martedì 18 marzo 2008

NELLA RUSSIA DI STALIN, L'ARCHIVISTA DI ISAAK BABEL'

Nel maggio del 1939 lo scrittore russo Isaak Babel' viene arrestato con l'accusa di spionaggio e portato alla Lubjanka per l'interrogatorio: il grande palazzo moscovita era ed è tuttora sede dei servizi segreti ed tristemente famoso per la durezza degli interrogatori e delle torture, che dovevano subire i sospettati.
Babel' proveniva da una famiglia ebrea ed aveva conquistato faticosamente una cultura superiore: faticosamente e caparbiamente in quanto a quel tempo era stabilita una percentuale massima di ebrei che potessero accedere agli studi, nella quale Babel' non era mai riuscito a rientrare. Procede tuttavia brillantemente con gli studi privati, innamorandosi grazie ai suoi insegnanti della cultura francese (anche per Pasternak, la Berberova, la Nemirovski per citare altri intellettuali russi benestanti, il legame con la Francia è molto forte). Laureatosi a Kiev, partecipa alla guerra civile lavorando prima come interprete e traduttore per i servizi segreti della Ceka, poi come giornalista assegnato alla Prima Armata a cavallo. Testimone delle brutalità della collettivizzazione dell'URSS, oppresso come tutti gli intellettuali non allineati con il regime stalinista (nel 1934, al primo congresso degli scrittori sovietici, Babel' fece notare che stava diventando "il maestro di un nuovo genere letterario, il genere del silenzio"), Babel' viene arrestato, viene obbligato a riconoscersi colpevole di spionaggio e viene fucilato il 27 gennaio 1940.
Questi gli avvenimenti storici, che Travis Holland rielabora nel romanzo Storia di un archivista. Il racconto ha inizio a Mosca nel 1939, negli archivi sotterranei della Lubjanka dove Pavel Dubrov, ex professore di letteratura russa allontanato dalla cattedra per diffamazione, ha il compito di distruggere le opere dei detenuti considerati nemici del regime. Fra gli scritti da gettare nell'inceneritore L'Armata a cavallo di Isaak Babel'...
Un romanzo appassionante, che affonda le radici in un periodo storico niente affatto remoto.
(Storia di un archivista, di Travis Holland, nella traduzione di Elisa Banfi, Guanda 2008)

giovedì 13 marzo 2008

UN PONTE BELLO COME L'ARCOBALENO

Sulle sponde di un fiume vivevano un tempo due contadini. Uno abitava sulla riva sinistra e l'altro sulla riva destra. Il sole sorgeva al mattino su una riva e tramontava alla sera sulla riva opposta. Le anatre e i cigni nuotavano felici nel fiume inseguendo il sole da una sponda all'altra. I due contadini' invece, erano invidiosi uno dell'altro...
Il testo della favola è di Max Bollinger, le illustrazioni del grande Stepan Zavrel (Praga 1932 - Sàrmede Treviso 1999), la casa editrice è la prestigiosa Bohem Press, fondata dallo stesso Zavrel a Zurigo nel 1983.
La storia di Zavrel parte da Praga, ma diventa ben presto la storia di un cittadino del mondo, che in virtù della sua arte si sposta e riceve consensi in Europa e in America: scenografo, pittore, illustratore, ma soprattutto Zavrel è stato promotore di una nuova cultura dell'illustrazione per l'infanzia.

