martedì 29 aprile 2008

ASPETTAMI

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c'è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.
Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell'anima mia...
Aspettami. E non t'affrettare
a bere insieme con loro.
Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

(Aspettami, di Konstantin Simonov, 1941)

L'AMORE E' SOPRAVVALUTATO DAVVERO?

Due libri a confronto: due donne che scrivono, due donne che parlano d'amore.
- Lidia Ravera ritorna alla narrativa con la casa editrice Nottetempo e Le seduzioni dell'inverno: romanzo breve o racconto lungo dove l'incapacità di amare si scontra con l'ineluttabilità dell'amore stesso, dove l'inverno del titolo corrisponde al gelo del cuore, al sentimento riposto nel congelatore umano e contrasta con il caldo afoso dell'estate che stravolge la vita dei protagonisti. Il racconto è in terza persona, il personaggio un uomo non troppo giovane, con un matrimonio fallito alle spalle, editor per mestiere, che, inizialmente refrattario ai rapporti duraturi, viene suo malgrado coinvolto in un gioco di seduzione che gli cambia la vita.
- Brigitte Giraud, algerina di nascita e francese di adozione, arriva in libreria con L'amore è sopravvalutato: undici racconti, undici riflessioni femminili sull'amore. Diversi aspetti, diversi i legami, ma sempre e comunque una profonda incomunicabilità tra uomo e donna. Due universi, almeno a quanto risulta dal breve testo pubblicato da Guanda, incompatibili. Due mondi che vengono a contatto, ma dopo un tempo più o meno lungo, con o senza la presenza di figli, cominciano a stridere e hanno l'unico destino della separazione.
Denominatore comune ai due libri: la figura maschile in crisi. Non è una novità e non a caso le autrici sono donne (e pure chi legge). Se non si può asserire sia una realtà, almeno un'opinione condivisa. Altro aspetto: l'amore, la cui presenza o assenza, cambia la visione delle cose.
(Le seduzioni dell'inverno, di Lidia Ravera, Nottetempo e L'amore è sopravvalutato, di Brigitte Giraud, Guanda, nella traduzione di Marcella Uberti-Bona).

venerdì 18 aprile 2008

MAJAKOVSKIJ ERA UN POETA

Imbrattai di colpo la carta dei giorni triti,
spruzzandovi colore da un bicchiere;
su un piatto di gelatina mostrai
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli inviti di nuove labbra.
Ma voi
potreste
suonare un notturno
su un flauto di grondaie?
(Ma voi potreste?, tratta da Il flauto di vertebre, di Vladimir Majakovskij, Passigli, traduzione di Bruno Carnevali)

mercoledì 16 aprile 2008

IL DISEGNO DEGLI ANNI DI PIOMBO

Elfo, pseudonimo di Giancarlo Ascari, disegnatore noto ai più per aver pubblicato disegni e/o testi su grandi testate giornalistiche italiane e straniere (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Giorno, Il Manifesto, Diario, Pilote, Babel, Epix) firma un'insolita fotografia del '68.
Un fumetto, una serie di storie disegnate che raccontano gli anni di piombo a partire dal vissuto dell'autore (Elfo è nato a Milano nel 1951).
Il protagonista è Rinaldo, studente, in un primo tempo quasi estraneo spettatore delle lotte, delle occupazioni, poi partecipe delle rivendicazioni, dei cortei; impegnato nel vivere quotidiano libero da vincoli, nel mito dell'India, nella liberazione sessuale, nei grandi ideali; spettatore della guerriglia urbana e della strage di piazza Fontana.
Tutta colpa del '68. Cronache degli anni ribelli si compone di 140 tavole in bicromia, che attraverso diversi episodi propongono una visione unitaria della Milano degli anni Settanta.
Come comincia la storia? Il nostro viaggio insolito nel passato ha inizio con la libreria "La calusca", fondata da Primo Moroni nel 1971 in via Conchetta a Milano:
Allora a Milano c'erano la nebbia, il freddo, gli operai e il porto alla darsena. Nel 1970, navigando lungo i canali progettati da Leonardo Da Vinci, ci arrivavano ancora 850.000 tonnellate di materiale all'anno, quasi tutta sabbia per l'edilizia.
Attorno alla darsena era cresciuto un quartiere popolato da commercianti, artigiani e malavitosi, il Ticinese.
I borghesi consideravano il Ticinese un quartiere malfamato, perciò gli affitti erano bassi. Dopo il '68 era diventato il luogo prediletto dai gruppi di sinistra extraparlamentare, che avevano in zona una trentina di sedi, tutte concentrate in un paio di chilometri. Arrivano anche molte librerie di movimento e fra queste la più vivace e frequentata era quella di Primo, La calusca.
Primo era alto e snello, con un viso da orientale e un'eleganza stropicciata...
(Tutta colpa del '68, scritto e disegnato da Elfo, Garzanti 2008)

