giovedì 13 settembre 2007

INCONTRO CON MARCO AIME AL FESTIVALETTERATURA

Mantova, domenica 9 settembre: Marco Aime inizia il suo racconto.
Non è una, l'Africa. Ci sono bambini africani, donne africane, anziani africani. Ma definire questo enorme continente, dove ci sono popoli e culture tanto diversi, come un unicum è un retaggio coloniale. E' un torto che si fa alle sue genti e alle loro tradizioni parlare genericamente di Africa.
Con un omaggio a Kapuscinski, che tanto ha scritto sulle persone che ha incontrato in Africa, introduce "Gli stranieri portano fortuna". Accanto ad Aime, un secondo nome, africano, Lawa Tokou, per questo volumetto uscito recentemente per la casa editrice Epochè. Aime parla per conto di Tokou, che non è riuscito ad arrivare a Mantova per le "solite" difficoltà che si possono incontrare nel muoversi in Africa. Tokou ha circa 50 anni, appartiene al gruppo etnico dei Taneka, vive nella capitale del Benin e... non è uno scrittore. Nella vita fa il commerciante, ha una piccola bottega di oggetti di artigianato nel centro della città e gli piace da sempre raccontare storie. Da quando era piccolo ed il maestro premiava con un quaderno chi dei suoi allievi avesse raccontato la storia più bella raccolta da genitori o nonni. Ora nella sua bottega passa il mondo: stranieri e concittadini si fermano, si siedono sugli sgabelli in attesa di un compratore ed attendono le storie di Lawa. E Lawa racconta di lepri e principesse, di iene e guerrieri, ogni volta una storia sempre nuova o sempre quella, aggiungendo particolari, cambiando nomi e luoghi: perchè Lawa è convinto di aver ricevuto il dono del narrare e di avere una sorta di obbligo nel condividere questa conoscenza. Così le sue storie cambiano per aderire meglio alla realtà nella sua continua evoluzione, ma mantengono sempre fede al messaggio originale, alla morale da trasmettere di generazione in generazione.
Può apparire un tradimento scrivere, raccogliere in un libro quelli che sono stati racconti orali. E' per ringraziare, dice Aime, coloro che ha incontrato sulle strade dell'Africa e per farle vivere, per dare loro una storia, un'esistenza. Per far presente ai non-africani, che i popoli d'Africa hanno una storia, esistono perchè hanno una memoria. La memoria di Lawa e di tutti quelli che ogni giorno intervengono nelle sue storie e nelle storie africane.

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