martedì 22 luglio 2008

NELLE STEPPE DI GENGIS KHAN

Perché partire? Verso dove? Con chi e con che cosa?
Forse per curiosità, per alimentare la fantasia, forse per quell'irrequietezza di cui parlano tanti viaggiatori, primo fra tutti Chatwin. Non che mi senta un "viaggiatore", per lo meno non certo alla stregua di Chatwin! Ma indubbiamente, fonte del viaggio è il desiderio di conoscere. Un po' come la lettura è voglia di calarsi in storie, situazioni, sentimenti di qualcun altro, per trovare sensazioni nuove, sguardi diversi.
Ho l'anima vagabonda. Non mi basta una vacanza. Non reggo la vacanza stanziale. Associo "vacanza" non a "vacuum" ma a "vagus", quindi non a vuoto ma a errante.
Ogni viaggio è movimento, emozione, allontanamento da un qualcosa e avvicinamento a qualcosa d'altro. Il mio viaggiare è avventura, è destino.
La Mongolia: perché? Per la sua storia, per il suo temuto esercito, per il suo grande condottiero. Ma anche per la natura selvaggia e quieta. Forse non è proprio quieta, anzi: solo le escursioni termiche dovrebbero terrorizzare lo sprovveduto occidentale che si addentra in questa terra primordiale. Ma in questa stagione mi immagino il suono del silenzio e del vento fra l'erba incolta. Orizzonti senza fine e cieli blu, lo stesso blu intenso delle sciarpe votive legate agli altari sacri. Dune di sabbia e montagne scure. Nomadi a cavallo e occhi allungati.
Dieci giorni ancora...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...errante sciarpa votiva nelle selvagge montagne del condottiero rapace...
che bellezza...
c'è arte anche nel solcare le strade del mondo, nel passo di chi decide di andare lontano.
c'è bellezza nell'inoltrarsi rispettosamente tra i volti le devozioni la terra aspra.
"il mio viaggiare è destino" dici tu... che incantevole destino silenzioso e forte...
continua ti prego continua.

Roberta ha detto...

moderna sherazade, io racconto