giovedì 10 aprile 2008

IN CERCA DI PESSOA INCONTRO ALL'ALTROVE

Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.
La luna che splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell'immortalità.
Là si incominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate;
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.
Il tempo lì è un momento d'allegria,
la vita una sete soddisfatta,
l'amore come quello di un bacio
quando quel bacio è il primo.
Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.
Oh, andiamo a cercar l'Altrove!
(Il violinista pazzo, di Fernando Pessoa, Passigli, traduzione di Amina Di Munno)

sabato 5 aprile 2008

BUONANOTTE, NEW YORK

La letteratura su New York è infinita. Si pensi a Auster, De Lillo, Ballard e ad altri mille autori, americani e non, che hanno raccontato la metropoli. Il fascino di New York si rinnova di volta in volta: mi respinge e mi attira ogni volta che esce un libro sulla città. E ogni volta cedo alla tentazione, leggo pagine su pagine (New York non si può quasi mai riassumere in poche parole) e mi innamoro. Due le pubblicazioni recenti che, immancabilmente hanno prodotto questo effetto: La gang dei sogni di Di Fulvio e Gli inquilini di Malamud.
La prima storia, ambientata nel Lower East Side negli anni del proibizionismo, racconta di gangster e di immigrati, di bianchi e di neri, di miseria e di violenza, regalando personaggi, cattivi o buoni che siano, d'una poesia infinita. Un romanzo letto d'un fiato. Nonostante Di Fulvio con il precedente libro La scala di Dioniso (troppo duro, troppo violento) non rientrasse nei miei gusti, non ho resistito al fascino di questo nuovo romanzo. Per fortuna. Gli episodi violenti, che certo non mancano e che l'autore sa perfettamente creare e descrivere, vengono qui stemperati da immagini e personaggi dolci, sinceri, sani, moralmente integri al punto da superare le situazioni più abbiette. Un romanzo sull'amore e l'amicizia. Una storia ben costruita, con una giusta dose di suspense. Una scrittura che si adegua di volta in volta alla scena. Una serie di personaggi di cui innamorarsi.
Malamud descrive una New York più recente: Gli inquilini è del 1971 e racconta la storia di due scrittori, uno ebreo e l'altro afroamericano, che sono ormai gli ultimi abitanti di una palazzina destinata alla demolizione per far spazio ad un grattacielo di lusso. Non una scrittura consolatoria, non un'immagine dorata, ma un mondo caotico, senza armonia. Un mondo, quello degli anni Sessanta, di conflitti, tensioni sociali e politiche, che l'autore drammatizza ancor di più della realtà per renderli evidenti. L'incapacità dei due protagonisti di creare, la loro incapacità di scrivere che si trasforma in impossibilità di scrivere in un mondo in demolizione. Una grande metafora. Come dice a ragione Aleksandar Hemon nella prefazione: "Gli inquilini non è un libro da leggere sotto una larga coperta davanti al caminetto mentre fuori la neve ricopre il mondo in armonia. E' un libro da odiare o da amare, che fa litigare con se stessi o con il mondo intero. Una lettura da cui si esce arrabbiati, combattuti - e vivi".
(La gang dei sogni, di Luca Di Fulvio, Mondadori 2008 - Gli inquilini, di Bernard Malamud, Minimum fax 2008, tradotto da Floriana Bossi).

mercoledì 2 aprile 2008

IL SOGNO DI MARTIN LUTHER KING

"Sono convinto che se soccomberemo alla tentazione di usare la violenza nella nostra lotta per la libertà, le future generazioni dovranno accogliere una lunga e desolata notte di rancore, e il nostro lascito principale per loro sarà un regno del caos senza fine".
Il 4 aprile 1968 veniva assassinato a Memphis Martin Luther King, uno dei più grandi leader di tutti i tempi, figura politica di spicco del Novecento, simbolo della lotta afro-americana per i diritti civili, il più giovane Nobel per la pace della storia.
Si ricordano tanti avvenimenti del 1968: questa data non è da dimenticare. Il pensiero di Martin Luther King, come quello di altri sostenitori della non violenza, non è da dimenticare, eppure a quarant'anni di distanza...
(La citazione è tratta da Il sogno della non violenza. Pensieri, nell'edizione Feltrinelli curata dalla moglie Coretta Scott King, traduzione di Stefano Valenti)