a casa nostra
Tutti gli innamorati

(Noi due, da Ultime poesie d'amore di Paul Eluard, Passigli editore, tradotto da Vincenzo Accame)