mercoledì 12 marzo 2008

LA PARTITA A SCACCHI DI CAPABLANCA

Ancora oggi per le strade di L'Avana non è raro vedere gruppetti di persone, per lo più uomini, seduti attorno ad un tavolo oppure su un muretto, intenti a fare qualcosa di molto interessante, tali sono i gesti, i discorsi concitati che si levano. La curiosità prende il sopravvento: ci si avvicina e si scopre che, nelle calde e lente giornate cubane, per passare il tempo si gioca: domino, dama e scacchi sono l'intrattenimento nazionale.
Anche negli anni '20, e prima ancora, era così. Erano diffusi i circoli scacchistici ed era consuetudine trovarsi per strada per fare una partita.
José Raul Capablanca era nato nel 1888 e sin da bambino aveva dimostrato una gran passione per gli scacchi, guardando giocare il padre e facendosi affascinare dal campione russo Cigorin e dal ceco Steinitz di passaggio nella capitale cubana nel 1892.
Nel 1902, a soli quattordici anni, sfida il campione nazionale cubano Juan Corzo, vincendo il match.
Negli Stati Uniti, dove lo mandano i genitori per imparare la lingua e procedere agli studi universitari, continua a coltivare la sua passione, trionfando anche su Marshall, grande campione americano. Poi è la volta dei tornei europei e quindi la pausa dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale.
Il 1921 è un anno molto importante nella sua carriera: dopo lunghe trattative riesce a combinare il torneo contro Lasker, campione del mondo indiscusso da 27 anni. La sede è L'Avana, l'ingaggio è di 11.000 dollari, in palio c'è il titolo mondiale. Dopo 14 partite, Lasker abbandona il torneo e Capablanca diventa campione del mondo di scacchi.
Seguono anni di incontri con tutti i migliori giocatori del mondo. Non sempre Capablanca vince: il suo gioco, semplice e cauto, ha perso un po' di vivacità, manca la concentrazione, trascura la preparazione fisica e tecnica. Aveva vinto il più grande giocatore di tutti i tempi: chiunque altro ha perduto importanza ai suoi occhi.
Ma un nuovo grande avversario irrompe nella sua vita e nella sua carriera, il russo Alekhine, al quale una sconfitta subita nel '21 non dà pace: nel 1927 viene organizzato dallo stesso Alekhine un torneo a Buenos Aires. Due giganti a confronto. Capablanca crolla, estenuato alla 35° partita!
Il campione cubano riprende ad allenarsi seriamente, a studiare nuove aperture, per lanciare un'altra sfida al russo, ma questi non la coglie.
Seguono altri tornei in giro per il mondo: Capablanca non è più quello di un tempo. Sembra che nemmeno gli interessino gli "altri" avversari: vuole solo Alekhine, vuole sfidarlo e vincerlo. Capablanca vuole la rivincita!
Fabio Stassi rielabora questa storia in La rivincita di Capablanca, descrivendo il personaggio leggendario e la storia della sua rivalità con Alekhine come una metafora di passioni, rancori e sogni infranti, aspettative e delusioni di una vita intera.
(La rivincita di Capablanca, di Fabio Stassi, edizioni Minimum fax 2008)
aggiungo alcuni riferimenti bibliografici recenti per gli appassionati di scacchi:
- Re in fuga. La leggenda di Bobby Fischer, di Vittorio Giacopini, Mondadori (biografia)
- Gli scacchi, la vita, di Garry Kasparov, Mondadori (autobiografia)
- Zugzwang mossa obbligata, di Ronan Bennett, Ponte alle grazie (romanzo, candidato al premio Bancarella 2008)
- La psicologia del giocatore di scacchi, di Ruben Fine, Adelphi (saggio)

lunedì 10 marzo 2008

LA MUSICA IN TESTA di GIOVANNI ALLEVI

Ho conosciuto la musica di Giovanni Allevi, quasi per caso, leggendo un articolo di giornale che ne tesseva le lodi. Per me era ancora uno sconosciuto. Poi un concerto a Mantova ed uno a Verona: forse ancor più della sua arte, mi è piaciuta la sua persona, la semplicità, l'ingenuità di un uomo che dialoga con il suo pubblico attraverso le note, di un pianista che accarezza il suo pianoforte a concerto finito, come per ringraziarlo di aver risposto bene alle sue sollecitazioni. Lontano da pose accademiche, come un bambino che si stupisce continuamente, che si spaventa e supera la paura in forza di un fuoco che si impossessa di lui, un fuoco che tutto può vincere. In La musica in testa, Allevi racconta di sè, quasi in forma di diario: il suo debutto a Napoli, con una platea di cinque spettatori, l'audizione a Milano, l'incontro con Riccardo Muti, l'ingaggio al Blue Notes di New York, l'esperienza di insegnate di musica, la tournée in Cina. Senza pretese di grande letteratura, ma con il candore di chi in preda del sacro fuoco della musica riesce ha superare ostacoli apparentemente insormontabili e con costanza e dedizione raggiunge il suo scopo: comunicare con gli altri. E Giovanni riesce a farlo attraverso il pianoforte. Compone, suona e trasmette... emozioni.
(La musina in testa, di Giovanni Allevi, Rizzoli 2008)

venerdì 7 marzo 2008

IN GRECIA FRA LE PAGINE DI UN LIBRO

Dopo il rigore dell’invero, il cielo grigio di queste giornate il pensiero non può che andare alla tanto attesa primavera, al sole caldo, ai fiori, alle lunghe giornate, alla leggerezza dei vestiti, dopo tanti maglioni e cappotti…
Ma per ora sembra proprio che il tempo non sia dalla nostra parte…non ci resta che fare buon uso della nostra immaginazione, magari aiutati da un buon libro, che ci porti in luoghi lontani, caldi…magari in Grecia…

Le catene del mare di Ioanna Karistiani (traduzione di Maurizio De Rosa), già autrice di L’isola dei gelsomini edizioni Crocetti, una delle massime autrici elleniche contemporanee. E’ la storia del comandante Mitsos Avgustìs, statuario come un Poseidone, burbero e tenero nello stesso tempo, eroico nella sua infallibile capacità di guidare la sua nave e i suoi uomini benché sia cieco, che dopo dodici anni di navigazione ininterrotta negli oceani è arrivato alla resa dei conti. Le burrasche della terraferma (la moglie Flora, due figlie, un figlio, una nipotina e Litsa, amante di molti anni prima) reclamano il suo coraggio e la sua forza d'animo molto più delle tempeste oceaniche. Ma è difficile per il comandante liberarsi dalle catene del mare e abbandonare la sua unica, vera casa, il cargo Athos III, il luogo in cui Mitsos si confronta con i suoi ricordi, il rifugio in cui egli conserva gelosamente i suoi segreti.
(Le catene del mare, Ioanna Karistiani, edizioni e/o, 2008)

Nell’altro romanzo Il secolo dei labirinti di Rea Galanaki (traduzione di Luigina Giammatteo), una delle maggiori scrittrici greche contemporanee, vera protagonista è Creta, l'isola del labirinto mitologico e dei labirinti familiari, storici e politici, le cui luci e le cui ombre si contrappongono a quelle del "secolo dei Lumi", riecheggiato nel titolo. Cento anni di storia greca ed europea: dal 1878, quando Creta si trova ancora sotto il giogo ottomano, al 1978, dopo la fine della dittatura militare, all'alba di una nuova era. Tappe del labirinto: la scoperta di Cnosso da parte dell'archeologo dilettante Minos Kalokerinós, precursore di Sir Evans; una donna scomparsa durante una terribile strage; un omicidio che sotto le spoglie del conflitto politico cela un'antica faida familiare; una città, Iraklio, già Megalo Kastro, che cambia pelle. Filo conduttore nel labirinto dei fatti: una famiglia immaginaria, a sua volta un labirinto in miniatura, le cui vicissitudini si intrecciano a quelle degli altri labirinti. L'affresco dipinto dalla scrittrice si apre a comprendere ogni vicenda umana: come essa è stata vissuta, registrata, ascoltata da protagonisti e comparse, e come essa si sarebbe potuta svolgere.
(Il secolo dei labirinti, Rea Galanaki, edizioni e/o, 2008)

Ulteriori suggerimenti di lettura per sognare l’Egeo:
La lunga estate calda del commissario Charitos un giallo di Petros Markaris, traduzione di Andrea Di Gregorio, Bompiani
i casi di Aristotele detective di Margaret Doody editi da Sellerio
Timandra di Thòdoros Kallifatidis (traduzione di Nicola Crocetti, edizioni Crocetti
Il colore della luna di Alcioni Papadaki tradotto da Valentina Gilardi, edizioni Crocetti
L’isola di Victoria Hislop, traduzione di Luisa Saraval, Bompiani

altre proposte le troverete in libreria…

Infine per solleticare anche il palato una ricetta dal breve e divertente romanzo Le relazioni culinarie di Andreas Staikos, (traduzione Maurizio De Rosa), Ponte alle Grazie

Youvarlakia con salsa di uova e limone

Mescolate insieme 500 g di carne bovina macinata, 70 g di riso, tre-quattro cucchiai d’olio d’oliva, una grossa cipolla grattugiata, tre o quattro rametti di prezzemolo e un bel ciuffetto di aneto tritati finemente, sale e pepe. Dall’impasto ricavate palline dal diametro di 4 cm. infarinarle leggermente e immergerle in acqua bollente. Cuocerle a ebollizione dolce per 20 minuti, scolarle. Con uovo, succo di limone e un po’ del liquido di cottura preparate una salsa avgolemono con cui accompagnare le polpette.

giovedì 6 marzo 2008

UN GIARDINO, MILLE GIARDINI

Per chi ha un giardino e per chi, come me, lo sogna "Storie di insospettabili giardinieri" di Delfina Rattazzi (Cairo editore) racconta gli insoliti angoli di pace sparsi nel mondo di una trentina di personaggi celebri: da Chateaubriand alla Blixen, da Saint Laurent a Sting, da Mandela al sultano dell'Oman.
Cedri coltivati per le feste rituali, primule himalayane, aiuole con fiori rari o semplici orticelli coltivati con cura perchè, come dice Hermann Hesse, il giardinaggio serve "alla meditazione, alla tessitura dei fili della fantasia e alla concentrazione degli stati d'animo".
Orti e giardini nati in tempi di guerra, per sfamare ma anche per regalare uno spazio di transitoria bellezza, creando un mondo nuovo perdendone un altro.
Grandi paesaggisti al lavoro per progettare opere grandiose o semplici appassionati di piante rare e fiori profumati.
Il capitolo "Incenso e petali di rosa" racconta il disegno del sultano dell'Oman. Illuminato, colto, appassionato di musica e lungimirante il sultano, accolto da una pioggia di petali di rosa dai suoi sudditi, ha introdotto lo studio dell'inglese fin dal primo anno di scuola, costituito università frequentate in egual misura da uomini e donne, fondato un'orchestra sinfonica, costruito parchi e giardini lungo le aride zone costiere, ma soprattutto ha dato il via ad un'imponente opera: un enorme giardino botanico, esteso su 425 ettari, per raccogliere innumerevoli qualità di piante che verranno esposte in biosfere o habitat predisposti al'aria aperta. I lavori iniziati lo scorso ottobre, dovrebbero concludersi nell'arco di cinque anni per regalare all'Oman e ai turisti, che in numero sempre crescente (ma pur sempre modesto) si indirizzano alla sua scoperta, un'attrattiva naturalistica unica.
Un libro per trarre ispirazione, per scoprire segreti, per fantasticare.
(Storie di insospettabili giardinieri, di Delfina rattazzi, Cairo editore 2008)